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PIAZZA AFFARI: IL MISTERO DI VITAMINIC

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Dopo l’impetuoso rialzo, a meno di clamorose sorprese, gli analisti vedono il titolo Vitaminic in discesa con un target sul prezzo molto più vicino ai €15 piuttosto che ai €30.

“Ora come ora bisogna andarci con i piedi di piombo” confessa un analista, mentre per un’altra “la perplessità è tanta”.

Vitaminic ha toccato i minimi assoluti il 10 gennaio (a €8,90) e da allora è risalita con un forte recupero che l’ha portata quest’oggi a €42,85. Nella sola seduta odierna, le azioni stanno rimbalzando di quasi il 20% portandosi nettamente sopra la quota del collocamento, avvenuto il 12 ottobre scorso al prezzo di €26.

Senza ombra di dubbio, tra gli spunti che il mercato ha offerto nelle ultime sedute, è Vitaminic il best performer del listino. Il titolo quotato al Nuovo Mercato ha conosciuto in pochi giorni un impennata “incredibile” a detta degli analisti sentiti da WallStreetItalia.

“Un simile rimbalzo è strano – commenta una analista di una primaria Sim milanese – considerato anche che la società ha rivisto al ribasso le stime per il 2001 e, dato il suo flottante pari 24%, non è nemmeno scalabile e quindi viene meno l’appeal speculativo”.

“Effettivamente – commenta un altro analista di una primaria Sim italiana – Vitaminic procede sotto le attese, e anzi ha abbassato da 45 a 30 miliardi di lire le previsioni sui ricavi e ha di conseguenza dovuto tagliare le spese di marketing. Inoltre, l’anno passato si è chiuso con una situazione di cassa non piacevole e una perdita intorno ai 40 miliardi di lire”.

Secondo gli analisti non appaiono valide ragioni per giustificare il forte rimbalzo, se non una miscela fatta di “rumors” e accordi commerciali, che si sono sommati al ritorno del denaro sulla galassia dei Tmt (telefonici, media e tecnologici), sulla scia della crescita del Nasdaq.

Il balzo di giovedì 11 gennaio, ad esempio, è coinciso con l’annuncio di una serie di accordi commerciali per download con alcune case discografiche: Domino, Silva Screen, Record Group, Global Music Network, Provocauters Records, 911 Murder.com, Pulp Flavour, Pamplemousse, Pein Gaz Production, Mushroom Group. In realtà l’accordo più importante è quello stipulato qualche giorno dopo con la Sony Music Entertainment per la distribuzione di 600 brani musicali di artisti legati alla casa discografica.

Successivamente è arrivata anche la conferma della trattativa per un accordo con Netsystem (di prossima quotazione al Numtel), ma invece di prevedere, come sperava il mercato, uno scambio azionario, sarà un’intesa di natura commerciale. Netsystem, società attiva nella banda larga, dovrebbe creare uno streaming che consentirebbe a quelli che si collegano a Videoportal di scaricare in un minuto i file musicali di Vitaminic (invece che in mezz’ora).

I rumors di questi giorni invece riguardano la possibilità di una eventuale scalata della società, cosa peraltro smentita dalla stessa Vitaminic: “Non è una società contendibile – aggiunge l’analista – considerato il flottante ridotto”.

Anche per un altro operatore l’ipotesi è da scartare, mentre “resta valida l’ipotesi dell’ingresso di nuovi soci forti nel capitale. Forse qualcuno si aspetta un’operazione come quella che Bertelsmann ha fatto con il portale musicale Napster”.

Per ora comunque non hanno trovato fondamento i rumors di ingresso di nuovi soci, con conseguente variazione della compagine azionaria, anzi sono arrivate le smentite della società. Ma nemmeno notizie sconvolgenti sul titolo, che sarebbero dovute emergere dal consiglio d’amministrazione, come operazioni sul capitale, merger con un’altra azienda con Vitaminic come preda.

Lo stesso amministratore delegato Gianluca Dettori, 33 anni, una laurea in Economia e Commercio, e un passato da direttore generale di Lycos Bertelsmann Italia, ha più volte ripetuto che l’assetto societario di Vitaminic resta quello conosciuto (35% al management, 40% Pino Venture, e il resto quotato a Piazza Affari).

“Per capire meglio la situazione del titolo – aggiunge una analista – si può confrontare Vitaminic con altre realtà negli USA, dove la maggior parte delle società comparabili con l’italiana, vantano la possibilità di far riferimento a centinaia di migliaia di brani e nonostante questo le loro quotazioni sono inferiori dell’80-90% rispetto a quelle di marzo”.

“Prendiamo come esempio MP3.com, società leader in America, – prosegue l’analista – che ha stretto accordi con Sony, Time warner, Bmg, Emi ed altri. L’azienda americana, che a marzo quotava $62, solo negli ultimi giorni è riuscita a risalire dai minimi di $3,2 fino ai $5. La società capitalizza 700 miliardi di lire e ha un fatturato per il 2000 di oltre 140 miliardi. Vitaminic, dal canto suo, capitalizza 200 miliardi nel 2000 e il suo fatturato non dovrebbe eccedere il miliardo”.

“Se la prima – aggiunge l’operatrice – ha un rapporto prezzo/profitti pari a 5, la seconda ha un rapporto prezzo/ricavi di 150. Salta subito all’occhio come la società italiana sia molto più cara”.

Il paragone con MP3.com è “sicuramente valido e questa pare molto più cheap rispetto all’italiana – aggiunge un altro operatore – . Ma è anche vero che, considerata la volatilità di questi tempi, le stime di oggi possono essere sballate domani”.

C’è, inoltre, chi mette l’accento su un altro rischio che sconta Vitaminic, ossia il suo essere una start up e quindi chi scommette sul titolo deve tenere in considerazione che può rischiare di vedere la società fare la stessa fine di Musicmaker (che è andata in liquidazione pochi giorni fa) o di altre società simili. Vitaminic prevede di raggiungere il break-even nel 2002 come ha confermato la scorsa settimana l’a.d. Dettori.