
Siena – Tassi di interesse: in area Euro i tassi di mercato ieri sono leggermente saliti sulla parte lunga per i governativi tedeschi mentre sono rimasti stabili per gli swap. Questa mattina si sta assistendo ad un rialzo generalizzato. Sul fronte degli spread dei periferici si sta assistendo ad un atteggiamento piuttosto selettivo degli operatori.
Da un lato gli spread di Irlanda e Portogallo in rialzo, dall’altro quelli di Italia e Spagna in lieve calo o sostanzialmente stabili. Lo spread del Portogallo vs Germania sul tratto decennale è salito al nuovo massimo oltre i 460pb.
Il presidente portoghese potrebbe indire le elezioni nazionali per giugno, poco prima della seconda scadenza di bond per circa 5Mld€. I fondi nelle casse del paese potrebbero invece essere sufficienti per far fronte alla scadenza di bond per circa 4,2Mld€ a metà aprile. Ieri il presidente della Bce Trichet ha enfatizzato l’importanza di evitare disallineamenti dell’andamento dell’inflazione tra i vari paesi dell’area che potrebbero comportare perdite di competitività per i paesi con inflazione al di sopra del target del 2%.
Sul fronte macro, la fiducia dei consumatori tedeschi è calata per la prima volta in 10 mesi nel mese di aprile a causa dell’aumento dei prezzi alimentari ed energetici. Oggi è atteso il dato preliminare sull’inflazione tedesca di marzo. Sul fronte aste, oggi l’Italia collocherà fino a 1,75Mld€ di bond 2016 indicizzati all’inflazione.
Negli Usa tassi di mercato in rialzo sulla parte a due anni, con gli operatori che stanno aumentando la probabilità attribuita all’ipotesi di un aumento del tasso di riferimento il prossimo gennaio. Si tratta di un atteggiamento conseguente alle dichiarazioni di diversi membri Fed sull’ipotesi di completamento del piano di QE2 a giugno o perfino in anticipo. Ieri sono però arrivate anche due posizioni contrarie a tale ipotesi, con riferimento alle dichiarazioni di Evans e Rosengren, di cui solo il primo è membro votante nel 2011.
Questi ultimi hanno affermato che il livello di disoccupazione è ancora elevato a fronte di una dinamica ancora eccessivamente contenuta degli indici core sull’inflazione. Come si può osservare, il dibattito all’interno della Fed è ampio e verosimilmente destinato a continuare nei prossimi mesi fino alla scadenza del QE2 a giugno.
La decisione finale se prorogarlo o meno dipenderà strettamente dall’evoluzione dei mercati azionari tra aprile e maggio, oltre che dall’evoluzione di alcuni dati macro, primi fra tutti quelli inerenti il mercato del lavoro e quello immobiliare. Sul fronte azionario si è registrato un brusco calo dei listini negli ultimi 20 minuti di contrattazione in seguito ai timori inerenti gli sviluppi sul nucleare in Giappone ed alle indicazioni non favorevoli arrivate da Marriott International, la più grande catena di alberghi Usa. Sono stati ieri registrati i volumi più bassi del 2011. Sul fronte macro è risultato migliore delle attese il dato sulla spesa delle famiglie di febbraio.
Valute: dollaro in deprezzamento vs euro dopo le ultimissime dichiarazioni di alcuni membri Fed meno inclini all’ipotesi di interruzione del QE. Il cross Euro dollaro rimane comunque ancora all’interno del trading range 1,4050-1,42. Yen in deprezzamento sui mercati valutari. Verso euro si colloca in prossimità dell’importante area di resistenza 115,50-116. Verso dollaro il cross si colloca in prossimità della resistenza collocata a 82.
Dopo gli interventi del G7 dello scorso 18 marzo, verosimilmente lo Yen sta riacquistando progressivamente un vantaggio relativo come valuta di finanziamento delle operazioni di carry trade, per investire ad esempio in titoli denominati in dollari australiani. Non a caso si è registrato un nuovo record storico del dollaro australiano vs dollaro in prossimità di 1,03.
Materie Prime: giornata negativa per la maggior parte della materie prime. In calo il greggio Wti (-1,4%) dopo che i ribelli libici hanno conquistato due importanti stazioni petrolifere. Negativi anche i metalli industriali guidati dal nichel (-3,1%). Contrastati i preziosi che hanno visto variazioni contenute. Tra gli agricoli il peggiore è stato il cotone (-3,4%) su previsioni di forte aumento della produzione globale nel corso del 2011.
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