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(WSI) – «Il 1971 fu l’anno nel quale fu
lanciata per la prima volta in Italia un’offerta pubblica di acquisto: le azioni oggetto
dell’offerta furono quelle della società Bastogi. Contrastai il successo dell’iniziativa
rifiutando di cedere le azioni Bastogi possedute dalla Banca d’Italia ed invitando
ad assumere un comportamento analogo gli istituti di diritto pubblico che
avevano in portafoglio quote di queste azioni. Lo feci per quattro ordini di motivi:
il compratore non rivelava se stesso, ma si celava dietro una banca tedesca; non
dichiarava gli obiettivi che si proponeva con l’acquisto; non i criteri secondo i
quali determinava il prezzo; non le fonti di finanziamento.
Altre
preoccupazioni concorsero nel determinare il mio comportamento:
la personalità dell’autore dell’offerta di acquisto. Giudicavo Michele
Sindona un uomo di grande ingegno, conoscitore dell’ordinamento
giuridico e soprattutto delle sue lacune, rapido nell’inserirvisi
per trarne profitto, non alieno dal violare la norma giuridica,
convinto dei ritardi con i quali la violazione viene accertata e di
quelli ancora maggiori con i quali viene punita, arso dal desiderio
di conquistare ricchezza, non come obiettivo in sé, ma come strumento
di potere, sprezzante della parola data, propenso alla menzogna». Sono i pensieri di un ex governatore, resi pubblici il 27 ottobre
1987 da Guido Carli, allora senatore della Repubblica.
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