Milano – La borsa di Milano punta verso l’alto nel finale, dopo aver oscillato nelle ultime ore di contrattazioni, e si conferma il listino migliore insieme a Madrid, mettendo a segno un rialzo dell’1,62%, un progresso che tra le piazze principali d’Europa e’ secondo solo a Madrid (+2%).
Con una perdita intraday del 2,7%, l’indice Ftse Mib era arrivato a scivolare fino al minimo di giornata, a quota 13.123,72 punti, avvicinandosi pericolosamente a sfondare al ribasso quota 13.000. Tornano positive, sebbene in alcuni casi senza grande convinzione, Londra +0,1%, Francoforte +0,45%, Parigi +0,53% e l’indice di riferimento del continente Eurostoxx 50 +1,12%.
Hanno pesato oggi a metà giornata le ultime dichiarazioni arrivate dalla Bce, con il membro olandese del consiglio direttivo Klass Knot che ha ammesso di non escludere più l’ipotesi di un default della Grecia. Il paese ellenico ha però smentito poi prontamente le voci su un default ordinato.
In ogni caso, la cautela ha fatto andare dietro le quinte le speranze degli investitori sul buon esito della riunione del G20 e, in particolare, sull’arrivo di interventi coordinati. D’altronde, finora nessun dettaglio convincente è stato comunicato. Hanno invece presa sui mercati le indiscrezioni secondo cui la Bce potrebbe agire per risollevare i fondamentali dell’economia, attraverso un taglio dei tassi entro la fine di quest’anno.
Molto volatili oggi i bancari sul Ftse Mib, ma nel finale Unicredit +4,9%, Ubi Banca +4,95%, così come Intesa SanPaolo vola del 6,46%, come anche BPM (+7,7%); male ancora Banco Popolare che riduce però le perdite successive alle indiscrezioni riportate dal Financial Times e cede l’1,5% circa.
Mps vira in positivo con +2,6%. Tra gli altri titoli, anche Fiat cambia direzione e ora sale più del 3%, mentre rimane sotto pressione Fiat Industrial. Il quadro vede ora un numero decisamente inferiore di titoli in rosso; tra questi, ancora male Mediaset (-2,20%), Enel Green Power (-2,29%), Buzzi Unicem (-1,22%) e Autogrill (-2,85%). Tra i peggiori Saipem (-2,46%), Prysmian (-4,17%) e Tod’s (-5,02%).
Dunque, il recupero riesce nel finale, anche se ci sono numeri decisamente sconfortanti che parlano chiaramente: l’azionario globale, la cui performance è misurata dall’MSCI All Country World Index, è entrato ufficialmente in una fase di mercato orso per la prima volta in due anni. Da quando ha toccato il suo record, l’indice ha lasciato sul terreno più del 20%. Si guarda poi anche alla decisione di Moody’s di tagliare il rating su otto banche greche.
Sul fronte valutario, l’euro euro sale dello 0,50% nei confronti del dollaro a quota $1,3525. La moneta unica cede lievemente contro il franco svizzero, a CHF 1,2202(-0,16%), ma risale contro lo yen (+0,22%), a YEN 103,1470.
Sul fronte delle commodities, i futures riducono i ribassi e arretrano dello 0,73% a quota $79,92 al barile), mentre prosegue il tonfo dell’oro, che cede il 3,92%, a $1.673,40 l’oncia.
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RAPPORTO UNICREDIT: MERCATI
La cautela continua a regnare sovrana. Per quanto le dichiarazioni del G20 siano positive, la mancanza di azioni dettagliate e immediate probabilmente non porterà ad una ripresa dell’appetito per il rischio da parte degli investitori.
Sul fronte Grecia, il ministro delle Finanze greco Venizelos ha prospettato al Parlamento tre scenari per la risoluzione della crisi del debito, incluso quello
di un default pilotato, con un haircut del 50% per gli obbligazionisti, secondo
quanto riferito da media locali. Gli altri due scenari sarebbero un default disordinato o l’implementazione del secondo piano di salvataggio da EUR109,0 mld concordato il 21 luglio scorso.
RAPPORTO UNICREDIT: TITOLI SOTTO I RIFLETTORI
Da monitorare l’andamento dei titoli più colpiti dalle vendite ieri come Saipem (-8,22%), Tenaris (-8,87%), Pirelli (-8,27%) e Mediaset (-6,98%, ma anche i principali colossi pubblici come Eni, che ha lasciato sul campo il 5,28% ieri, ed Enel che è arretrata del 5,10% a EUR2,90 nonostante lo scampato downgrade da parte di S&P´s, che ha ribadito i giudizi ‘A-’ sul lungo termine e ‘A-2’ sul breve ma ha confermato l’outlook negativo.
