Economia

Petrolio: Goldman Sachs gela l’effetto Putin

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Petrolio: dopo il rally torna la debolezza, complice lo scetticismo di alcuni analisti sul reale impatto che un eventuale congelamento della produzione – sempre se ci sarĂ - avrĂ  sui suoi prezzi. Tra gli scettici illustri c’è Goldman Sachs, che commenta le ultime notizie che hanno sostenuto il mercato: quelle secondo cui la Russia di Vladimir Putin sarebbe pronta a unirsi ai paesi Opec per porre un limite all’offerta di petrolio. A dirlo, d’altronde, è stato lo stesso Putin.

Goldman Sachs prende spunto dall’apertura della Russia per sottolineare che, a suo avviso, i recenti commenti arrivati dall’Arabia Saudita e dalla Russia indubbiamente aumentano la probabilitĂ  di un taglio alla produzione. Detto questo, “le maggiori produzioni che arrivano dalla Libia, dalla Nigeria e dall’Iraq stanno riducendo le probabilitĂ  che una tale intesa riesca a ribilanciare il mercato petrolifero, nel 2017”.

Nella giornata di ieri, i commenti di Putin hanno provocato un vero e proprio boom dei prezzi del petrolio, che sono saliti del 3% circa. Il Brent ha testato il massimo in un anno, mentre il contratto WTI scambiato a New York è salito al record in quattro mesi. La fiammata, tuttavia, è durata poco.

Nella nota di Goldman si legge anche che:

“Un accordo per tagliare la produzione, sebbene piĂą probabile, rimane prematuro, se si considera l’incertezza sull’elevata offerta, nel 2017”.

Diffuso intanto l’ultimo report mensile dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (la IEA), da cui emerge che, nel mese di settembre, la produzione globale di petrolio si è attestata a 97,2 milioni di barili al giorno, in rialzo di 200.000 barili al giorno rispetto allo stesso mese del 2015. Il trend si spiega con “la forte crescita dell’Opec”. Nel report si legge che: “le nostre stime per settembre mostrano che l’offerta di crude da parte dei 14 membri del gruppo (Opec) salirĂ  a 33,6 milioni di barili al giorno, al record storico. Deve essere ancora determinato l’impatto di una qualsiasi cooperazione tra i produttori non Opec, come la Russia”.

 

I prezzi del petrolio accelerano al ribasso, con il contratto Brent che cede alle 11 circa ora italiana lo 0,90%, a $52,66 al barile e il WTI che arretra dello 0,78%, a $50,95.