(Teleborsa) – Chiusura in forte calo per la borsa milanese, che fa addirittura peggio degli altri principali eurolistini. La sessione odierna è subito partita col piede sbagliato dopo la revisione al ribasso dell’outlook da parte della Federal Reserve di ieri sera. Il numero uno della Fed, Ben Bernanke ha ammesso che la ripresa economica sarà più lenta nel breve termine di quanto ci si attendeva. La banca centrale ha inoltre deciso di stimolare l’economia intervenendo sul mercato dei titoli di stato, con investimenti dei ricavi dei bond in scadenza legati ai mutui in Mbs (mortgage-backed security). A peggiorare il sentiment alcuni dati macro dalla Cina, letti dal mercato come timido segnale di rallentamento dell’economia del Dragone, e la revisione al ribasso dell’outlook da parte della Bank of England che si è detta meno ottimista sulla crescita economica della Gran Bretagna. Il colpo di grazia è giunto infine nel pomeriggio con il forte aumento del deficit commerciale statunitense (ai massimi da 18 mesi) dovuto al calo del’export, che ha definitivamente innervosito Wall Street, partita in profondo rosso. Sul valutario la scarsa propensione al rischio fa salire le quotazioni del dollaro nei confronti dell’euro, con la valuta di eurolandia che abbandona nel pomeriggio prima quota 1,30, successivamente quota 1,29 usd, viaggiando ora a 1,2896 dollari. In forte ribasso anche il prezzo del petrolio a 78,34 dollari al barile dopo i dati sulle scorte di greggio USA e nonostante l’Agenzia internazionale per l’Energia (AIE) abbia rivisto al rialzo le stime di crescita della domanda globale per il 2010 e 2011 sulla ripresa economica in atto, manifestando però preoccupazioni per la possibilità di un rallentamento a partire dalla seconda metà dell’anno. Il Ftse All-Share termina così con un calo del 3,04% a 21.066 punti, il Ftse Mib del 3,20% a quota 20.579. Pesanti vendite su tutto il listino principale, con Azimut che lascia sul parterre oltre sette punti percentuali, Intesa Sanpaolo il 6%, in un comparto bancario molto pesante anche in Europa. Sempre in focus Unicredit con i libici intenzionati a salire fino al 10%. Tra i peggiori STMicroelectronics nella seconda giornata “no” per il comparto tech mondiale, depresso da una sfilza di downgrade soprattutto a danno delle rivali della compagnia italo-francese Intel e AMD. Accelera al ribasso sul finale Fiat, che presenterà ricorso contro la decisione di un giudice di reintegrare tre operai di Melfi licenziati dalla società. Ancora offerto il cemento, con Buzzi Unicem che incassa il taglio del target price da parte delle Credit Suisse all’indomani della trimestrale. Eni sorvegliata speciale dopo indiscrezioni di stampa secondo cui il gruppo potrebbe cedere la controllata Snam Rete Gas a seguito dell’implementazione della direttiva europea sull’unbundling del settore gas. Sull’ampio in netto controtrend Servizi Italia che vola insieme ai conti in forte crescita, mentre Olidata viene oggi investita da una ondata di vendite su profit taking dopo il recente rally.
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