E’ stato molto gentile da parte dell’Opec acconsentire a un aumento della produzione di 800.000 barili al giorno, ma questo non e’ neppure l’inizio della soluzione del problema.
L’incremento rappresenta appena il 3% della produzione dell’Opec e un mero 1,5% di quella mondiale, considerando che dell’organizzazione non fanno parte Russia, Messico, Gran Bretagna e Norvegia.
Riconoscere che 800.000 barili non sono la soluzione non vuol dire pero’ che un aumento piu’ consistente sarebbe stato di aiuto. E’ vero l’esatto contrario: l’unica soluzione al caro petrolio e’ che i prezzi aumentino ancora.
Se il greggio costa poco, non esiste alcun incentivo a trovare forme di energia alternative ne’ tantomeno a risparmiare le risorse, un fattore questo che espone al richio di prezzi ancora piu’ caldi di quelli attuali.
Questa e’ la paradossale verita’ che ha paralizzato i governi occidentali di fronte all’esplosione dei prezzi nel 1999, quando il costo del barile e’ passato da meno di $10 a oltre $30.
Il caro petrolio alimenta spinte inflazionistiche, costringe a manovre sui tassi d’interesse, apre le porte alla recessione e minaccia di riportare la disoccupazione ai picchi degli anni ’70.
Tutte buone ragioni per augurarsi una diminuzione dei prezzi petroliferi, magari attorno ai $15 al barile.
Esistono tuttavia ottimi motivi per sperare al contrario che i prezzi si stabilizzino al di sopra dei $35, che in termini reali sono un valore inferiore rispetto a quello di vent’anni fa.
Due decenni di petrolio a prezzi scontati hanno prodotto effetti devastanti sia per la domanda che per l’offerta, facendo dimenticare i buoni propositi di mantenimento delle risorse enunciati nel 1973, durante l’embargo dei Paesi arabi.
Oltre il 60% degli automobilisti americani non si accontenta piu’ neppure di vetture a otto cilindri, puntando all’acquisto dei fuoristrada, mostri a trazione integrale equipaggiati con motori da autocarro.
Gli ultimi modelli di Ford e General Motors, venduti come il mezzo di trasporto ideale per la famiglia, sono in realta’ in grado di scorazzare un paio di mucche e una decina di cow-boy, ovviamente con consumi in proporzione.
Dal 1975 sono stati di fatto abbandonati gli sforzi per migliorare l’efficienza e ridurre i consumi energetici. Questo quando la tecnologia mette a disposizione nuovi polimeri isolanti per evitare la dispersione negli edifici e sistemi computerizzati che consentono di non pompare aria condizionata in locali temporaneamente vuoti.
Nei paesi industrializzati si e’ di fatto imposta la moda di sperperare energia, uno scellerato costume che solo il petrolio a buon mercato ha reso possibile.
In questa situazione nessun politico ha interesse a varare leggi per il contenimento dei consumi o a ingaggiare una battaglia – elettorale e intellettuale – contro l’oscurantismo anti-nucleare post-Chernobyl.
Nell’anno 2000 siamo riusciti a cacciarci nell’assurda condizione di essere alla merce’ di una manciata di Paesi, governati da monarchi assoluti, in grado di ferire a morte le nostre economie da un giorno all’altro.
Solo prezzi petroliferi alti, al di sopra dei $35, possono risolvere il problema. Se non saranno i Paesi dell’Opec a mantenere i prezzi sui valori attuali, spettera’ ai governi occidentali imporre ulteriori tasse sulle importazioni.
Questo e’ l’unico modo per sfuggire la costante minaccia che il petrolio a buon mercato rappresenta per la nostra prosperita’ e per l’ambiente.