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(MF-Dow Jones) – Ferrero “ha fatto dichiarazioni inequivocabili, per un progetto industriale di lungo periodo potrebbero essere interessati. Questo e’ uno dei presupposti su cui stiamo lavorando, non e’ l’unico, ma il piu’ rilevante”.
Lo ha detto l’a.d. di Intesa Sanpaolo Corrado Passera parlando dell’operazione Parmalat a margine di un convegno a Roma. Commentando il decreto anti-scalata approvato ieri dal Governo, Passera ha sottolineato come “il fatto di avere un po’ di tempo e’ uno dei presupposti positivi che oggi abbiamo. C’e’ una bella agenda industriale – ha proseguito l’a.d. riferendosi a Ferrero – potenzialmente interessata ad un discorso industriale di lungo periodo. L’appoggio del mondo del credito c’e’ sicuramente”; con il decreto adesso “c’e’ anche il tempo di mettere insieme qualcosa, quindi alcuni presupposti per un’iniziativa valida ci sono”.
In merito alle critiche rivolte da alcune parti come Confindustria al decreto anti-scalate, “io credo che dare del tempo in questa situazione e valutare se esistono piu’ alternative non sia un’iniziativa sbagliata. Quando c’e’ di mezzo – ha aggiunto – il passaggio di controllo di aziende rilevanti, assicurarsi che ci possono essere operazioni di mercato alternative sulle quali il mercato poi decidera’, a me sembra un modo di affrontare le cose in maniera utile, costruttiva e concreta”.
Sulle risorse finanziarie necessarie per acquisire il controllo di Parmalat, Passera ha sottolineato come “e’ chiaro che le aziende si acquistano con impegni finanziari importanti, adeguati alle dimensioni e al piano di sviluppo che si vuole avere. Credo che nessuno abbia in mente di pensare al futuro di Parmalat senza avere adeguate risorse”. In merito al possibile coinvolgimento di altre banche nell’operazione, secondo me “seguiranno in tanti. Quando ci sono progetti industriali seri, raccogliere fondi di solito non e’ un problema, percepiamo un crescente interesse intorno a questa possibile operazione”, ha concluso Passera.
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Il caso Parmalat continua a far discutere, e a provocare nuovi dibattiti. Questa volta a scendere in campo è stata la stessa Confindustria, che ha espresso critiche nei confronti del decreto anti-scalate che è stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. Con tale decreto, il governo italiano ha manifestato la volontà di adottare misure per proteggere le società italiane attive nei settori dei beni alimentari, dell’energia, della difesa e delle tlc da possibili operazioni di takover.
Ma, con un comunicato stampa, Confindustria ha scritto che “gli interventi mirati ai singoli casi, come quello incluso nel cosiddetto decreto anti-take over…non risolvono il problema fondamentale e, nel cambiare le regole del gioco quando esso è in atto, si rischia di indebolire ulteriormente la capacità dell’Italia di attrarre investimenti stranieri”.
Intanto il destino di Parmalat rimane sempre più oscuro. Si apprende da Reuters in mattinata che il colosso dell’industria dolciaria Ferrero, starebbe pensando di unire le proprie forze a quelle di Lactalis per il controllo dell’azienda di Collecchio. La notizia è stata riportata inizialmente dal Les Echos.
Michel Nalet, portavoce di Lactalis, ha preferito non commentare le indiscrezioni, ma ha ripetuto che “Lactalis rimane aperta alle trattative per contribuire all’espansione di Parmalat in Italia e nel mondo”. No comment anche da parte di Ferrero.
Si sa comunque che i funzionari di Ferrero hanno incontrato i proprietari di Lactalis questa settimana a Parigi, per discutere sulla possibile acquisizione della partecipazione del 29% che Lactlis detiene in Parmalat. Ma, stando sempre a Les Echos, nessun accordo è stato raggiunto. A quel punto, Ferrero ha presentato però un’altra proposta: quella di dar vita a una holding comune con Lactalis.
tale holding potrebbe attrarre altri investitori come la società italiana Granarolo e le banche italiane come Intesa SanPaolo, Mediobanca e forse anche Unicredit (riporta sempre Les Echos).
