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Petrolio Wti e Brent, oro e argento: i supporti chiave da tenere d’occhio

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LEGNANO – Niente di nuovo sotto il sole. E’ proprio il caso di dirlo. Ieri abbiamo assistito ad una giornata di trading sostanzialmente tranquilla grazie alla mancanza di dati macroeconomici e soprattutto al numero limitato di nuove notizie sul lato Libia e debiti sovrani europei.

Possiamo dunque, in attesa dei dati sull’occupazione di oggi in America, dove sono attese la richieste di nuovi sussidi di disoccupazione (che soltanto se dovessero uscire inferiori alle 350.000 unità potrebbero dare una spinta strutturale di breve al dollaro americano, dopo i buoni dati sui NFP e sull’unemployment rate rilasciati venerdì scorso) rivolgere uno sguardo alla Cina, anch’essa spostatasi dai riflettori durante l’ultima settimana.

E’ sempre bene tenere sott’occhio le indicazioni che ci arrivano dall’Asia, soprattutto perché essi diventeranno sempre più potenti a livello commerciale e come sappiamo, la questione dello yuan sottovalutato rispetto all’euro e al dollaro americano rimarrà un problema ancora per parecchio tempo.

Giusto uno sguardo alle release di ieri, che hanno visto la bilancia commerciale passare da positiva a negativa durante il mese di febbraio, con -7.30B usd contro i precedenti 6.45b usd e delle attese che si aggiravano intorno a 4.90/5B usd. I dati sull’import/export hanno mostrato dei forti cali, soprattutto dal punto di vista dell’esportazione di beni, facendo segnare un +2.4% rispetto ad un precedente +37.7% e ad attese che volevano un +27.1%. Per quanto concerne le importazioni invece, +19.4 contro un consensus di +32.6% ed un precedente +51%.

Ora che abbiamo appuntato sul nostro taccuino anche le rilevazioni asiatiche, possiamo spostare la nostra attenzione al mercato. Come sappiamo stiamo vivendo giorni importanti soprattutto sul lato delle commodities, per cui ci sembra intelligente fornire qualche livello tecnico che potrebbe aiutare nel trading.
Indovinate da cosa partiamo? Dal petrolio.

Qui, fino a quando le tensioni non saranno stemperate la tendenza rimane senza dubbio rialzista. Questa idea rimane valida sul WTI fino a che 100 figura non sarà superato a ribasso. E’ possibile aspettarsi delle correzioni che potrebbero portare il prezzo intorno ai 103.00 dollari al barile, dove dovremo valutare la price action per valutare se esiste la possibilità di una ripartenza immediata

Per quanto riguarda il brent il quadro tecnico va di pari passo a quello appena visto, il livello di supporto chiave diviene però 110 figura e la possibilità di correzione prima di una potenziale ripartenza verso nuovi massimi mostra 112.50 come livello ipotizzabile.

In tutto questo giocherà un ruolo fondamentale l’evoluzione della crisi libica: di fronte ad una risoluzione veloce con l’intervento congiunto dei Paesi industrializzati nel post-ribellione, i prezzi del greggio potrebbero calmierarsi e rompere i supporti. A quel punto valuteremo insieme potenziali obiettivi.

Un ultimo accenno anche ad oro ed argento, che si trovano su livelli elevati. Per quanto concerne il primo, esso trova in 1.420,00 un supporto importante di breve periodo che potrebbe sostenere il veloce apprezzamento cui stiamo assistendo da inizio febbraio (trendline ascendente a serie di massimi precedenti in grado di far correggere fino a 1.310,00), mentre per ciò che concerne l’argento, il livello importante è rappresentato senza dubbio da 35 figura.

In caso di oltrepassamento di essi, non dobbiamo ancora ritenere che la tendenza di medio periodo sia interrotta, infatti esistono altri punti che mantengono valida quest’idea di medio anche se la slegano dal concetto di forte velocità di apprezzamento. Parliamo di 1350.00 per il primo e di 29.50 per il secondo.

