Roma – Il petrolio Brent quotato a Londra, al valore di $116 al barile, si appresta a registrare il rialzo trimestrale più forte in quasi due anni, condizionato dalle tensioni in Medio Oriente e dunque dai timori sull’offerta di greggio dai paesi del Nord Africa. Per il mercato del petrolio, in generale, questo è stato il trimestre più volatile dalla fine del 2008.
Il Brent scambia a meno di $4 dal massimo degli ultimi due anni e mezzo, vicino quota $120, testato lo scorso 24 febbraio. Guardando in avanti, secondo quanto riporta Reuters, gli analisti e gli investitori continuano a prevedere nuovi rialzi per i prezzi del petrolio.
In particolare, sui futures sul petrolio, che si aggirano oggi vicino a $115 al barile Tetsu Emori, gestore del fondo Astmax Investments con sede a Tokyo, vede un valore alla fine dell’anno a quota $120. “Il secondo trimestre è un buon periodo, e la domanda di petrolio dovrebbe aumentare”, afferma.
I prezzi del petrolio avevano subito una battuta d’arresto dopo la catastrofe del terremoto e dello tsunami che si è abbattuta sul Giappone lo scorso 11 marzo. Il paese è infatti il terzo consumatore di greggio. Ma se si considera che, dopo una forte battuta d’arresto del Pil nipponico prevista nel primo trimestre, la crescita economica del Sol Levante sarà sostenuta dal processo di ricostruzione -già in atto nelle zone colpite – si comprende come i prezzi dell’oro nero abbiano ancora margini di rialzo.