(WSI)- La paura del contagio avanza e non sembra voler abbandonare i mercati. Il piano di salvataggio dell’Irlanda, che dovrà ripagare gli 85 miliardi di euro che le verranno concessi dal fondo salva stati – utilizzato per la prima volta dalla sua creazione – ad un tasso medio del 5.8% (oltre all’anno in più di concessione per far si che il rapporto deficit/Pil si riporti sotto il 3%, ora entro il 2015), non convince gli investitori.
Si pensa che questa mossa (che qualcuno comincia a stimare possa arrivare ad un totale di 100 miliardi), sia soltanto un modo per tappare, alla bene e meglio, una grossa falla in una diga con grossi problemi strutturali. La possibilità che una volta tappato questo buco se ne aprano altri, dai quali potenzialmente potrà uscire più acqua, si fa ogni giorno più concreta nelle aspettative e questo è chiaramente rispecchiato nei prezzi.
I prezzi ci dicono che il mondo ha ancora paura che dopo la Grecia e l’Irlanda, arrivino nell’ordine il Portogallo e la Spagna, con Italia e Belgio osservati speciali. Se così davvero fosse, sarebbe la fine a meno che la BCE non si metta ad inondare di liquidità il sistema, in quanto i fondi non basterebbero per salvare nemmeno i primi due Stati citati.
Dopo gli ultimi accadimenti, non dobbiamo avere dubbi nell’affermare che il market mover attualmente più potente per il mercato valutario è identificabile nell’andamento del mercato del credito. Ieri, sui rumor che un’offerta di titoli di stato italiani fosse andata male, l’euro è riuscito a rompere con decisione 1.3200, e questo ci deve far capire come i due mercati debbano considerarsi correlati.
L’offerta citata è invece riuscita, anche se i dettagli devono farci ragionare; per il 3 anni a scadenza 2013 il bid to cover per i 3 miliardi e 400 milioni di euro di offerta, è stato di 1.38 ed i rendimenti sono arrivati a 2.86%. Per il decennale 4.43% con un aumento di 54 punti base sullo spread con il bund tedesco, un livello davvero importante, che ha ora toccato i 200 basis point.
Traduzione: lo Stato deve pagare di più per attrarre ancora investitori, andando a remunerare con un premio al rischio maggiore gli sforzi effettuati per comprare quella che, tra poco, se si andrà avanti così, verrà considerata da molti carta straccia. Fino a quando le tensioni sull’obbligazionario non si placheranno, crediamo che l’euro possa soffrire, così come le borse che anche ieri hanno chiuso in territorio negativo.
EurUsd – grafico 240 min
Per l’indice americano S&P500, dopo la mancata rottura di quota 1.230,00 si sta avvicinando un livello importante di supporto individuabile in 1.150,00, così come sul Dow la mancata rottura di 11.500,00 ci sta portando a vedere l’area supportiva di 10.700,00.
Passiamo all’analisi tecnica dove, con la rottura ufficiale ieri dell’area chiave di 1.3240-60, sembra essere iniziata una nuova ondata ribassista. Con la discesa di ieri infatti è stata definitivamente oltrepassata la linea di supporto che traeva origine sin da giugno, oltre che la linea di supporto statico indicata dall’ultima e più importante percentuale di ritracciamento di Fibonacci, il 61.8%.
Sono due i livelli che potremmo attenderci di vedere se la price action dovesse rimanere quella attuale: troviamo 1.2930 come più importante livello di supporto, seppur distante un paio di figure non certo fuori portata di un eventuale ulteriore calo.
Nel frattempo si potrebbe dare uno sguardo ad un’area di rallentamento durante la salita a metà settembre, nei pressi di 1.30-1.3020 (livello peraltro confermato dall’ultimo livello di ritracciamento di Fibonacci, il 76.4%, certamente il meno utilizzato).
Non cambia la visione sul UsdJpy. Ci troviamo vicinissimi aduna svolta che potrebbe portare in dote almeno 150 punti ma sino a che i prezzi non riescano ad oltrepassare 84.25 potremmo assistere ad una rinnovata situazione di lateralità. 83.80 è il livello nel breve da utilizzare come supporto.
Non è riuscito il cambio EurJpy ad oltrepassare l’area chiave di 111.70 e ci troviamo quindi con una rinnovata debolezza che ci ha portati a vedere il minimo del cambio dalla veloce salita messa a segno il 15 settembre scorso. Passando ad un timeframe più di breve, al di sotto dell’ora, notiamo come si sia venuta a creare da ieri mattina un’altra area di resistenza, più in basso di una figura però a 110.65, che potrebbe essere utilizzata come riprova di un movimento in salita del cambio più strutturale.
La continua, profonda, discesa del cable, sovrapponibile a quella dell’euro non suggerisce segnali se non di continuazione. La rottura infatti del precedente livello di riferimento a 1.5650, 30 punti al di sotto dell’ultimo livello chiave di Fibonacci, suggerisce ora la massima cautela ad assumere posizioni favorevoli alla sterlina. In questo caso infatti, oltre ad un lieve supporto a 1.55 figura, non sembrano esserci più riferimenti sino ad un ritorno in zona 1.53-1.5340, minimo del cambio da settembre e punto di partenza della salita che ha permesso al cambio di raggiungere esattamente 1.63, dieci figure di guadagno in meno di due mesi.
Vediamo ora il cambio GbpJpy dove troviamo, nonostante la discesa del cable, una zona di lateralità. Sono due i livelli suggeriti per oggi: troviamo un supporto a 130.30 ed una resistenza a 131.40.
Il UsdChf non riesce a consolidare una posizione al di sopra della parità ballando da giovedì all’interno di 100 punti di trading proprio a cavallo di 1.000. Passando la trendline del movimento di salita evidenziato da inizio novembre, prossima al minimo registrato ieri in serata, 0.9965, crediamo che questo possa essere considerato lo spunto più interessante nel breve.
Alla fine, sotto la spinta ribassista dell’euro, il cambio EurChf, ha rotto il più importante livello di supporto a 1.3230. Se nell’immediato anche 1.3075 dovesse essere oltrepassato, l’idea è di non attendersi un movimento di storno ma bensì un accentuarsi della discesa sino ad un ritorno potenzialmente sino al minimo storico.
Copyright © FXCM per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved