Chi ha investito i propri risparmi nei bond, considerandoli sicuri, rischia ora di assistere a una perdita di ben il 40%. E il problema è che esistono alte probabilità che a soffrire saranno soprattutto i pensionati che hanno destinato i soldi di una vita al comparto obbligazionario, reputandolo meno rischioso rispetto a quello azionario. In alcuni casi, una valutazione totalmente errata. A prevederlo è Ric Edelman, presidente esecutivo di Edelman Financial Services, società di pianificazione finanziaria con sede in Virginia, che gestisce $17 miliardi per conto di 31.000 famiglie americane. E’ la stessa società che ha raggiunto la vetta della classifica di Barron’s sui consulenti finanziari indipendenti stilata nel 2009, nel 2010 e nel 2012.
Nel corso di un’intervista telefonica rilasciata a Marketwatch, Edelman si è così espresso:
“L’investitore tipico di oggi non ha mai sperimentato un contesto di rialzo dei tassi ed è dunque emotivamente e storicamente non preparato a quello che accadrà quando i tassi saliranno fino al 3% o al 5%”. Il riferimento è all’inversione di rotta ormai decisa dalla Federal Reserve e alle imminenti manovre di politica monetaria restrittiva che dovrebbero fare la loro comparsa, negli Usa, a dicembre. Le incognite presenti sui mercati e il non sapere cosa sta per accadere, secondo l’esperto, sono tali da portare milioni di americani “ad adottare comportamenti, diversi per livello di rischio, senza sapere spesso neanche cosa stanno facendo. Si stanno preparando a perdere molti soldi nel corso dei prossimi anni, forse con perdite uguali a quelle sofferte sull’azionario nel 2008“.
Solo che stavolta le perdite colpiranno, come sta d’altronde già accadendo, le obbligazioni.
“Potremmo assistere a perdite del 20,30, 40% sul mercato dei bond nei prossimi anni, e le persone che sono maggiormente esposte sono i pensionati. Le persone che sono meno capaci di gestire le loro finanze sono quelle che probabilmente soffriranno di più”.
Per non parlare poi di chi ha scommesso sui bond dei paesi emergenti o sugli high-yield bond, alla ricerca disperata di rendimenti in un mondo di tassi rasoterra.
Basta ricordare che il mercato dei bond Usa ad alto rendimento ha un valore di $1.600 miliardi e quello dei bond corporate dei paesi emergenti vale $25.000 miliardi, per capire le conseguenze che un aumento dei casi di default scatenerebbe nella società americana, dopo l’incubo della crisi finanziaria del 2007-08.
La vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa ha cambiato, sui mercati, le carte in tavola.
Ora bisogna capire se questo cambiamento si consoliderà nel tempo o se, invece, gli scossoni che stanno travolgendo le diverse classi di asset mostreranno di avere un valore solo episodico. Il timore di fondo è che alcuni fenomeni in corso, come il bagno di sangue che ha travolto i bond, fossero da lungo tempo tempo destinati ad accadere, viste le politiche monetarie espansive senza precedenti adottate dalle banche centrali.
Il sell off era in qualche modo stato già scritto, tanto che diversi economisti e strategist di mercato, non solo negli ultimi mesi, ma anche negli ultimi anni, avevano lanciato un allarme sul pericolo bolla.
Indubbiamente, i vari piani di QE lanciati nel corso degli ultimi anni prima dalla Fed, poi dalla Bce, e possiamo dire sempre dalla Bank of Japan, hanno gonfiato il valore degli asset che sono andati a ingolfare i bilanci dei vari rispettivi istituti.
Il massacro sui bond globali che ha mandato in fumo 1 trilione di capitalizzazione, Trump o meno, secondo molti era ( è ancora?) inevitabile.
Quanto non è inevitabile è l’atteggiamento da panico di diversi investitori, soprattutto pensionati, negli States. Così, ancora, Edelman:
“Chi è a caccia disperata di rendimenti sta acquistando bond sempre più rischiosi. In particolare, queste persone si stanno posizionando su obbligazioni con scadenza nel lungo periodo, in quanto i bond a 30 anni pagano tassi di interesse più alti rispetto a quelli dei bond a tre anni. E stanno acquistando bond di società emittenti che hanno finanze poco solide”. Queste stesse persone “non capiscono che, con un rialzo dei tassi di interesse, il valore dei bond scenderà, così come, se la performance di una società si indebolirà, anche il suo rating scenderà e se il rating scende, scende anche il valore di bond”.