Focus inoltre sU Pop. Milano, unico titolo in controtendenza ieri (+4,88%) sulle attese che martedì il Cda dell’istituto possa deliberare la nuova governance che vedrebbe una maggiore separazione tra proprietà e gestione, con l’introduzione della figura dell’AD. Il prossimo Cda, inoltre, dovrebbe decidere l’ammontare definitivo dell’aumento di capitale fino a EUR1,2 mld.
BANCO POPOLARE (EUR1,151): i funzionari dell’Unione europea vogliono la ricapitalizzazione di 16 banche tra cui Banco Popolare, scrive il Financial Times. La banca conferma il no a nuove ricapitalizzazioni, scrive il Corriere.
BPM (EUR1,29): le principali sigle sindacali presenti nella banca si sono dichiarate favorevoli all’introduzione di un modello di governance duale e all’ingresso nell’azionariato di investitori istituzionali.
FIAT INDUSTRIAL (EUR6,01): gli analisti di Ubs hanno tagliato il target price da EUR12,4 a EUR9,9.
GENERALI (EUR10,75): l’AD ha dichiarato che punta a concludere l’accordo di joint venture con la società russa VTB entro fine anno e a prendere una quota di maggioranza.
INTESA SP (EUR0,9525): il presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, non ha mai proposto alle altre fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo l’idea di un’aggregazione con Mps.
ENI(EUR12,20): la società e Fluxys G hanno sottoscritto i contratti per la cessione a Fluxys Europe delle partecipazioni nei gasdotti Transitgas (Svizzera) e Tenp(Germania). La cessione prevede il pagamento di un prezzo complessivo di CHF974,7 mln per le partecipazioni nel gasdotto Transitgas e di EUR60,0 mln per le partecipazioni nel gasdotto Tenp.
Mediaset (EUR2,184): ha ceduto il 6,98% ieri insieme agli altri media italiani ed europei, depressi da un clima di sfiducia sulle prospettive dell’economia e di conseguenza degli introiti pubblicitari. Sul gruppo di Cologno pesa però anche, secondo gli analisti, la debolezza politica di Silvio Berlusconi.
RAPPORTO UNICREDIT, IL RIASSUNTO DELLA SETTIMANA
Settimana di forti perdite per i mercati internazionali che registrano cali diffusi nell’ordine dell’8-9% in Europa e del 6-7% negli Stati Uniti; meno pesante la flessione di Tokyo che chiude a – 3,4% rispetto a venerdì scorso.
Dopo un inizio di ottava in cui le piazze mondiali avevano cercato di continuare il trend ascendente della scorsa ottava, le grige prospettive sulla crescita Usa e globale e le solite tensioni sul fronte dei debiti sovrani europei (con gli annessi problemi di funding dei maggiori istituti) hanno condotto ad un passivo così pesante di cui, tra i settori, risentono in primo luogo i bancari, l’automotives e le risorse di base.
Sul fronte corporate, negli Stati Unti la big del software Oracle ha terminato il 1Q fiscale, concluso a fine agosto, con utili pari a USD1,84 mld rispetto ai USD1,35 mld dell’anno precedente, pari ad un Eps di USD0,48, sopra il consensus di USD0,47. I ricavi hanno invece raggiunto quota USD8,37 mld (+12%), in linea con le attese. Per il trimestre in corso il colosso tecnologico vede l’utile per azione rettificato compreso nel range USD0,56-0,58, mentre le vendite, escluse alcune poste non ricorrenti, saliranno tra il 4% e l’8% (il mercato indica una crescita dell’8,2%).
In Europa, la tedesca Deutsche Telekom ha deciso di acquistare 206.371 azioni proprie pari allo 0,0048% del capitale; il costo del buyback, che partirà il 23 settembre per chiudersi il 19 ottobre, è pari a EUR1,7 mln. La società inoltre restituirà agli azionisti EUR5 mld cash nei prossimi due-tre anni dopo avere ceduto la controllata Usa T-Mobile a AT&T.
In Italia, focus su BPM che sta intraprendendo un processo di riorganizzazione della governance con il passaggio al sistema duale. La notizia ha impressionato positivamente il mercato portando il titolo a resistere alle vendite sul comparto; anche le principali sigle sindacali si sono dichiarate favorevoli all’introduzione del nuovo modello e all’ingresso nell’azionariato di investitori istituzionali. C’è attesa infine per il CdA di martedì prossimo che dovrebbe definire l’ammontare complessivo dell’aumento di capitale fino a EUR1,2 mld.
RAPPORTO UNICREDIT, TREND ANALYSYS
In data odierna il FTSE/MIB si è depresso fino a ridosso dei 13.100 pts, sui minimi del marzo 2009.
In caso di ulteriore storno il prossimo importante supporto rimane ai minimi del 9 marzo 2009 a 12.332 pts. Al contrario, i primi possibili segnali di ripresa si avrebbero al superamento dell MM a 14 gg, attualmente a 14.170 pts.