I listini azionari hanno perso un bel po’ di terreno nell’ultima seduta di una settimana viziata dagli sbalzi delle borse europee, con tutti i mercati, senza esclusione, zavorrati dai timori circa le implicazioni che i piani austeri di bilancio presentati dai Paesi della periferia dell’area euro avranno sulla ripresa economica. Nonostante i ribassi, l’ottava si e’ comunque chiusa in rialzo, per la prima volta da meta’ aprile.
A livello settoriale ad essere presi di mira sono stati in particolare i finanziari, i materiali di base e i tecnologici, con gli investitori che si sono rivolti invece ai comparti considerati per antonomasia i piu’ sicuri, come le societa’ di grandi magazzini.
Il Dow Jones ha perso l’1.51% a quota 10620.16, il Nasdaq l’1.98% in area 2346.85, mentre l’S&P 500 ha lasciato sul campo l’1.88% a 1135.68 punti. Sul paniere delle blue chip si salva solo Travelers, mentre Intel, American Express e Bank of America sono state schiacciate in fondo al listino.
L’enfasi dei mercati e’ sul rischio piuttosto che sulle buone notizie, che oggi in ambito macro non sono mancate. Ne offre un esempio lampante il balzo dell’indice di volatilita’ VIX, considerato il migliore indicatore per misurare la paura sui mercati, sopra quota 30, dopo essere in prossimita’ dell’area 20.
Le vendite al dettaglio relative al mese di aprile sono state migliori del previsto e pari a un +0.4%: le attese degli economisti erano per un progresso dello 0.2%. Si tratta del sesto progresso in sette mesi. La produzione industriale, sempre di aprile, e’ stata in linea alle attese e ha messo a segno il decimo risultato positivo consecutivo. Il dato preliminare di maggio della fiducia rivelata dall’Universita’ del Michigan e’ inferiore alle stime degli analisti per quanto il dato sia salito a 73.5 punti. A marzo scorte di magazzino esattamente in linea alle stime (+0.4%).
L’ultima seduta di una settimana iniziata all’insegna di importanti rally, si conferma dunque all’insegna delle vendite. Alle preoccupazioni sui conti pubblici dei PIIGS si sono aggiunte nuove indagini sulle banche e nuove regole per il settore delle carte di credito. Soffre anche il settore tecnologico appesantito dal tonfo di Nvidia.
D’altra parte anche gli indici del Vecchio continente sono colpiti da forti vendite: Milano ha ceduto il 5.26%, Parigi il 4.3%, Berlino il 3%. Londra ha ceduto il 2.88% mentre Madrid e’ la peggiore con un -7.3%. Proprio in Spagna (dove per la prima volta dal 1986 i prezzi al consumo di aprile hanno evidenziato una variazione negativa del dato core, ossia depurato dalle componenti energia ed alimenti) e’ stato annunciato uno sciopero dei dipendenti pubblici contro le misure di austerita’ adottate due giorni fa dal governo. Hanno pesato inoltre le dichiarazioni del numero uno di Deutsche Bank secondo cui la Grecia difficilmente onorera’ i propri impegni. Il punto su cui gli esperti iniziano a interrogarsi sono proprio le misure di austerita’ di Madrid, Lisbona, Atene e anche di Paesi come l’Inghilterra.
Anche oggi fari puntati sul settore finanziario dopo la notizia dell’ultima indagine lanciata dalla Sec su alcuni colossi bancari. In particolare, secondo quanto ha reso noto il Wall Street Journal, JP Morgan Chase, Deutsche Bank, Ubs e Citigroup, avrebbero ricevuto un’ingiunzione dalla commissione riguardo a presunte irregolarità commesse nella vendita di bond municipali. Goldman Sachs e Morgan Stanley, inoltre, sono già oggetto di un’indagine simile.
L’inchiesta della Sec va ad aggiungersi a quella resa nota ieri e avviata dalla procura generale di New York che sta indagando su Goldman Sachs, UBS, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Credit Agricole e Merrill Lynch, ora controllata dalla Bank of America.
Soffrono i gruppi delle carte di credito come Visa e MasterCard dopo che il Senato ha deciso di permettere alla Fed di controllare le provvigioni applicate dagli istituti.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio continuano a perder quota, scivolando sui minimi di tre mesi. I futures con consegna giugno segnano un calo di $2.79 attestandosi a quota $71.61 al barile. Sul valutario la moneta unica si attesta a $1.2375 (-1.26%) nel tardo pomeriggio di New York, dopo aver toccato i livelli piu’ bassi da ottobre 2008. Inverte rotta l’oro ora in calo di $1.40 in area $1222.70 dopo aver raggiunto un nuovo record un giorno prima. Il flight to quality premia i prezzi dei Treasury, con il rendimento sul benchmark decennale che e’ sceso al 3.4420% dal 3.5640% di ieri (-12.2 punti base).