Pechino vieta opinioni ribassiste sui mercati, indice Shanghai lo ignora e scivola -3,5%
ROMA (WSI) – Altra giornata di sell sui mercati azionari cinesi, nonostante il Ministero della Propaganda in Cina abbia ordinato agli organi di stampa statali di pubblicare solo opinioni positive sugli indici, mettendo al banda ogni tipo di critica.
Lo Shanghai Composite Index ha chiuso al di sotto di quota 4.000 punti, livello che non è stato sfondato al ribasso, in chiusura, almeno dallo scorso 9 aprile. L’indice, in chiusura, ha ceduto -3,5% a 3.912,77 punti.
L’indice è entrato nel mercato orso lunedì, 29 giugno, dopo aver ceduto almeno -24% dai massimi testati lo scorso 12 giugno. I cali hanno ridotto il valore della capitalizzazione del mercato cinese di ben $2.400 miliardi.
“La soglia a quota 4.000 è un livello psicologico cruciale che non avrebbe dovuto essere sfondato al ribasso – ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Castor Pang, responsabile della divisione di ricerca presso Core Pacific Yamaichi, a Hong Kong – Il governo dovrà intervenire con maggiori misure, altrimenti il mercato crollerà ulteriormente”.
Occhio alla volatilità a trenta giorni, al record dal dicembre del 2008. Successivamente al taglio dei tassi effettuato nel fine settimana, le autorità di regolamentazione cinesi sui mercati hanno invitato i mercati a non effettuare “operazioni short sulla base di rumor” e gli investitori ad agire in modo razionale.
Intanto lo Shanghai Stock Exchange ha reso noto che le due borse (Shanghai e Shenzhen) taglieranno le commissioni sulle transazioni finanziarie del 30%, a partire dal prossimo 1° agosto. Ancora, nella giornata di mercoledì la Commissione di Borsa cinese ha annunciato che non richiederà più alle società di brokeraggio di costringere i clienti che non dispongono di garanzie sufficienti a vendere le loro azioni. (Lna)