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PIAZZA AFFARI: IL MIB30 CHIUDE SOTTO I 24.000

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Piazza Affari ha chiuso in deciso ribasso una seduta caratterizzata da scarsi volumi e alta volatilità.

Hanno avuto il loro peso il fatto che il mercato riaprisse i battenti dopo la pausa natalizia e si preparasse a un’altra incursione nel periodo festivo di fine anno.

Investitori pochi, e per lo più attivi nelle vendite, su uno sfondo caratterizzato dalla debolezza di Wall Street che non ha saputo avvantaggiarsi del dato positivo sulla vendita record di nuove case a novembre.

Fin dall’apertura, confermando poi la tendenza a metà giornata, il mrcato italiano ha sofferto di concerto con le altre borse europee, e tutte insieme si sono mosse influenzate dai malanni americani.

Il clima è stato appesantito dall’aumentare delle tensioni internazionali sia sul fronte iracheno che su quello asiatico, con la notizia che la Corea del Nord intenderebbe espellere gli ispettori Onu che stanno esaminando le strutture nucleari del paese.

A ciò si aggiunga il prezzo del petrolio in crescita e il calo del dollaro nei confronti dell’euro.

A Piazza Affari:

il Mibtel in chiusura ha segnato -1,75%, a 17.442 punti;

il Mib30 in chiusura ha segnato -1,98%, a 23.803 punti;

il Midex in chiusura ha segnato -1,29%, a 20.722 punti;

il Numtel in chiusura ha segnato -1,11%, a 1.251 punti.

Il mercato italiano ha avuto di che preoccuparsi anche di temi specifici, come quello di Fiat.

Il titolo del Lingotto è arrivato ai minimi dal 1985.

Sul suo andamento in borsa ha pesato il declassamento del debito da parte di Moody’s.

Si teme che l’imminente giudizio di Standard & Poor’s sia sulla stessa linea e che possa dunque aggravare una situazione che è già di emergenza.

Oggi il presidente di Ifi, Umberto Agnelli, ne ha parlato al Quirinale con il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Forti vendite si sono accumulate anche sul settore bancario, zavorrato dai timori che la situazione del Lingotto pesi oltre misura sulle banche creditrici.

Non a caso Capitalia è andata a picco, sia pure con volumi non elevati, lasciando sul terreno quasi cinque punti percentuali.

Sul Mib30 è riuscito a rimanere positivo per tutta la seduta solo il titolo di Popolare Verona e Novara, ma per il resto il settore è stato tartassato.

Si sono viste vendite anche su Intesa. Oggi la banca ha annunciato la cessione del 10,91% di Borsa Italiana ad altri gruppi bancari italiani. L’operazione produrrà una plusvalenza di circa €70 milioni.

A vendere la quota in Borsa Italiana è stata anche Capitalia, che è scesa al minimo statutario del 5%, cedendo il 3,94%.

Appena quattro sono stati i titoli che si sono mantenuti al di sopra della parità, tra quelli a maggiore capitalizzazione. Due di questi sono sotto opa: si tratta di Italgas e di Autostrade; l’altro titolo è Snam Rete Gas.

La controllante Eni più di tanto non è stata influenzata dal rialzo del prezzo del petrolio.

I titoli editoriali e i telefonici, come Tim e Telecom Italia hanno segnato corposi ribassi.

Sempre sul Mib30, pesante il calo di Stmicroelectronics, sulla scia del ribasso dei tecnologici che anzi in Europa, come ha dimostrato Nokia, hanno perso ancora più terreno.

Sul Numtel il titolo Freedomland si è mosso in controtendenza, sulla notizia dell’acquisto del 100% di Tecnosistemi con l’utilizzo delle risorse proprie disponibili.

Tiscali invece ha seguito la scia ribassista.

Tra i vari comparti, si è messa in mostra una flessione dei titoli retail, sull’onda della contrazione delle spese dei consumatori nel periodo natalizio.

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