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Petrolio e inflazione: vincono euro, dollaro canadese e franco svizzero

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(WSI)- Continuano i problemi in Libia e diventano sempre più preoccupanti, ma dopo la prima fase di avversione al rischio, percepita in primis lunedì mattina, quando abbiamo visto formarsi delle forti correlazioni che vedevano borse scendere con commodities e valute rifugio (franco svizzero, dollaro Usa ed in misura minore yen giapponese)salire, ci troviamo ora di fronte ad un mix di fattori che stanno a nostro avviso cominciando a muovere i mercati.

Parliamo della salita delle commodities, che rimane l’ultimo forte segnale che le tensioni si sono tutt’altro che allentate, e delle preoccupazioni degli investitori sugli impatti che questi continui apprezzamenti (che interessano in misura maggiore il settore energetico e delle materie prime) potrebbero avere sulla crescita delle diverse economie. E la preoccupazione è legittima in quanto ci troviamo di fronte alla tipica situazione dove ottenere due risultati buoni su due, diventa quasi impossibile.

Come sosteniamo da tempo infatti, il problema sarà quello di riuscire a coordinare le manovre di politica monetaria sui tassi di interesse dei diversi Paesi, in modo tale da non andare ad affossare definitivamente la crescita per far sì che le pressioni inflattive vengano tenute sotto controllo. Il fatto che la disoccupazione sia galoppante nella maggior parte dei Paesi industrializzati, è il motivo scatenante della mancanza di una forte ripresa dei consumi, che potrebbe pian piano ridare fiducia alle imprese che, assumendo, farebbero tornare ad aumentare i redditi personali che permetterebbero di rimettere in moto l’economia.

Se a questa situazione stagnante aggiungiamo il fatto che la continua salita del prezzo del petrolio si stia già riflettendo alla fine delle catene produttive (parliamo soprattutto dove il processo di trasformazione è molto veloce, ovvero del carburante utilizzato per automobili e mezzi da lavoro, mentre per quanto riguarda altre tipologie di prodotto l’elesticità dell’offerta risulta più vischiosa), capiamo come l’inflazione potrebbe andare ad affossare ulteriormente i consumi, alimentando questa spirale maledetta.

Bene, unendo i due fattori appena elencati, vediamo come gli effetti maggiori si stiano mostrando sul mercato valutario con una salita dell’euro e con una salita del dollaro canadese, entrambi contro il dollaro americano. Il primo ha mostrato un’ottima forza sui continui commenti hawkish che stanno arrivando dalla BCE, mentre il secondo sta beneficiando della salita del prezzo del petrolio, senza ombra di dubbio.

GbpJpy – grafico 4 ore

E cosa dire dell’America? Qui la situazione è diversa rispetto a quello che sta succedendo nel vecchio continente. Il FOMC risulta essere molto meno preoccupato riguardo l’inflazione rispetto ai cugini d’oltreoceano, con aspettative ancorate tra l’1.3% e l’1.7% e per quanto riguarda i dati pubblicati, ieri abbiamo assistito al rilascio dei jobless claims che hanno mostrato un miglioramento a 391.000 unità dal precedente 413.000, facendoci capire che ora che il tempo non sta più dando problemi, qual cosina in miglioramento si è mosso (la media a 4 settimane, significativa per valutare i movimenti delle richieste di sussidi di disoccupazione è scesa al minimo da 2.5 anni a questa parte).

Gli ordini dei beni durevoli sono stati rilasciati a +2.7%, trainati soprattutto dal settore aeronautico, ma analizzando tali ordini senza la componente dei trasporti, c’è stato un calo del 3.6%, non considerato tanto preoccupante visto la rivisitazione a rialzo del dato precedente, che è andata a compensare l’attuale. Attenzione oggi al GDP UK, atteso a +1.7% sull’anno (-0.5% sul mese) e a quello Usa, che dovrebbe migliorare lievemente rispetto al precedente 3.2%, portandosi a 3.3%.

