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PIAZZA AFFARI: ANATOMIA DEGLI INVESTITORI

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La tragedia degli attentati terroristici dell’11 settembre scorso non ha intaccato il grado di affezione e di costanza degli investitori italiani nei confronti della borsa.

Secondo un’indagine realizzata da Borsa SpA, che gestisce Piazza Affari, “non ci sono stati significativi fenomeni di abbandono”; anzi, “il 50% degli intervistati ritiene immutata la propria attitudine nei confronti dell’investimento azionario”.

Il termine di confronto di Borsa SpA sono i dati di fine 2000. Secondo questi dati gli investitori retail italiani detengono direttamente un quarto dell’intera capitalizzazione di borsa.

Questa percentuale aumenta fino a oltre il 35% se si considera anche la partecipazione indiretta attraverso i fondi comuni di investimento e altri investitori istituzionali.

Chi sono gli investitori retail.

Si tratta soprattutto di uomini (65,3%) residenti nel nord ovest (44,1%), di età compresa tra i 30 e i 50 anni (57%).

Le professioni più diffuse:

imprenditore/libero professionista (22% rispetto al 4,% della popolazione);

impiegato (24,9% rispetto al 14,7% della popolazione).

Il titolo di studio:

laurea (29,2%);

diploma di scuola superiore (53,4%).

Secondo Borsa SpA la situazione economica della famiglia è percepita dall’investitore come solida (infatti l’83,2% degli intervistati afferma che riesce a risparmiare), e il 47,6% si attende un miglioramento.

Il tipo di investimento? A giudicare dalle risposte: “moderatamente conservatore” (43,6%) o “moderatamente aggressivo” (37,1%).

Sono tre le tipologie di investitori in azioni, distinte per il diverso grado di coinvolgimento (emotivo quanto operativo) nella gestione del risparmio e negli investimenti in azioni.

Gli investitori appassionati. Si tratta del 28,5% del campione. Amano fare le transazioni in piena autonomia, senza intermediazione e operando da casa o dall’ufficio.

Seguono i loro investimenti regolarmente e tengono monitorato con sistematicità il mercato azionario.

Gli investitori pragmatici. Si tratta del 35,8% del campione. Sono consapevoli della necessità di gestire il proprio portafoglio in modo attivo, ma vedono ciò come un dovere più che un divertimento.

Preferiscono quindi delegare le decisioni, soprattutto finali, a persone ritenute più esperte.

Gli investitori statici. Si tratta del 35,7% del campione. Non si sentono all’altezza di decidere gli investimenti in azioni che però vogliono effettuare. Per questo delegano completamente la gestione del portafoglio, rivolgendosi a un’unica istituzione e scegliendo portafogli a basso contenuto di rischio.

Il tipo di portafoglio.

Le azioni maggiormente negoziate sono le blue-chip (per l’88,4% degli intervistati); seguono le azioni del Nuovo Mercato (31,7%) e le mid e small caps (20,8%).

Le azioni italiane quotate pesano per il 32,2% in portafoglio.

Nel corso degli ultimi 12 mesi il portafoglio di azioni blue-chip è stato movimentato quasi 10 volte, quello di azioni del Nuovo Mercato 16, le mid e small caps 13 volte.

Perchè si investe in borsa.

Tra le motivazioni che hanno indotto a iniziare a investire in azioni, le più citate sono:

ottenere rendimenti migliori,

realizzare rapidi guadagni,

diversificare il proprio portafoglio.

Le ragioni per le quali si continua ad investire in azioni restano per molti aspetti le stesse: si riduce però la ragione legata ai rapidi guadagni o all’imitazione degli amici.

Tra coloro che, all’atto dell’intervista, non hanno più azioni italiane quotate in portafoglio (il 9% degli intervistati) il 50,8% sostiene che si tratta di un fatto temporaneo o che dipende dal mercato momentaneamente non favorevole.

Solo il 17,5% (pari a meno del 2% del campione generale) dichiara di aver abbandonato definitivamente il mercato borsistico.

I canali utilizzati per l’investimento.

La banca tradizionale è il principale canale di realizzazione degli investimenti (69,0%), il 22,7% degli investitori si affida a promotori finanziari mentre il 10,4% utilizza sistemi online forniti dagli intermediari.

Il 79,2% degli intervistati effettua le proprie operazioni di persona presso la banca o negli uffici della rete di vendita.

Il canale di informazione per decidere e seguire l’investimento in azioni più utilizzato è la stampa: il 37,6% del campione cita i quotidiani economici, il 23,9% gli altri quotidiani, il 13,8% periodici economici.

L’11,9% consulta siti web economico-finanziari.

Il 28,2% degli intervistati si informa attraverso contatti con il personale delle banche, il 20,7% con promotori finanziari e il 18,4% con familiari e amici.

E’ più elevato il numero degli intervistati che, per realizzare i propri investimenti, utilizzano il telefono (14,3%) o le connessioni Internet (16,9%).

Questo gruppo di investitori manifesta un maggiore interesse per i periodici specializzati e per Internet come fonte di informazione, mentre perdono di importanza i rapporti personali con l’impiegato di banca, il promotore finanziario o il gruppo dei conoscenti.