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Parola d’ordine: vendere. Giù le borse Ue, male anche i futures Usa

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Dall’Asia all’Europa, i listini azionari sono preda di forti smobilizzi. In rosso anche i futures Usa: a tre ore e mezza circa dall’inizio della sessione, i future sul Dow Jones perdono 80 punti, quelli sul Nasdaq cedono 15 punti e quelli sullo S&P 500 arretrano di 9,50 punti.

Prosegue negativa anche la seduta per i principali listini europei, che fin dall’inizio delle contrattazioni hanno puntato con decisione verso il basso, guardando alla performance preoccupante della borsa di Tokyo: l’indice Nikkei ha chiuso infatti sotto i 9mila punti, sui minimi da quindici mesi, scontando soprattutto l’inattività del governo di fronte all’apprezzamento della valuta nazionale, che penalizza la nazione fortemente orientata all’export: il colloquio telefonico tra il primo ministro Naoto Kan e il governatore della Banca del Giappone si è concluso infatti senza alcun risultato rilevante.

Le vendite colpiscono tutti i listini del Vecchio Continente, e Piazza Affari vede gli indici Ftse Mib e All Share arretrare dell’1,40% circa. L’indice Ftse Mib, in particolare, sfonda al ribasso la soglia psicologica dei 20 mila punti.

Sotto tiro i ciclici, Italcementi -3,15%, Buzzi Unicem -2,40%, Prysmian -2,33%, Impregilo -2,34%, Stm -1,92%. Stessa musica sulle banche, Unicredit -2,10%, Madiobanca -1,79%, Ubi Banca -1,85%, Banco Popolare -1,93%, Bpm -1,37%, Mps -1,35%. In particolare, i titoli cementiferi si allineano alle flessioni che colpiscono il settore costruzioni in Europa, sulla scia dell’allarme utili lanciato dalla società irlandese Crh e del report negativo di BofA Merrill Lynch sulla francese Lafarge.

In generale, oltre a scontare le chiusure negative di Tokyo e di Wall Street , le piazze finanziarie del Vecchio Continente pagano ancora gli effetti delle dichiarazioni di Moody’s, che ieri ha affermato che le misure anti-deficit potrebbero impattare i rating. Secondo l’agenzia di rating le misure di austerità adottate da molti stati europei per arginare i problemi finanziari potrebbero, nel lungo termine, rallentare la crescita dell’economia in Europa rispetto al resto del mondo e impattare negativamente i futuri rating del debito sovrano.

Ovviamente, precisa Moody’s, molto dipende dalla durata delle misure di austerity. L’agenzia monitorerà da vicino i costi-benefici sulla crescita economica legati alle misure anti-deficit, definite “difficili e dolorose”.

Ma sui mercati la costante carrellata di notizie poco confortanti fa prevalere l’avversione al rischio, come mostrano anche le turbolenze sul mercato dei cambi.

L’euro rimane infatti sotto attacco e il protagonista indiscusso del forex è senza dubbio il SuperYen, dopo il nulla di fatto da parte delle autorità del Sol Levante.

Il movimento rialzista della moneta nipponica si e’ inoltre ulteriormente rafforzato dopo le parole del ministro delle finanze giapponese, Yoshihiko Noda, il quale si e’ limitato a dire che Tokyo guarda con interesse a quello che succede sui tassi di cambio.

La valuta è così balzata sul dollaro a 84,48, il massimo dei 15 anni, e sull’euro a 106,08, il massimo dal settembre 2001. L’euro rimane sotto pressione anche verso il biglietto verde, scendendo sotto la soglia a quota 1,27, a 1,2623.

Sul fronte macro, in mattinata è stato diffuso il Pil tedesco, salito del 2,2% nel secondo trimestre su base congiunturale e del 4,1% su base annua. Resi noti anche gli ordinativi all’industria dell’Eurozona che, con un rialzo del 2,5% a giugno, hanno deluso le attese.

A questo punto l’attenzione degli investitori si sposta sugli Stati Uniti, dove nel pomeriggio saranno rese note le vendite di case esistenti, relative al mese di luglio (grande trepidazione degli operatori anche per gli altri indicatori Usa cruciali di domani e venerdì, rispettivamente le vendite di case nuove e la revisione del Pil del secondo trimestre).