Roma – I futures sul petrolio scambiati a New York sono balzati al massimo degli ultimi 30 mesi.
Colpa nuovamente delle tensioni geopolitiche: l’attenzione degli investitori, infatti, è ancora concentrata sul Medio Oriente, in particolar modo sulla Libia, dove secondo Bloomberg le violenze prolungheranno i tagli alla produzione di greggio.
La Libia, bisogna precisare, è il terzo esportatore di petrolio dell’Africa,; detto questo, il mercato ora sembra guidato anche dai timori di uno spargersi delle rivolte con simili violenze in altri paesi produttori, tra cui l’Arabia Saudita, primo estrattore mondiale dell’oro nero.
Tali preoccupazioni hanno già portato i futures sul greggio scambiati a New York a balzare del 17% da gennaio a marzo, riportando il miglior trimestre dal periodo terminato nel giugno del 2009.
Nelle contrattazioni di ieri il prezzo ha raggiunto $107,65 il barile, ai massimi dal 26 settembre del 2008.
Intanto le forze leali a Gheddafi hanno ripreso controllo del porto di Ras Lanuf e hanno bombardato Brega, due importanti punti strategici per il petrolio. “La Libia è la chiave di tutto”, ha detto Jonathan Barratt, managing director di Commodity Broking Services. “Il mercato segue con attenzione gli sviluppi della situazione e quello che stanno facendo i ribelli”.
Gli effetti delle tensioni geopolitiche sono molto forti: basti pensare che nel mese di marzo soltanto la produzione della Libia è calata del 72% a marzo raggiungendo 390.000 barili al giorno, ai minimi da 49 anni. A gennaio, l’output aveva raggiunto 1,59 milioni di barili. Calo della produzione anche per i paesi OPEC, di 363.000 barili a marzo, con un output di circa 29,022 milioni di barili al giorno, ai minimi dal mese di settembre.
Nel complesso, il prezzo del greggio è cresciuto del 10% a marzo, segnando un rialzo per 7 mesi di fila, il periodo più lungo dal 1983, periodo nel quale il contratto ha iniziato a essere scambiato nel mercato.
Riguardo al rapporto Brent/Wti, il Brent ieri ha venduto a a un premio di $10,36 rispetto al Wti, con una media mensile di $11,82. Il record era stato raggiunto il 21 febbraio, con una differenza di $19,54. Oggi sia il Brent che il Wti sono in rialzo, il primo attorno a $117,6, mentre il secondo attorno a $107,3.
Da segnalare la performance al rialzo anche del Brent, che ha messo a segno nel primo trimestre dell’anno, il rialzo trimestrale più forte in quasi due anni, Per il mercato del petrolio, in generale, questo è stato il trimestre più volatiledalla fine del 2008.
Il Brent scambia tra l’altro a meno di $4 dal massimo degli ultimi due anni e mezzo, vicino quota $120, testato lo scorso 24 febbraio. E guardando in avanti, secondo quanto riporta Reuters, gli analisti e gli investitori continuano a prevedere nuovi rialzi per i prezzi del petrolio.