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PARMALAT, TRIBUNALE DECIDE LO STATO DI INSOLVENZA

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A Parma, in procura, arriva il commissario straordinario Enrico Bondi, mentre il procuratore capo Giovanni Panebianco, sotto inchiesta per corruzione, si difende: “Un colpo basso”. Intanto, anche a Milano è un sabato di lavoro per i pm Francesco Greco e Eugenio Fusco, due dei magistrati titolari dell’inchiesta giudiziaria sul dissesto di Parmalat.

Con il collega Carlo Nocerino, infatti, i magistrati sono da stamattina in ufficio con gli ufficiali della Guardia di Finanza incaricati delle indagini. A quanto si è appreso, i pm stanno studiando le carte sequestrate nei giorni scorsi in vista di nuovi interrogatori il cui
calendario, però, non sarebbe ancora stato definito.

Ma torniamo a Parma. Dove Enrico Bondi si è chiuso nella stanza in cui erano già al lavoro le due pm Silvia Cavallari e Antonella Ioffredi. Un breve saluto, poi il colloquio con il giudice delegato ai fallimenti, Vittorio Zanichelli. Bondi, accompagnato dai collaboratori che lo coadiuvano in questi primi giorni, gli ha presentato una relazione sullo stato patrimoniale dell’azienda di Collecchio.

“Stiamo lavorando, credo bene, e se sarà così lo vedremo presto”, ha detto il supermanager al termine del colloquio. Anche se, sembra di capire, è molto difficile che riesca a trovare la quadratura del cerchio prima della fine dell’anno, ed è più che probabile che il piano di salvataggio, come del resto aveva annunciato lo stesso Bondi, non arrivi prima di gennaio.

Appena uscito dal Tribunale Enrico Bondi, è immediatamente cominciata la Camera di Consiglio del tribunale fallimentare parmigiano, che ha deliberato lo stato di insolvenza della Parmalat. Con esso scatta

immediatamente la procedura di prededucibilità dei crediti a vantaggio, ovviamente, dei fornitori di latte.

Intanto, potrebbe essere vicino l’interrogatorio del patron di Parmalat Calisto Tanzi, che è ancora all’estero. “Dovrebbe presentarsi”, ha detto Panebianco, che nell’occasione ha affrontato anche il delicato tema dell’inchiesta che lo riguarda in prima persona. “Non sono io il titolare delle indagini” ha risposto a chi gli chiedeva se, dopo le vicende emerse in questi giorni nei suoi confronti circa suoi legami con uomini di Callisto Tanzi, si aspettasse una avocazione dell’indagine da parte della Procura Generale di Bologna.

Quanto alla richiesta di rinvio a giudizio a suo carico formulata dalla Procura di Firenze, Panebianco ha detto che “il 5 marzo ne discuteremo all’udienza preliminare e andrà come andrà”. Ma ha poi aggiunto: “E’ un colpo basso. Solo un colpo basso”.

Quanto al “dopo” Parmalat, cominciano a farsi strada ipotesi e interessati. Tra questi Granarolo, che si dice pronta a intervenire acquistando rami d’azienda o partecipando a soluzioni alternative che prevedano anche la nascita di una nuova società. Lo dice il presidente del gruppo, Luciano Sita: “Per il momento non abbiamo ancora manifestato interesse – spiega Sita – ma non c’è dubbio che l’azienda industrialmente presenti pezzi di grande valore e che se fossero messi sul mercato potrebbero essere di nostro interesse. La Granarolo quindi, che oggi “è il primo gruppo operante nel latte in Italia è molto attenta, anche se la vicenda è appena all’inizio e occorrerà vedere cosa decideranno i curatori, consapevoli comunque che abbiamo sempre dei vincoli Antitrust”.

La Granarolo sarebbe disponibile a prendere in considerazione anche altre strade pur di salvaguardare un patrimonio italiano che rischia di finire “nelle mani dei grandi gruppi del nord Europa”.

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