Wall Street Italia pubblica questo articolo di Claudia Bugno, Presidente del Comitato di Gestione del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, che ringraziamo. La prima tranche di misure del Salva-Italia si e’ sbloccata e la scorsa settimana sono arrivate le firme del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e del viceministro all’Economia, Umberto Grilli, che danno il via libera al rifinanziamento di questo fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, ancora troppo poco conosciuto ma potenzialmente molto utile al tessuto imprenditoriale italiano. Nuovi parametri sono la copertura fino all’80% e importi massimi garantiti a 2,5 milioni, riduzione dei coefficienti di rischio per aumentare l’effetto leva, in modo da attivare in totale 20 miliardi di finanziamenti a favore delle imprese. Ecco l’articolo di Claudia Bugno.
Gli effetti a catena generati dalla crisi internazionale non hanno tardato a riversarsi sul tessuto delle imprese e, in modo particolare, sulle PMI, motore dell’economia italiana. Un dato emblematico: secondo le più recenti rilevazioni, il 60% delle imprese nate nel 2006 non supera i 5 anni di vita.
Tra i fattori determinanti per la sopravvivenza (e la crescita) del tessuto imprenditoriale, vi è, oggi più che mai, l’accesso al credito. Quello del credito è ormai un campanello d’allarme che dal valore monetario si estende ad un più vasto ambito: mette al centro il problema della fiducia -fortemente erosa-, della tenuta del capitale sociale, del futuro del Paese.
È su questo scenario che è prevista, a breve, l’attuazione di una riforma importante: quella voluta dal Governo, con il decreto Salva Italia dello scorso dicembre, e che riguarda il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI. Si tratta della riforma dei criteri di accesso al Fondo, accompagnata da un suo rifinanziamento (400 milioni di euro annui aggiuntivi per il prossimo triennio), e che si somma ad altre novità sostanziali: è da poco possibile, ad esempio, prevedere il co-finanziamento del Fondo da parte di altri attori (Regioni, Sace, Simest, Camere di commercio, banche, confidi, etc.) avendo un serbatoio più ampio, quindi, per portare ossigeno alle PMI. Non vanno dimenticati, poi, alcuni provvedimenti ad hoc varati nelle ultime settimane: uno fra tutti, quello definito in tempi brevissimi per supportare le imprese colpite dal terremoto.
Le recenti innovazioni del Fondo Centrale di Garanzia, dunque, sono l’occasione per fare un breve viaggio nel sistema della garanzia e del credito italiano, in una fase in cui è urgente individuare possibili spazi per il rilancio del Paese.
Il Fondo: infrastruttura nazionale della garanzia
Attivo dal 2000, il Fondo è uno strumento pubblico che agevola le PMI nell’accesso al credito, conferendo la garanzia su finanziamenti. Negli ultimi 5 anni, le operazioni ammesse alla garanzia sono cresciute continuamente: 14.000 circa nel 2008, 24.600 nel 2009, oltre 50.000 nel 2010 e 55.209 nel 2011 (per un volume di finanziamenti, nel 2011, pari a 8,4 miliardi di euro e un importo garantito pari a 4,4 miliardi). I numeri parlano chiaro: il Fondo genera un effetto leva per cui con 1 euro di dotazione sono attivabili 19 euro di finanziamenti e circa 11 euro di garanzia.
Passando agli ultimi dati, la fotografia del 2012, in linea con il 2011, indica una distribuzione omogenea sul piano nazionale e tra diverse tipologie d’impresa: il 47,5% delle domande accolte riguarda il Nord, il 31,6% il Mezzogiorno e il 20,9% il Centro. Il 44,0% è riferito a imprese dell’industria, il 38,7% al commercio e il 16,7% ai servizi. Il 63,3% a micro imprese, il 28,9% a piccole imprese, il 7,7% a imprese di medie dimensioni.