Concludiamo la sezione di analisi tecnica per questa settimana con il cambio eurodollaro particolarmente vicino ad una potenziale livello di svolta importante. I prezzi infatti sono giunti nella notte nei pressi del precedente massimo mostrato a cavallo fra gennaio e febbraio, 1.3860. In attesa che questo sia superato e potenzialmente faccia compiere al cambio il salto che si aspettava al di sopra di 1.40 (per la precisione il punto di arrivo potrebbe coincidere con uno dei due massimi mostratiti dalla moneta unica a 1.4150 o 1.4250, visti tra ottobre e novembre), 1.3751-3730 diviene il livello di supporto di breve.

La tendenza in calo del cambio UsdJpy non accenna a fermarsi, con tutta una serie di segnali che indicano un potenziale ritorno al minimo di riferimento poco al di sopra di 81. Già ieri il cambio si è fermato a 50 punti di distanza da questo importante supporto e sino a che non vi sarà un ritorno al di sopra di quella linea di tendenza negativa che stiamo osservando da settimane, e che idealmente separa i due possibili trend, non possiamo considerare il cambio al sicuro e il rischio estensione ribassista sarà sempre alle porte. L’area da osservare per una svolta rialzista si trova prossima a 82.20 (confermata appunto dalla famosa trendline e dalla percentuale di Fibonacci dell’ultimo trend rialzista evidenziato dal cambio).

Abbiamo ricevuto una buona conferma ieri sul cambio EurJpy, ovvero che in molti si sono accorti di 112.10 come livello di supporto, dato che i prezzi sono giunti solamente ad una manciata di pips. La situazione non appare particolarmente chiara, dato che sono tre giorni che ci troviamo compressi fra un supporto, appunto a 112.10 ed una resistenza sempre inferiore ogni giorno che passa (per le prossime ore 113.35). In questo caso l’idea più brillante sembra di attendere che uno dei due livelli venga oltrepassato per schierarsi con la volatilità che si verrà a creare.

Passiamo a dare uno sguardo alla sterlina, prima di tutti nei confronti del dollaro. In questo caso notiamo come la linea che stiamo osservando da giorni è stata per pochi istanti oltrepassata, ieri, senza però per questo comprometterne il senso: questo lo si evince anche dalla successiva tenuta in più occasioni, osservando un grafico con un timeframe inferiore al giornaliero. Il livello che questa ci consegna oggi come supporto transita a 1.6125 e possiamo ipotizzare di continuare a sfruttarla sino a che definitivamente non dovesse essere oltrepassata. Il punto di arrivo, ancora una volta può essere riconosciuto in 1.6270.

Il cambio EurGbp ha beneficiato della salita della moneta unica degli ultimi giorni, andando a riportarsi verso un livello interessante. 0.8575, massimo di ieri, coincide con un preciso picco di volatilità di qualche settimana fa e può essere utilizzato come prossimo livello di resistenza alla salita.

Si è complicata velocemente la situazione della sterlina nei confronti dello yen. Siamo giunti in poche ore a toccare e verificare la prima percentuale utile di ritracciamenti di Fibonacci, il 38.2% 1.3165, di quel percorso rialzista di lungo che abbiamo potuto sfruttare sino a qualche giorno fa (compreso in 10 figure, tra 125.50 e 135.50). Per le prossime ore i cambiamenti dipendono da questo importante supporto e dalla resistenza di breve che si è venuta a creare, grazie alle ultime ore di scambi, nei pressi di 132.50.

Diamo ora uno sguardo al franco, che continua a beneficiare della situazione geopolitica.

Il rapporto di cambio con il biglietto verde ha mollato qualsiasi tipo di freno andando a registrare nuovi minimi nei pressi di 0.9230. Tracciando una linea di tendenza, che racchiuda i massimi calanti, possiamo notare come qualche segnale di ripresa si potrebbe avere solamente con un ritorno al di sopra di 0.9310: sino ad allora tentativi di ingresso fa favore del dollaro appaiono sempre più rischiosi.

Il rapporto contro la moneta unica si trova in una situazione leggermente migliore, seppur non certo a riparo da cali inattesi. Abbiamo assistito ieri ad un’interessante conferma di tenuta del livello posto a 1.2730, segnalando in più occasioni con un rimbalzo di almeno 50 punti in quanti stiano osservando questo livello. Se mai dovessimo assistere ad un suo definitivo superamento però potrebbe risultare interessante attendere di schierarsi a favore di una ripresa dell’euro almeno sino ad un ritorno sui minimi storici nei pressi di 1.24.

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