I postumi del Natale sono fatali per Piazza Affari, che a metà giornata peggiora le perdite dell’apertura, in linea d’altra parte con le altre borse europee.
Il clima rimane festivo: i mercati del vecchio continente hanno riaperto oggi, un venerdì, con la prospettiva di chiudere per il lungo ponte che si protrarrà fino al 2 gennaio 2003.
Di investitori, dunque, ce ne sono pochi. Quelli che ci sono, si danno da fare vendendo soprattutto Fiat e tmt.
Il titolo del Lingotto è arrivato ai minimi dal 1985. Sul suo andamento in borsa ha pesato il declassamento del debito da parte di Moody’s.
Ancora un tentativo di migliorare la situazione finanziaria il gruppo lo sta facendo, con le trattative per la cessione di una controllata di Iveco alla finanziaria francese Eurazeo.
Oggi il presidente di Ifi, Umberto Agnelli, ha incontrato il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
La situazione di Fiat potrebbe peggiorare se al giudizio lacerante di Moddy’s si aggiungesse anche quello di Standard & Poor’s.
In qualche modo, la crisi rinnovata del Lingotto pesa sulle banche, specialmente quelle che hanno prestato a Fiat i €3 miliardi del prestito convertibile.
E’ d’obbligo dunque parlare di Capitalia, che è anche il secondo peggior titolo sul Mib30 dopo Fiat: il titolo lascia sul terreno quasi tre punti e mezzo percentuali.
In flessione anche Intesa dopo aver annunciato la cessione del 10,91% di Borsa Italiana ad altri gruppi bancari italiani, ottenendo una plusvalenza di circa €70 milioni.
Le vendite colpiscono tra gli altri Mediobanca, ma risparmiano Popolare Verona e Novara, unico bancario del Mib30 positivo e uno dei pochissimi titoli in rialzo fra le blue chip.
Sono solo quattro, infatti, i valori al di sopra della parità tra i titoli a maggiore capitalizzazione. Due di questi sono sotto opa: si tratta di Italgas e di Autostrade; l’altro titolo è Snam Rete Gas.
Non altrettanto si può dire della controllante Eni, che più di tanto non sembra influenzata dal rialzo del petrolio. Sul titolo in questo momento ci sono delle prese di beneficio.
In ribasso ci sono i titoli editoriali e i telefonici, come Tim e Telecom Italia che lasciano sul terreno oltre un punto percentuale.
Sul Numtel cresce di oltre cinque punti percentuali il titolo Freedomland, sulla notizia dell’acquisto del 100% di Tecnosistemi con l’utilizzo delle risorse proprie disponibili.
Tiscali invece lascia oltre due punti percentuali.
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