La garanzia del Fondo raggiunge le PMI italiane attraverso gli operatori finanziari: nel 2011 hanno lavorato con il Fondo 198 banche, 13 società di leasing e 116 tra confidi e altri fondi di garanzia. L’elemento di maggiore attrattività per gli operatori è rappresentato dalla garanzia di ultima istanza dello Stato conferita dal Fondo, per cui collegandosi ad essa si può attivare il meccanismo della ponderazione zero: alle banche, cioè, è consentito abbassare il patrimonio da accantonare per i prestiti, generando un risparmio di capitale.
Queste poche righe rendono l’idea della rilevanza e della complessità dello strumento. Non a caso, al tavolo del Comitato di gestione del Fondo siedono, accanto al Ministero dello sviluppo economico che lo presiede, il Ministero dell’economia e delle finanze e altre Amministrazioni centrali, insieme con le Regioni, le Associazioni di categoria e l’Abi. Una governance articolata, ma al tempo stesso snella, che garantisce velocità nelle pratiche e tempestività degli interventi e che fa del Fondo una vera e propria infrastruttura del sistema del credito, un ponte tra Stato e imprese che opera sul piano nazionale in una logica di collaborazione tra pubblico e privato, in stretto raccordo con il territorio.
Un osservatorio continuo sull’accesso al credito
Impegnato nella traduzione concreta delle molteplici riforme previste dalla normativa, il Fondo di Garanzia ha la possibilità di mantenere una visione allargata sulle problematiche dell’accesso al credito in Italia. L’impegno particolare, in una fase delicata come quella attuale, è quello di operare “a garanzia” della garanzia pubblica, mantenendo la bussola puntata sui beneficiari finali, le PMI. In questo sforzo, emergono alcune urgenti riflessioni:
la prima riguarda la “responsabilità sociale degli operatori”, un tema che lo Stato è chiamato a mettere in luce non per entrare nel merito di funzioni privatistiche, ma per individuare gli spazi di manovra ancora disponibili e liberare nuove risorse. In particolare, la responsabilità è connessa alla discrezionalità degli operatori nella prima fase di accoglienza delle PMI: tempi, accuratezza nelle verifiche e capacità di ascolto delle imprese sono, prima di tutto, competenza di questi attori-chiave;
un secondo tema riguarda il pricing del credito e della garanzia: l’esperienza del Fondo offre lo spunto sulla necessità di fare uno scatto di efficienza ulteriore in questo senso, indirizzando tutti gli sforzi sul tema della trasparenza. Un’attenzione maggiore al pricing è necessaria, pur nella consapevolezza dei costi oggettivi che il credito ha assunto negli ultimi anni;
il terzo aspetto, da tenere in opportuna considerazione, è dato dall’alto valore del credito per sottrarre gli imprenditori al rischio-usura. Un rischio che, tra i costi della crisi, è cresciuto esponenzialmente, anche in territori a forte sviluppo economico, causando un sovra indebitamento tra famiglie e PMI (soprattutto, micro e piccole);
infine, è opportuno segnalare la necessità di non abbassare la guardia su altri potenziali rischi, quelli legati all’economia criminale, che prospera in fasi recessive (si pensi a possibili tentativi di scaricare i costi di “sofferenze” e default di imprese sulle risorse di interesse pubblico o ad attività di copertura per operazioni poco trasparenti o illecite).
In un periodo di scarsità di risorse pubbliche, di drammatico bisogno da parte delle imprese, di forti tensioni all’interno del ventaglio degli operatori finanziari, è necessario unire tutte le forze per garantire nuovi percorsi di crescita all’Italia.
La piena visione sui rischi, oltre che sulle opportunità, dà l’idea del moltiplicatore di responsabilità che hanno gli agenti del credito e della garanzia oggi, dal mondo pubblico a quello privato: oltre al rischio “fisiologico” di chiusura delle imprese vi è il rischio di impoverimento del patrimonio imprenditoriale italiano e questo comporterebbe esiti devastanti per il domani del nostro Paese.
L’infrastruttura della garanzia che vede nel Fondo Centrale il proprio motore è uno strumento a disposizione delle PMI per accompagnarle in maniera continuativa offrendo un concreto messaggio di vicinanza e di fiducia da parte dello Stato.