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Per Opel la fine potrebbe essere vicina

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New York – Il settore automobilistico europeo, in generale, non gode di ottima salute. Anche il segmento premium che, fino a poco tempo fa, riusciva a galleggiare ora perde colpi. C’è tuttavia un malato che più di ogni altro crea forti preoccupazioni. E che, secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, rischia di non riprendersi più.

Si tratta di Opel, controllata tedesca dell’americana General Motors. La concorrenza sempre più agguerrita, insieme alla perdita di reputazione, ha spinto il costruttore tedesco in un baratro da cui rischia di non uscire.

Tutti i big europei dell’auto – si legge nell’articolo – stanno attraversando una fase di mercato nera. Nessuno escluso. Il calo delle immatricolazioni, conseguenza diretta di una contrazione dei consumi, ha finito per coinvolgere anche gruppi inossidabili come Bmw e Mercedes. Anche da un punto di vista geografico non ci sono sostanziali differenze.

Il calo delle immatricolazioni coinvolge Spagna e Italia, ma anche Francia e Germania. “Fino pochi anni fa si vendevano circa 16 milioni di auto ogni anno. Quest’anno si rischia di andare sotto quota 12 milioni”.

Ma torniamo a Opel. Secondo l’analisi del quotidiano, la situazione finanziaria del gruppo non è cambiata molto dal 2009, quando la General Motors, ha presentato istanza di fallimento, trascinando la controllata tedesca si è trovata a un passa dal baratro finanziario.

Oltre a un’evidente saturazione del mercato, il vero tallone di Achille della Opel è rappresentato dall’erosione costante della sua immagine. Che si è tradotto in un pericolo declino delle quote di mercato.

Si pensi solo a quello che è successo nel mercato tedesco: nel 1995, la quota di mercato di Opel era pari al 16,5%. Oggi si parla di un misero 7%. Troppo poco per rimettere i conti in ordine.