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Parole della Fed spingono il dollaro

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Legnano – Nella giornata di ieri tutti gli occhi erano puntati in direzione della riunione della Fed.

Ebbene l’attesa ha ampiamente ripagato, poiché quanto dichiarato potrebbe risultare come un buon segnale sull’economia americana, quasi come un ulteriore tassello di conferma della tendenza degli ultimi dati visti nelle settimane passate.

L’economia a stelle e strisce si trova in una condizione di “moderata espansione” con incoraggianti segnali di “miglioramento provenienti dal mercato del lavoro”: per questa ragione la Fed ha confermato di voler perseguire l’obiettivo di tassi particolarmente bassi sino allla fine del 2014 e soprattutto non ha accennato ad un eventuale nuovo piano di Quantitiative Easing.

Ricordiamo che i Fed Funds sono compresi ora all’interno di un range che va da 0 sino a 0.25% dal dicembre 2008, quando era lontanissima l’idea che sarebbero rimasti a quel livello per anni.

Come si dice però, non è tutto oro ciò che luccica, dato che qualche commento è andato a confermare come il mercato del lavoro, seppur in ripres, rimanga la grande incongnita, l’anello debole della catena se vogliamo: il tasso di disoccupazione si trova ancora ad un livello troppo elevato e il rallentamento economico globale rappresenta un rischio reale per il percorso in ripresa che è stato intrapreso. Sopratttutto la Fed si è dimostrata preoccupata dall’impennata del greggio di febbraio che potrebbe avere un impatto negativo sull’altro sofferente mercato, quello immobiliare da cui poi di fatto era iniziata la crisi anni indietro.

E il mercato come ha reagito? Diremmo più che bene dato che, per fare un esempio, il NASDAQ ha potuto raggiunge, con il balzo di ieri, un livello sopra i 3.000 punti per la prima volta dopo 12 anni, e in contemporanea, per la prima volta insieme, il DOW è salito al di sopra di 13.000 punti.
Il dollaro ha potuto guadagnare terreno, specialmente contro lo yen ed euro (che in qusto momento sembra trovarsi svantaggiato competititivamente) riportandosi sui massimi da mesi contro il primo e settimane contro il secondo.

Anche dal Vecchio Continente sembrano arrivare notizie positive, nonostante il mercato, con l’eurodollaro in particolare, sembra indeciso su quale direzione prendere.

In primis Fitch ha rialzato il rating di lungo termine di Atene portandolo dal recente C al nuovo B-, sottolineando come il primo miglioramento del rating a seguito di un ininterrotto fiume di bocciature, sia arrivato dopo l’adesione del 96% dei creditori nello scambio di Bond.

L’agenzia di rating ha però sottolineato che la situazione rimane delicata, con rischi di default marcati a causa delle sfide che si troverà ad afrontare ora la Grecia… lo stesso motivo per cui, dopo una notizia che sarebbe dovuta essere positiva, gli investitori sembrano stare alla larga dalla moneta unica.
Il secondo commento moderatamente positivo arriva dal presidente della BCE, Draghi, che in un intevento a Parigi ha confermato di vedere segnali di stabilizzazione della zona euro e che questo è il momento giusto per approfittare per continuare il processo di miglioramento.

Il buon momento americano ha permessso al cambio EurUsd di andare rompere i minimi precedentemente visti due giorni prima e di continuare la strada di quel percorso ribassista che sembra continuare a indicare in 1.2975 il punto di arrivo. 1.3080-1.31 figura è diventato invece il livello di resistenza al quale guardare nelle prossime ore.

Il cambio UsdJpy ha approfittato particolarmente dei commenti della Fed andando a mostrare livelli superiori ad 83 figura per la prima volta da metà aprile scorso (11 mesi).

La tendenza di fondo, in questo caso, crediamo che non sia da interpretare, dato che sembra quanto di più vicino alla definizione di trend: la linea inferiore che supporta questo percorso passa, nelle prossime ore, a 82 figura mentre un ipotetico punto di arrivo si trova poco al di sotto di 84, seguito poi a breve distanza da 85.50 (visto l’ultima volta ad inizio aprile scorso e massimo del cambio raggiunto da settembre 2010).

Il cambio EurJpy ha seguito maggiormente il dollaro yen andando perfettamente a “sbattere” per alcune volte sul livello ipotizzato come resistenza: parliamo di 108.65 che possiamo riconoscere su un grafico orario per i numerosi tentativi di superamento messi a segno fra venerdì ed oggi. Ovviamente da questo dipende una continuazione del percorso rialzista dei prezzi. Il supporto di breve si trova a 108.20.

Il cable mostra forti escursioni durante la giornata, pur rimanendo all’interno di un percorso che sino dall’ultimo giorno di frebbraio scorso, rimane negativo. La trendline discendente indica per oggi una resistenza a 1.5735, mentre il minimo registrato due giorni fa a 1.56 rimane il livello da abbattere per mostrare livelli di sterlina abbandonati a gennaio, come per esempio 1.5570 (secondo livello di Fibonacci dopo 1.5650).

Forse la sopresa più grande del mercato arriva dal franco, dato che per la prima volta da giorni sono arrivati segnali di ripresa del cambio EruChf.
Ci si accontenta di poco, in realtà, dato che i prezzi sin sono mossi di una quarantina di pip da ieri, anche se ciò che conta davvero è la ripresa di un range superiore ai 10 pip canonici da febbraio e soprattutto la prima rottura di 1.2070. Se anche 1.2125 dovesse saltare, a breve, potremmo tornare fiduciosi su una ripresa della moneta unica nel medio-lungo.

Concludiamo con il cambio AudUsd, dove possiamo distinguere con facilità una lateralizzazione di prezzi compiuta sino da lunedì. Un grafico orario, per esempio, mostra come il cambio si sia mosso in questi ultimi due giorni all’interno di un range compreso fra 1.4080 (primo supporto, nonché ritraccciamento di Fibonacci) e 1.0560. Crediamo non sia difficile ipotizzare una strategia di trading odierna dopo un movimento laterale del genere.

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