Mentre in Italia infervorano le polemiche per la presunta compravendita di voti che avrebbe consentito a Berlusconi di cadere in piedi dopo gli attacchi subiti da piu’ fronti, nemici ed ex amici, e mentre in onda alcuni politici e ministri si perdono in litigi da bambini dell’asilo (vedi Bondi e Bocchino nell’ultima puntata di Ballaro’) c’e’ chi si occupa di risolvere la crisi piu’ grave e immediata, quella del debito sovrano dei paesi periferici dell’area euro.
Dal punto di vista economico, il divario tra il Nord e il Sud dell’Europa unita si sta allargando in maniera preoccupante. Analizzando le prospettive dei paesi periferici per i prossimi cinque anni, in un nuovo rapporto Ernst & Young dipinge un quadro nuvoloso del futuro del Vecchio Continente, incerto e complesso anche a causa di mercati schizofrenici.
Il primo dato che salta subito all’occhio e’ che cinque soli paesi – i PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) – registreranno una crescita inferiore alla media del blocco dei 17. Per Atene addirittura la previsione e’ di una contrazione dell’economia (-0.8%). Striminzita quella di Irlanda e Portogallo (0.3% e 0.8% rispettivamente), contenuta quella di Italia e Spagna (1.2%, 1.1%). I migliori? Slovacchia (addirittura +4%), Finlandia, Lussemburgo e gli “insignificanti” Cipro e Malta. Al sesto posto la Germania (+2.5%), Francia fanilino di coda dei “migliori” con un +1.9%, sostanzialmente in linea con la media.
Per quanto riguarda il blocco dell’Eurotower nel suo complesso, le stime di crescita per il PIL reale 2011 sono ancora del +1.4%, ma “ora i rischi di un risultato piu’ deludente sono molto piu’ alti”.
Per il quinquennio 2010-2014 gli analisti ipotizzano una crescita dell’economia dei paesi del Sud d’Europa dunque di gran lunga inferiore a quella degli stati forti “core”. Il Pil reale italiano e’ visto aumentare con un po’ piu’ di convinzione con il passare degli anni, ovvero dell’1.5% in media nel triennio 2012-2014. Altre previsioni, come quella dell’Economist Intelligence Unit, sono piu’ pessimiste, scommettendo invece su uno striminzito 1% di crescita nel periodo 2013-2014.
I PIIGS rischiano di avvitarsi in una spirale senza fine: e’ naturale che un paese che vede aumentare il peso del servizio del debito, a causa di crescita insufficiente, si trovera’ costretto a pagare tassi sempre piu’ elevati, per l’aumento del premio al rischio di insolvenza. Da un punto di vista di business, quello che e’ molto strano circa la ripresa cui stiamo assistendo dopo lo scoppio della crisi finanziaria, e’ che sta prendendo piede senza alcun investimento aziendale di peso.
Un motivo per i bassi tassi di investimento va cercato nel persistere di condizioni creditizie molto difficili. Un altro e’ dato dalla prevalenza di indebitamenti corporate, pari a circa il 140% del Pil. Nel complesso – ad esempio – nel 2010 e’ previsto un calo degli investimenti dell’1.1% nella zona euro, che segue il tracollo dell’11.3% visto nel 2009.