Società

Pd Emilia-Romagna, inchiesta per due candidati alle primarie

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

BOLOGNA (WSI) – Matteo Richetti, il deputato Pd che si è ritirato dalla corsa per le primarie del centrosinistra in Emilia-Romagna, e Stefano Bonaccini, ancora candidato, risultano indagati nell’inchiesta della Procura di Bologna sulle spese dell’assemblea legislativa regionale. In tutto sono otto i consiglieri regionali del Pd iscritti nel registro degli indagati. L’accusa è di peculato.

A quanto filtra da ambienti politici, nei giorni scorsi alcuni esponenti del Partito democratico si sono recati in Procura, attraverso i propri avvocati, a fare istanza ex articolo 335 per sapere se ci sono procedimenti a proprio carico e tra questi, appunto, Matteo Richetti, assistito dall’avvocato Gino Bottiglioni, che lo ha visionato e ha fatto richiesta di avere copia degli atti. Proprio il legale ha chiarito che l’iscrizione nel registro degli indagati non è la motivazione del passo indietro di Richetti: “La scelta di ritirarsi dalla corsa non è legata alla vicenda giudiziaria che lo coinvolge”, ha detto Bottiglioni.

Anche Bonaccini è indagato – A confermare l’iscrizione nel registro degli indagati di Bonaccini è invece l’avvocato Vittorio Manes. “Ho appreso da poco che la Procura di Bologna sta svolgendo indagini anche sul mio assistito, così come su altri. E ci siamo subito messi a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito”. Bonaccini, come detto candidato alle primarie del centro sinistra in Emilia-Romagna, è anche il segretario regionale autosospeso del Pd.

“Non mi ritiro, chiarirò al pm” – Stefano Bonaccini non si ritira: “Ho appreso – scrive in una nota – che la Procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato, attraverso il mio legale di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito. Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento”.

Nove gli indagati nel Consiglio regionale dell’Emilia Romagna – Le indagini sono partite a fine 2013, quando la Gdf si era recata varie volte negli uffici della Regione. Allora era emerso che gli indagati erano i nove capigruppo del consiglio. Sotto esame le spese da giugno 2010 a dicembre 2011.

Richetti su Fb: “Mi ritiro perché serve unità” – “L’unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato”. Così Richetti ha motivato su Facebook la decisione di non presentare la sua candidatura. L’unità “per me, in politica, è un valore importante – scrive – così come lo è trovare un punto di sintesi, di lavoro insieme. Per questo non metterò in campo la mia candidatura. Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell’interesse dell’Emilia Romagna e del Pd. Ora non è il momento delle divisioni, il nostro Paese e la nostra regione non possono permetterselo”.

“Nel tempo in cui stiamo portando avanti riforme importanti per l’Italia – aggiunge – accolgo l’invito, arrivato da più parti, all’unità. Lo faccio perché non basta prendere applausi scroscianti dal nostro popolo, dai democratici, quando si fanno appelli alla coesione. Bisogna saperla realizzare. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo la loro faccia e la loro firma a mio sostegno, sapendo che non una goccia di questo sforzo andrà perduta”.