Le tensioni in Medio Oriente e la minaccia di un nuovo conflitto in Iraq, rilanciata ieri da Bush in Pakistan, stanno mettendo di nuovo sotto pressione il prezzo del petrolio.
Anche la decisione degli Stati Uniti di rimpinguare le scorte di emergenza, acquistando 18,6 milioni di barili, ha destato qualche preoccupazione.
Così ieri a niente è servito l’annuncio del dipartimento Americano per l’Energia, secondo cui le scorte dei Paesi, maggiori consumatori di petrolio, sarebbero aumentate dell’11% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso (il che dovrebbe evitare pressioni sulla domanda nel breve termine).
Il future di aprile sul Brent e quello di marzo scambiato sul Nymex, infatti, hanno messo a segno rialzi superiori al 2%, portandosi rispettivamente a $20,92 e $21,18.
La seduta di oggi sembrerebbe confermare questa tendenza, con entrambi i derivati in rialzo di quasi l’1%.
Immediata la risposta dei titoli del comparto energetico: l’indice settoriale del Dow Jones, il Major Oil Companies Index (DJUSOL), è in rialzo dello 0,60%, a 242,37 punti, mentre il DJ US Oil and Gas Index (DJUSOI) sta salendo dello 0,50% a 209,49 punti.