Società

PETROLIO OLTRE I 65 DOLLARI? “E’ SPECULAZIONE”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

div class=”italico”>Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Petrolio poco mosso ma pur sempre ai massimi dagli ultimi sei mesi negli scambi elettronici in Asia questa mattina. Dopo essere sceso sotto i 65 dollari al barile, in chiusura dei mercati asiatici é tornato sopra tale soglia e ora passa di mano a 65,3 dollari al barile (+0,34%). Il Brent del Mare del Nord, intanto, segna un progresso dello 0,33% a 64,6 dollari al barile. Il greggio continua così a tenersi su livelli elevatissimi dopo avere chiuso la scorsa settimana a 61,67: oltre quattro dollari guadagnati nelle ultime tre sedute, visto che lunedì a New York era Memorial Day e i mercati erano chiusi.

Un aumento che non trova giustificazioni nei fondamentali

«In meno di quattro mesi il prezzo del greggio è passato da 40 a 65 dollari: un aumento che non trova alcuna giustificazione nei fondamentali. Significa che è tornata la speculazione». Una posizione così forte non arriva da un’associazione di consumatori ma da Domenico Siniscalco, ex ministro dell’Economia e attualmente responsabile per l’Italia di Morgan Stanley. Intevenuto giovedì sera alla Bocconi nella quarta conversazione di “Economia e società aperta”, Siniscalco non ha usato mezzi termini: «Significa che si è di nuovo lì a far derivati». Le cause? «Credo che sia la conseguenza dell’enorme massa di liquidità che è stata immessa sul mercato» è la risposta di Siniscalco che ha poi allargato il discorso alla politica monetaria delle banche centrali, troppo stretta oggi nei paletti della stabilità dei prezzi.

L’Opec mercoledì ha ribadito che per il momento non intende modificare la produzione e i prezzi si sono impennati : il Wti si era spinto così fino a un picco di 63,82 dollari al barile. Durante il vertice il ministro del Petrolio saudita Ali Al Naimi ha spiegato: «Non c’è bisogno di alcun taglio perché la domanda ha cominciato a riprendersi». Gli ordini di petrolio, soprattutto da parte dei clienti asiatici, stanno aumentando: un segnale «ancora piccolo», ha riconosciutoAl Naimi, ma sufficiente a dargli fiducia sul fatto che «la ripresa sta arrivando», tanto che «entro il terzo o quarto trimestre il prezzo del barile risalirà a 75-80 dollari».

I commenti alle dichiarazioni del ministro saudita sono state negative se non allarmate. «I nostri dati – ha osservato Didier Houssin, dell’Agenzia internazionale per l’energia – non evidenziano ancora segni di ripresa della domanda». E Howard Gruenspecht, responsabile ad interim dell’Energy Information Administration, braccio statistico del dipartimento Usa per l’Energia ha avvertito: «Siamo ancora nel mezzo di un bel groviglio economico. Sarebbe sensato non spingersi troppo oltre in relazione ai mercati petroliferi». In uno studio di Bank of America-Merrill Lynch, diffuso all’inizio della settimana, si leggeva che se il barile raggiungerà a breve un prezzo di 70 dollari la ripresa delle economie sviluppate potrebbe risentirne, mentre la soglia di tolleranza per i paesi emergenti sarebbe invece a quota 100 dollari. (di Alberto Annicchiarico e Giuseppe Chiellino)

Copyright © Sole 24 ore. All rights reserved