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17.08 Societe’ Generale compare a sopresa tra gli azionisti di Parmalat. Il gruppo bancario francese ha il 5,081% del gruppo alimentare italiano. L’operazione e’ datata 18 marzo, ma dal file della Consob si nota che SocGen era gia’ possesso del 3,68% di Parmalat dallo scorso 16 marzo. Da segnalare che sempre lunedi’ 18, Lactalis aveva comunicato di avere una quota di Parmalat, tra diretta e legata all’equity swap, potenzialmente pari al 13,67%: 8,597% come azioni ordinarie effettivamente possedute e 5,081% legate all’equity swap. Quest’ultima percentuale di capitale di Parmalat e’ la stessa dichiarata oggi da SocGen e dunque riconducibile all’equity swap. (ASCA)
14.24 La Commissione europea vigilera’ sul rispetto delle norme comunitarie sul mercato interno e la concorrenza. E’ quanto ha precisato il portavoce della Commissione europea in merito al dl anti-scalate approvato dal consiglio dei ministri. ”Non abbiamo ricevuto ancora alcuna notifica di provvedimento dall’Italia – ha proseguito il portavoce – e pertanto in assenza dei testi legislativi non commentiamo discussioni o altro”. (ASCA)
11.50 Via libera dal Consiglio dei Ministri al decreto anti-scalate, che restringe il margine di manovra per le societa’ straniere che vogliono prendere il controllo di societa’ italiane. E’ quanto si apprende da ambienti di governo. Il decreto viene dopo le operazioni di Lactalis in Parmalat e per tutelare Edison dalle mire di Edf.(Agi-Asca)
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Lactalis e i fondi esteri soci di Parmalat hanno siglato un accordo per la cessione di tutte le quote al gruppo francese ad un prezzo di 2,8 euro per azione (per un totale di circa 744 milioni di euro). Lactalis, dopo l’acquisizione di questa quota del 15,3%, ora controlla direttamente o indirettamente il 29% di Parmalat ad un passo dalla soglia del 30% che prevederebbe l’opa obbligatoria.
L’INTESA – Lactalis – si precisa in una nota – ha raggiunto l’accordo «nelle prime ore di oggi» con i fondi Zenit Asset Management, Skagen As e Mackenzie Financial Corporation per l’acquisto di tutte le azioni ordinarie in loro possesso, pari al 15,3% del capitale, ad un prezzo di 2,8 euro per azione. L’accordo – prosegue il comunicato – verrà eseguito «in data odierna nei più brevi tempi tecnici necessari» e l’esecuzione potrà avvenire «mediante acquisti effettuati direttamente dal gruppo Lactalis», e, in alternativa, «nell’ambito di contratti di equity swap».
IL TITOLO – Lunedì la Consob aveva chiesto chiarimenti sulle mosse di Lactalis, che in precedenza aveva annunciato che non sarebbe cresciuta nel capitale. Il titolo Parmalat è stato sospeso in Borsa per alcuni minuti per poi ritornare alle contrattazioni facendo segnare un netto ribasso «E’ finito l’appeal speculativo del titolo, a questo punto i giochi sembrano fatti, il mercato non crede in una contromossa di una cordata italiana», osserva un trader.
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Lactalis stanza dei bottoni. Si cerca soluzione tricolore ”last minute” +++.
(ASCA) – Roma, 22 mar – In Borsa ondata di vendite su Parmalat che perde il 6%. Il gruppo francese Lactalis ha acquistato dai fondi esteri il 15,3% del capitale del gruppo italiano. Ora, tra partecipazione diretta e potenziale,i transalpini controllano fino al 29% del capitale di Parmalat. Lactalis ha pagato le azioni Parmalat 2,8 euro ciascuna, riconoscendo ai fondi un premio del 13% sulle quotazioni di borsa del titolo.
Lactalis si e’ fermata al 29% per evitare l’Opa obbligatoria ma e’ diventata, di gran lunga, il maggiore azionista di Parmalat. Poi ci sono BlackRock, fondo di investimento Usa, con il 4,9% e Intesa SanPaolo con il 2,4%. Dunque per Lactalis si apre la stanza dei bottoni di Collecchio, i francesi hanno infatti presentato una lista di loro candidati per il Cda. Sfuma cosi’ l’appeal speculativo legato a un battaglia in assemblea tra francesi, fondi esteri e l’attuale management, che fa capo all’attuale Ad Enrico Bondi, sostenuto da Intesa SanPaolo.
Insomma, ”rien ne va plus (nulla puo’ essere piu’ fatto)”, a meno che, nell’assemblea dei soci del prossimo 12 aprile, si materializzi una cordata tricolore ”last minute”. Certo la nota dei fondi esteri lascia poche speranze quando ricorda che solo Lactalis ha presentato un’offerta di acquisto. Molte parti interessate si sono avvicinate, ma poi i soldi li avevano solo i francesi.
Il governo ha acceso un faro sulla vicenda di Parmalat, definita asset strategico da difendere, ma oltre ai provvedimenti legislativi in difesa dei settori nazionali, peraltro ancora da emanare, serve anche qualcuno che ci metta i capitali. Si e’ parlato di una cordata guidata dal gruppo Ferrero, ma per contare quanto i francesi, dunque arrivando al 29% del capitale di Parmalat, servono, ai prezzi correnti di Borsa, almeno 1,2 miliardi di euro. ”Mi sembra che il tempo sia quasi scaduto. Opporsi ai francesi attraverso la Borsa farebbe volare i prezzi delle azioni Parmalat, rendendo ancora piu’ onerosi i piani della cordata italiana”, spiega un analista. Paradossalmente la cordata tricolore ”last minute”, potrebbe non essere ”low cost”.