I telefonici hanno mosso i primi passi con fare abbastanza deciso, in recupero rispetto alle perdite di ieri.
Il rialzo maggiore lo sta mettendo a segno Olivetti (+1,15% a €2,11, ma guadagna anche Telecom Italia (+0,66% a €10,89) mentre TIM che era partita bene, ora cede lo 0,11% a €6,40.
Sui telefonici bisogna fare due considerazioni, una di tipo tecnico, l’altra di tipo politico.
Oggi salgono innanzi tutto grazie al rimbalzo che segue la caduta innescata dal profit warning di Nokia; Olivetti e Telecom Italia crescono anche in vista dello stacco dei dividendi in scaletta per lunedì prossimo. Olivetti verserà 67,76 lire per ogni azione ordinaria: Telecom Italia 605 lire per ogni azione ordinaria e 672 lire per ogni azione di risparmio.
Olivetti, dice a Wall Street Italia Cristina Peccati, analista tecnica di Centrosim, “sta consolidando intorno ai €2,10-€2,12, senza considerare il minimo di ieri a €2,08 dal quale però ha subito recuperato; è possibile un rimbalzo tecnico fino a €2,30, ma il mio consiglio è essere prudenti”.
L’analista suggerisce di mettere dei paletti molto vicini, per essere pronti a uscire al più presto in caso di cadute: “se il titolo dovesse rompere il supporto di €2,09 potrebbe tornare fino a 1,92”.
Telecom Italia ha un supporto a €10,50 e la capacità di salire, invece, fino a €11,50. Peggio di tutte sta invece TIM, che si trova al di sotto dei minimi di marzo quando segnò €6,66. “E’ essenziale che oggi chiuda al di sopra dei €6,50, perché questo titolo non ha supporti fino a €6, è come se corresse senza rete; il mio consiglio – dice Peccati – è di non comprare assolutamente prima dei €6”.
I telefonici e Telecom Italia in particolare, sono sotto i riflettori anche per altri motivi. I riflettori sono puntati sulle notizie di stampa dalle quali risulterebbe che il presidente e amministratore delegato di Telecom, Roberto Colaninno, il consigliere Emilio Gnutti, l’amministratore delegato di Seat Pagine Gialle, Lorenzo Pellicioli, e due avvocati di uno studio legale che avrebbe collaborato all’architettura della fusione fra Seat e Tin.it sono stati iscritti nel registro degli indagati. A loro carico ci sarebbe l’ipotesi di false comunicazioni sociali.
Colaninno e Gnutti, poi, sarebbero indagati anche per il loro conflitto di interessi nell’operazione Seat-Tin.
Telecom Italia ha fatto sapere questa mattina di non essere al corrente dell’iscrizione nel registro degli indagati dei suoi manager.
“E’ in corso una feroce battaglia – dice a Wall Street Italia l’analista di una Sim milanese che chiede di non essere citato – è possibile che Telecom Italia sia il prezzo che il governo Berlusconi pagherà al gruppo Agnelli per l’appoggio dato al nuovo esecutivo: penso per esempio a Renato Ruggiero come ministro degli Esteri; non mi meraviglierei se tra un po’ troveremo Olivetti sotto il gruppo Ifil, cassaforte degli Agnelli”.
A meno che, riflette l’analista, “Colaninno non riesca all’ultimo momento a sfoderare una carta vincente, magari una carta americana. E’ vero però che se Olivetti dovesse arrivare a €1,80, livello di allarme per le banche che hanno prestato soldi, a quel punto si inizierebbe a parlare di salvataggio del gruppo Olivetti. E niente di più facile che un gruppo come Fiat, il quale guarda caso si tiene liquido e forse proprio per questo non sta rilanciando sulla Daewoo, riesca a entrare come socio”.
Per Diego Mihalich, operatore di Gestnord Intermediazione Sim “si tratta di fantapolitica, anche se devo dire che uno scenario del genere non si può escludere”.