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Pizzarotti lascia M5S: “ignoranti arrivisti”. E Grillo “non è salvatore patria”

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E’ arrivato, finalmente, il suo momento. Dopo mesi e mesi in cui è stato letteralmente snobbato dal M5S, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, gusta il sapore della rivincita. E’ Pizzarotti che dice addio al M5S, non il contrario. E lo fa in un momento in cui, politicamente, il Movimento fondato da Beppe Grillo è sempre più in difficoltà, complici le gaffe e le scelte del sindaco di Roma, Virginia Raggi.

Nemmeno Beppe Grillo può essere considerato un “salvatore della patria”, dice Pizzarotti nel corso della conferenza stampa in cui rende ufficiale il suo addio.

“Non credo nei partiti personali, non credo ci sia il salvatore della patria, non credo possano farlo Renzi, Berlusconi, Salvini, non lo può fare Grillo“. Il fatto di aver creduto il contrario, secondo lui, “è un fallimento” del M5s. “Ci può essere una persona rappresentativa, ma da soli non si va da nessuna parte. Ci deve essere un ampio movimento, un bacino” di riferimento.

Pizzarotti cavalca il momento particolare di difficoltà che sta vivendo il M5S: un M5S allo sbaraglio, che fa finta di far quadrato attorno a Raggi ma che è continuamente scosso da fratture e mal di pancia intestini:

“Sono sempre stato un uomo libero e non posso che uscire da questo M5s, da quello che il movimento è diventato oggi, che non è quello di quando era nato”. E affossa con le sue dichiarazioni il direttorio “codardo”.”Si dovrebbero vergognare per non aver preso una decisione. Avrebbero potuto espellermi”. Ora, la soddisfazione: è lui a sbattere la porta in faccia al M5S, non il contrario.

L’addio arriva dopo che sono passati più di 140 giorni dalla sospensione da parte del Movimento, successiva alla notizia dell’iscrizione di Pizzarotti nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine al Teatro Regio (inchiesta tra l’altro archiviata).

Pizzarotti aveva ripetutamente chiesto un confronto con il direttorio M5S. Ma la risposta era stata il silenzio. Ma non è solo, almeno in apparenza, la sua vicenda personale ad averlo portato all’addio. Pizzarotti descrive un Movimento che sembra aver perso la sua stessa ragione d’essere.

“Quando il Movimento è nato, eravamo persone libere, critiche, volevamo far entrare le telecamere all’interno dei consigli comunali. Adesso siamo quelli dei direttori, nominati, perché nessuno ha avuto la possibilità di candidarsi o di intervenire sulle scelte” . E i componenti di questi direttori vengono “ratificati dalla rete con il messaggio ‘questi sono i più belli, come facciamo a non votarli’. Volevamo aprire le stanze e invece le abbiamo chiuse”. Guardando il M5S di oggi: “È mancata la coscienza critica, l’ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d’Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare”. Non manca l’affondo contro Luigi Di Maio: “Penso ai suoi errori, i lobbisti sono diventati di moda”.

E, nel commentare le epurazioni:

“Quanti ne abbiamo persi in questi anni? Nel tempo sono stati abbandonati dai cosiddetti talebani, persone oltranziste che giustificano tutto e il contrario di tutto solo in base a un processo sul blog»  .