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Petrolio e prezzi benzina in Italia: fino a quanto e dove saliranno?

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Legnano – Complice la chiusura di alcuni fra i principali listini azionari (Tokyo, New York, Londra, Zurigo) i movimenti visti il primo giorno lavorativo dell’anno, sul mercato valutario, hanno portato ad un consolidamento della chiusura di venerdì.

Discorso un po’ diverso per i pochi listini europei rimasti aperti, Dax in primis, che sin dall’apertura ha potuto evidenziare un profondo movimento rialzista, trainando le altre piazze europee. Non è stata l’euforia per il nuovo anno appena incominciato, anche se ben augurante: il movimento in realtà è stato guidato dalle notizie positive provenienti dalla Germania, dove è stato raggiunto un numero record di occupati, sopra i 41 milioni (che poi è la metà esatta della popolazione) per la prima volta dall’unificazione. Il tasso di disoccupazione, di conseguenza, è potuto scendere sotto il 7% per la prima volta da vent’anni.

Segnali molto positivi dalla prima economia europea che per un attimo fanno dimenticare ciò che commentiamo da prima dell’estate. Così abbiamo avuto Francoforte chiudere al 3%, Milano il 2.42% e Parigi, lievemente di meno, fermandosi poco al di sotto del 2%.

Merita qualche parola di più l’andamento della nostra borsa di casa, che nella prima giornata dell’anno ha mostrato una salita probabilmente poiché è stato visto anche un calo dello spread fra Bund e titoli decennali Btp al di sotto del 5%. Nonostante questa ventata di ottimismo, sul fronte italiano potrebbe esserci ancora una buona dose di incertezza, poiché solamente il 23 di gennaio il Primo Ministro Monti presenterà il piano per la crescita (non nascondiamo una certa curiosità a riguardo, dopo che secondo le ultime stime l’aumento della tassazione, in vari modi, deciso per rientrare nel pareggio di bilancio nel 2013 potrebbe equivalere ad una mensilità…).

Dando uno sguardo al calendario economico, oggi sono previsti una buona serie di dati americani, in primis l’indice ISM manifatturiero, oltre alla pubblicazione delle minute dell’ultima riunione del braccio operativo della Fed (avvenuto il 13 dicembre scorso), senza trascurare gli importanti dati cinesi che nelle ultime giornate sembrano indicare una forte ripresa del gigante asiatico. Qualche ora fa è, infatti, stato pubblicato l’indice PMI non manifatturiero ed è stato mostrato un balzo in avanti per il mese di dicembre ben al di sopra della soglia di 50, quindi mostrando un mercato in ottima espansione dopo la contrazione dei tre mesi precedenti.

Passando al panorama delle relazioni internazionali, si fa sempre più delicata la situazione all’imbocco del Golfo Persico (il famoso stretto di Hormuz) poiché mentre l’Iran continua i propri test missilistici gli Stati Uniti cercano invano di ottenere l’applicazione delle pesanti sanzioni imposte.

La reazione del greggio, in riapertura dopo una pausa prolungata, non si è certo fatta attendere sul mercato e si è mostrata assolutamente in linea con le previsioni, nel senso che ha mostrato un forte balzo in avanti salendo di un dollaro e mezzo in meno di 10 minuti. Il percorso discendente del petrolio (WTI) incominciato a metà dicembre a 103 indica per le prossime ore un livello di resistenza dinamica a 101.20 e se questo dovesse essere rotto porterebbe alla conferma di una figura di continuazione del trend primario (in salita sino da 75, sino da inizio ottobre) e quindi in salita sin oltre il precedente massimo di riferimento di 104.75.

Tra il prezzo del greggio in possibile rialzo e l’aumento delle accise non stupirebbe vedere il prezzo della benzina a 2€ al litro nell’immediato futuro (ieri nel Sud Italia è stato visto 1.8020)…

Come dicevamo i cambi non hanno mostrato grandi sconvolgimenti ieri durante la nostra giornata, ma bensì con la riapertura dei listini azionari asiatici a seguito della pausa prolungata di Tokyo.

Cominciando ad osservare l’eurodollaro vediamo una grande stabilità, ieri, nei pressi di 1.2920 ed un forte balzo in avanti a ridosso della mezzanotte. La salita così mostrata ha avvicinato il cambio al massimo toccato venerdì pomeriggio, qualche pip al di sotto di 1.30 figura, livello che si candida a più interessante resistenza nel breve periodo.

Qui notiamo anche il transito delle media mobile di lunghissimo periodo, all’interno di un grafico orario. Ricordiamo che la trendline discendente, che guida il calo sino da inizio novembre ha come livello di rottura l’area di 1.3140, unico vero livello che potrebbe anticipare un cambio di rotta per la moneta unica, che sino ad allora rimane in calo.

Il cambio UsdJpy consolida sui livelli di minimo raggiunti due giorni fa. Il minimo del 18 novembre scorso, 76.60, si dimostra sempre piĂą come ultimo livello utile di supporto per andare ad interrompere questa rinnovata pressione ribassista. Sarebbe inevitabile, oltre questo livello, vedere il cambio di nuovo sui minimi storici di 75.55.

Il cambio EurJpy, nonostante abbia avuto una mano dal movimento a rialzo della moneta unica, si trova ancora in una posizione particolarmente delicata. La trendline di lungo periodo di supporto, a 99.50, al quale ci affidiamo come anticipatore di una continuazione del trend a ribasso, si trova ancora molto vicina e da un momento all’altro potremmo assistere ad una chiusura giornaliera al di sotto di questo livello.

Il cable ha mostrato una risalita nella notte, andando a continuare il percorso incominciato ieri mattina. Questo movimento ha portato negli ultimi minuti a rivedere il livello di resistenza indicato a 1.5570, al quale già abbiamo notato una certa resistenza. Il movimento di ripresa, a più ondate, evidente su un grafico di breve ed in atto da giovedì scorso indica un supporto dinamico poco al di sotto di 1.55.

Ottima conferma per il cambio EurChf dell’area di supporto indicata a 1.2125. Per la terza volta a distanza di tre mesi esatti abbiamo, infatti, visto i prezzi rimbalzare su questo preciso livello dando il via ad una ripresa che si potrebbe dapprima scontrare con la resistenza di 1.22 e poi con la più interessante, già indicata a 1.2240 da un gran numero di tentativi di rottura compresi fra il 21 ed il 26 dicembre scorsi.

Il dollaro australiano, beneficiando dei buoni risultati cinesi e della buona price action sui listini asiatici, ha potuto continuare il percorso di rafforzamento contro il biglietto verde. Allontanato 1.02 (che rimane comunque area di supporto durante il percorso in salita) l’obiettivo rimane posizionato a 1.0380, sul massimo degli ultimi due mesi di scambi.

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