Passiamo ora a dare uno sguardo ai maggiori tassi di cambio, notando immediatamente come l’ultima giornata di scambi non abbia permesso di oltrepassare i range mantenuti negli ultimi giorni, ma anzi abbia favorito una continuazione della fase di incertezza, per la maggior parte dei cambi con una vicinanza a livelli di svolta importanti.

Incominciamo dall’eurodollaro, particolarmente vicino alla parte bassa del trading range che sta insistendo da tre giornate. Ancora una volta appare evidente come l’area di 1.3860 abbia attirato le attenzioni del marcato, non solamente le nostre quindi, risultando per la terza volta consecutiva, su candele giornliere, il minimo raggiunto dai prezzi.

Come abbiamo avuto modo di osservare, questo livello è risultato importante durante la precedente fase di salita, con un massimo visto il 2 febbraio scorso: attenzione a questo punto tecnico, così vicino, in grado di riportare ad un’accelerazione del cambio ed andare ad impensierire la tendenza rialzista che si trova tuttora nei pressi di 1.38 figura.

Il supporto di 1.3860 sull’euro potrebbe corrispondere, passando ad osservare il cambio UsdJpy, ad 83 figura. Si nota infatti dai grafici come, anche in questo caso, i tentativi di superamento negli ultimi giorni siano stati frequenti, con successivi storni dei prezzi. In questo caso un’accelerazione, breakout, oltre questo livello potrebbe condurre i prezzi con buona velocità al successivo 83.50 e ed min direzione della resistenza più imporntante ed influente sul lungo periodo, in area 84 figura.

Come dicevamo, stabilità sulle majors, che sul cambio EurJpy è piuttosto evidente, dato che nelle ultime tre giornate di scambi non abbiamo ecceduto i 65 punti di oscillazione. Questo semplifica il nostro compito di individuazione di livelli importanti, in quanto un qualsiasi grafico non restituisce che una resistenza a 115.25 ed un supporto a 114.60-75. La situazione non dovrebbe continuare molto, per cui attenzione, acnhe in questo caso, al movimento di breakout che sarà seguito da una ripresa del trend.

Anche la stessa sterlina, che con la rottura di 1.6180, lunedì, sembrava indirizzata ad un ritorno a 1.60 figura, è entrata in una fase di tranquillità. Per la verità, soprattutto in questo caso, non dovrebbe essere una condizione particolarmente duratura in quanto assisteremo a metà giornata alla decisione relativa ai tassi (che non dovrebbero sorprendere rimanendo a 0.5%) e soprattutto al piano di riacquisto di assets da parte della banca centrale: ogni variazione, se mai dovesse esserci, porterà di certo un movimento sul mercato, data la situazione delicata che anche la BoE sta affrontando con un’inflazione decisamente al di fuori degli obiettivi della banca stessa e con un’economia che stenta a riprendersi. Tornando al cambio possiamo considerare valida l’area che transita fra 1.6130 e, poco più di una figura al di sopra, 1.6240.

Non fanno eccezione a questo momento particolare i cambi UsdChf ed EurChf, nonostante anche in questo caso, siano molto vicine le premesse per un cambiamento.

Il Cambio EurChf, da una settimana esatta si trova all’interno di un canale che viagga compreso fra il supporto chiave in area 1.29, peraltro testato ancora una volta questa notte confermandone la validità, e la resistenza posta sui massimi quasi coincidenti in area 1.3030.

Il cambio UsdChf, successivamente al mancato allontanamento da 0.9320 torna sul livello più rispettato dalle ultime tre settimane a questa parte. Uno spunto nuovo in questo senso, per comprendere meglio le dinamiche dei prezzi, può giungere dal rispetto della media di lungo su un grafico a 240 minuti, toccata con estrema precisione e risultata resistenza ulteriore alla salita. Trovandosi questa ancora, più o meno, coincidente con 0.9360 possiamo considerare questo come livello valido oltre il quale attendersi quela ripresa di volatilità favorevole al dollaro che manca dal mercato da settimane.

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