STMicroelectronics guadagna il 2,26% a €36,25.
Il titolo, dicono a Wall Street Italia gli analisti di Banca Akros, può salire fino a €40. Non a caso il loro rating è stato portato a “Add”, cioè aggiungere, dal precedente “Hold”, cioè tenere.
Il giudizio degli analisti si basa sulla solidità finanziaria del gruppo di semiconduttori e delle credibili prospettive di crescita durante il 2002 sia per linee interne che per acquisizioni.
Più in dettaglio:
il presidente Pasquale Pistorio ha detto che il gruppo, che produce semiconduttori, si riprenderà nel corso di questo e del prossimo anno.
I dati del quarto trimestre 2001 sono stati in linea con le attese degli analisti.
Quelli di Banca Akros notano in particolare che il fatturato registra una crescita sequenziale del 3,4%, attestandosi a $ 1,448 miliardi, il margine lordo si attesta al 31,7% (contro una stima leggermente superiore del 32,5%), e l’utile per azione si attesta a $0,05, in linea con le attese di consensus.
Nonostante le previsioni ancora sfavorevoli del primo trimestre 2002, con un fatturato visto in calo sequenziale tra -3% e -7%, e un margine lordo ai minimi, intorno al 31%, Akros sostiene che “ci sono buoni motivi per attendere una ripresa del ciclo già dal secondo trimestre 2002, e soprattutto durante il secondo semestre dell’esercizio”.
Gli analisti affermano che già nell’ultimo trimestre del 2001 la riduzione delle scorte e l’aumento degli ordinativi hanno contribuito alla formulazione di aspettative di ripresa durante il 2002.
Il management di STMicroelectronics conferma che il gruppo continuerà a essere un “Market outperformer”, cioè farà meglio del mercato; quindi, se il mercato nel 2002 sarà piatto, come ci si attende, il fatturato del gruppo dovrebbe mostrare una leggera crescita.
Per Banca Akros STMicroelectronics è uno dei pochi gruppi nel settore dei semiconduttori capace di concludere un’acquisizione medio grande.
Infatti, il gruppo potrebbe impiegare per un’acquisizione sia le ingenti disponibilità di cassa (oltre $2 miliardi) sia le azioni proprie in portafoglio conseguenti all’attuazione del piano di buyback (per circa il 9% del capitale).