Le polizze vita rivalutabili tradizionali (caso vita, miste, ecc.), nate agli inizi degli anni ‘80, benché dal 2001 sia venuto meno anche il maggior vantaggio fiscale, sono tuttora utilizzate dagli operatori (non solo dagli agenti assicurativi), in quanto danno buoni margini a livello di provvigioni.
Le compagnie assicurative tengono particolarmente a questi prodotti, poiché contribuiscono in maniera determinante alla formazione dei ricavi attuali e futuri e, quindi, del valore delle compagnie stesse.
Infatti, uno dei driver principali nel calcolo dell’embedded value (tra i più importanti indicatori del valore delle compagnie assicurative, vedi riquadro), è dato dagli alti caricamenti prolungati nel tempo delle polizze ricorrenti di lunga durata (in particolar modo le miste).
Le reti di vendita finanziarie e assicurative utilizzano argomentazioni di vendita di facile presa sul risparmiatore, soprattutto in questi ultimi anni, date le difficoltà del mercato finanziario in genere: il tasso tecnico minimo garantito, la gestione separata obbligazionaria priva di rischi, la copertura caso morte, la semplice rateizzazione dei premi, i contenuti previdenziali, la solidità patrimoniale delle società produttrici.
Per questi motivi, i risparmiatori italiani continuano a sottoscrivere le polizze vita tradizionali, nonostante la loro inefficienza.
I nostri analisti, partendo da un caso pratico, dimostrano l’antieconomicità di questi prodotti, tanto importanti nelle strategie commerciali delle varie società.
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