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PETROLIO: MINACCIA TERRORISMO SPINGE NUOVO RECORD

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Il petrolio non arresta la sua corsa dei record: tocca oggi quota 42 dollari nelle contrattazioni intra-day a New York, aggiornando il fresco record storico di 41,85 raggiunto il 17 maggio scorso. L’impennata odierna, oltre il 5% di rialzo sulla piazza americana rispetto alle quotazioni di venerdì scorso, e sopra i due dollari a Londra con il brent proiettato verso i 39 dollari a barile (ieri le due grandi piazze internazionali erano chiuse per festività) aveva trovato facile pronostico ieri dagli addetti ai lavori dopo l’attacco terroristico avvenuto nel weekend alla città petrolifera saudita di al Khobar e conclusosi con il tragico bilancio di 22 civili stranieri uccisi, tra cui un italiano.

ALLARME TERRORISMO – L’attacco terroristico, il secondo nel giro di un mese a una città petrolifera dell’Arabia saudita, ha rinnovato i timori sulla stabilità politica dell’Arabia Saudita, maggior esportatore mondiale, con i gruppi terroristici vicini ad Al Qaida che puntano a destabilizzare la famiglia regnante giudicata troppo filo-occidentale e al contempo mettere in ginocchio le economie dei Paesi maggiormente industrializzati facendo schizzare il greggio alle stelle.

L’attacco terroristico del week-end è giunto inoltre in un momento in cui l’Arabia Saudita intende incrementare la sua produzione giornaliere oltre il 10% e spingere gli altri Paesi dell’Opec a un pronunciamento ufficiale su un un aumento delle quote giornaliere (nell’ordine di 2 milioni-2,5 milioni di barili) nel meeting di giovedì prossimo a Beirut. Ma anche l’aumento delle quote, secondo molti addetti ai lavori, diversi rappresentanti Opec inclusi, non servirà a raffreddare i prezzi in un momento in cui le preoccupazioni sull’instabilità dell’area mediorientale sono la maggior zavorra e fanno pagare un pegno, secondo quanto stimato dal ministro del petrolio del Qatar, Abdullah bin Hamad al-Attiyah, di circa 9 dollari a barile.

OPEC TRANQUILLIZZA – Alcuni dei rappresentanti Opec giunti oggi a Beirut hanno intanto provveduto a tranquillizzare sullo stato di sicurezza delle strutture petrolifere nel Medio Oriente, sottolineando che le misure di protezione sono state ulteriormente rafforzate. “Nonostante i vari attacchi portati in Arabia Saudita, nessuno dei terroristi ha raggiunto gli impianti” – ha osservato il ministro dell’energia kuwaitiano Sheikh Ahmad fahd al-Ahmad al-Sabah, aggiungendo di “non essere preoccupato” sulla sorte degli impianti sauditi.

Il ministro si é anche detto favorevole alla proposta di un aumento delle quote giornaliere di 2,5 milioni di barili. Ieri era stato il Qatar a schierarsi a favore. E tra gli operatori c’é chi si attende che l’effettiva apertura dei rubinetti potrà dare un pò di refrigerio alle quotazioni. Anche se con le armi spuntate dall’allarme terrorismo, l’Opec farà insomma “quanto è in suo potere per aggiustare i fondamentali”, come osserva il ministro saudita del petrolio al Naimi.