Olivetti è il titolo più scambiato del listino con oltre 54 milioni di pezzi passati di mano finora. La quotazione in questo momento segna una crescita dell’1,65% a €1,91 dopo aver oscillato tra un minimo, questa mattina, di €1,81 e un massimo di €1,94.
Il mercato si muove sull‘onda delle indiscrezioni a proposito di un aumento di capitale di Bell, holding lussemburghese che è azionista di riferimento di Olivetti (Vedi Piazza Affari: Olivetti recupera dai minimi).
Su questa possibile operazione si accavallano perplessità e domande, soprattutto sul perché l‘acquisto di azioni avverrebbe alla ventilata quota di €2,5-€3 quando sul mercato il titolo quota molto meno.
“E‘ un aumento di capitale fatto per la carta – spiega a Wall Street Italia l‘analista di una primaria Sim che per politica aziendale chiede di non essere citato – se l‘operazione sarà quella di cui si legge sui giornali in questi giorni, allora vorrà dire che Roberto Colaninno, numero uno di Olivetti, sta cercando attraverso Bell di serrare i ranghi“.
In pratica con questo aumento di capitale si cercherebbe di convogliare in Bell tutte le azioni Olivetti detenute da mani amiche di Colaninno. Si tratta delle varie Unipol, Finmatica, Interbanca, Banco di Brescia, tanto per citare alcuni gruppi, più alcune famiglie come la famiglia Lonati.
“In questo modo si cerca di evitare che le azioni Olivetti da loro possedute finiscano sul mercato“, spiega l‘analista.
Con l‘aumento di capitale di Bell i vari azionisti amici porterebbero le loro azioni Olivetti in Bell. In cambio Bell darebbe loro azioni Bell. Il prezzo alto? „Non è un problema –afferma l‘analista – l‘operazione è neutra, l‘importante è che sui due fronti, Olivetti e Bell, venga fatta tenendo conto dello stesso valore“.
Quanto al futuro ingresso di nuovi soci, da mesi si vocifera di un americano nel capitale della holding lussemburghese, l‘analista della primaria Sim è scettico: “se ne parla da troppo tempo perché sia vero; altri interessati non so: i big europei delle telecomunicazioni sono troppo indebitati per pensare di entrare nel gruppo italiano, c‘è Pirelli che ha molta liquidità. Il suo ingresso sarebbe possibile, ma poco credibile. Fiat? Non mi pare che abbia tutti questi soldi. Il futuro è ancora tutto da scrivere“.
Resta anche l‘incognita se riuscirà o meno l‘operazione di conversione lanciata da Telecom Italia. Cosa succederà se la sua quotazione non raggiungerà i €12,50: ci sono tre possibilità, dice l‘analista, “ma prima bisogna ricordare che su Olivetti non c‘è forte pressione in questo momento da parte delle banche per la restituzione del debito, semmai c‘è a livello di Bell; il debito di Olivetti è bloccato fino al 2004. In quella data scadranno le obbligazioni a tasso variabile“.
Delle tre possibilità ventilate dall‘analista, la prima è che entro l‘anno Olivetti lanci un aumento di capitale; la seconda è una revisione dei termini dell‘intera operazione di conversione delle azioni di risparmio; la terza è una fusione tra Olivetti e Telecom Italia. “Ma quest‘ultima possibilità mi sembra meno praticabile, almeno nel breve“, commenta l‘analista.