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PARMALAT, CHOC EPICURUM. CI SONO SOLDI PER I BOND?

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Nuovo choc Parmalat sul controverso fondo Epicurum, mentre cresce il nervosismo sul fronte obbligazionario e la Consob riaccende i fari sulla società per capire se ci sono i soldi per rimborsare i bond in scadenza. Mentre il gruppo di Collecchio, aggiungendo incertezza ad incertezza, ha convocato un cda straordinario per domani alle 18, chiedendo nel frattempo la sospensione per due giorni dei titoli in Borsa.

Dopo aver mancato la scadenza del 4 dicembre, annunciata dalla stessa Parmalat per il rientro della somma versata nel veicolo finanziario basato alle Cayman, di primo mattino la società di Calisto Tanzi ha annunciato a sorpresa che non solo il previsto bonifico di 590 milioni di dollari (circa 490 milioni di euro) non è stato effettuato dal fondo, ma che è stato persino chiesto un rinvio.

La maggioranza dei sottoscrittori di Epicurum, ha fatto sapere Parmalat, ha infatti richiesto di monetizzare la propria quota nel veicolo finanziario off-shore, che ha così deciso di procedere alla liquidazione globale di tutte le attività. Uno scarno comunicato, quello di Parmalat, in cui si tace tra l’altro anche delle sorti del rimborso da 13,3 milioni di dollari per il contratto di swap valutario che avrebbe dovuto venir estinto assieme al versamento per Epicurum.

Un portavoce del gruppo, che nel comunicato aggiunge di riservarsi ogni decisione sulla notizia relativa al fondo caymano, precisa che il cda di domani è chiamato a prendere delle “decisioni importanti per il gruppo”. Tra le attese, quella di un incarico per una riorganizzazione dell’indebitamento, una ristrutturazione per la quale sono stati ipotizzati i nomi più disparati, anche se solo Deutsche Bank si è esplicitamente candidata. Sul tappeto, inoltre, il capitolo delle cessioni, in testa quelle dei prodotti da forno.

Tutti i titoli Parmalat e i relativi covered warrant sono stati intanto sospesi dalle negoziazioni di Borsa, mentre restano in tensione i bond del gruppo, con le diverse obbligazioni emesse dal gruppo scambiate con rendimenti crescenti e un crollo nei prezzi. Dopo la nuova doccia fredda di Epicurum, l’agenzia Standard & Poor’s mantiene i riflettori puntati sul rating societario, posto sotto osservazione per un possibile declassamento al livello junk sin dallo scorso 11 novembre.

Va però crescendo l’incertezza sul reale stato finanziario della società. Ufficialmente in giornata sono giunte a scadenza le obbligazioni per 150 milioni di euro emesse dal gruppo (i bond Parmalat Finance Corporation Bv, con rendimento al 6%, collocati da Caboto). Dalla Borsa del Lussemburgo, dove sono quotate le obbligazioni, è emerso in realtà che i bond sono giunti a maturazione già il 3 dicembre e, nel caso di un “periodo di grazia” di tre giorni, il termine ultimo per il pagamento sarebbe stato in giornata (mercoledì se il periodo di grazia dura cinque giorni).

Che le obbligazioni giungessero a maturazione il 3 dicembre è stato tra l’altro confermato anche da una delle banche incaricate del rimborso, Dexia Bil, che in quanto agente secondario afferma di non saper precisare ulteriormente i termini per il rimborso predisposto da Parmalat. La Consob, intanto, è nuovamente scesa in campo nelle vicende Parmalat, chiedendo al gruppo di Tanzi di dare informazioni al mercato e di rassicurarlo sui bond in scadenza. Non sono però attese per stasera nuove precisazioni da parte del gruppo.

Resta poco chiaro, comunque, come mai la società non abbia prontamente reagito alle richieste di informazioni sulla capacità di rimborsare i bond, emessi per un valore che raggiunge quasi i 7 miliardi di euro. Secondo le ultime informazioni (contenute nella trimestrale), solo 190 milioni di obbligazioni dovranno venir rimborsati da qui a un anno, dal momento che dei 550 milioni in scadenza a fine 2004, 360 milioni sono stati acquistati da un’impresa consolidata. Il tutto a fronte di una disponibilità a fine settembre pari a 4,2 miliardi di euro, e di disponibilità liquide per 1 miliardo (al 30 settembre l’attivo circolante è di 2,65 miliardi). Epicurum o meno, insomma, i soldi sulla carta ci sono.

Circa la misteriosa liquidità Parmalat, intanto, secondo una ricostruzione di stampa, ben 6,9 miliardi di dollari di liquidità sarebbero in realtà trasferiti alle Cayman: sarebbero infatti di questa entità i mezzi della controllata Bonlat Financing Corporation, con base nel paradiso fiscale. Guardando alle scadenze da qui a fine anno, intanto, altre poste rischiano di appesantire la situazione, con 400 milioni di dollari che con ogni probabilità dovranno venir versati a Bank of America.

Si tratta (pur senza conferme ufficiali) dell’ azionista di minoranza dell’unità brasiliana Parmalat Empreendimentos e Administracao, che senza una quotazione della società può costringere Collecchio ad acquistarne il restante 18,18% proprio per 400 milioni. Non sono mancati intanto i riflessi politici delle vicende Parmalat, con le dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

“Sembra che sia il turno, purtroppo, di un’altra importante holding italiana, che oggi non riuscirebbe a pagare la prima rata per i bond da essa emessi e collocati presso i risparmiatori da banche italiane – ha detto il presidente emerito con un accenno al precedente di Cirio -. E’ una buona occasione perché l’amico Antonio Marzano possa dire che anche questa volta la Banca d’Italia ha esercitato in modo eccellente le sue funzioni di vigilanza, magari a tutela delle banche… e non certo dei risparmiatori!”.

PARMALAT: TUTTI I BOND DEL GRUPPO/SCHEDA

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8 Dicembre 2003 20:37 ROMA (ANSA)

(ANSA) – ROMA, 8 DIC – Il valore nominale dei bond Parmalat in euro da qui al 2032 ammonta a 4.866,92 milioni di euro, più 725 milioni di dollari, 200 milioni di sterline e 877,60 milioni di euro di obbligazioni convertibili. Più nel dettaglio, nel 2005 il valore dei bond in scadenza é di 1.268,78 milioni di euro attraverso 4 emissioni, due delle quali, le più corpose (650 milioni a tasso fisso e 500 a tasso variabile), di Parmalat Finance e altre due (59,39 milioni l’una) di Parmalat Brazil. Quest’ultima ha in scadenza anche un’obbligazione da 150 milioni di dollari. Il 2006 è più leggero: un bond da rimborsare per 650 milioni di euro. Il valore nominale dei titoli in fase di rientro nel 2007 (due emissioni di Parmalat Finance e due di Parmalat Finanziaria) è di 656,58 milioni di euro. Nel 2008 è prevista la scadenza di 551,65 milioni di euro e di 500 milioni, di dollari, nel 2009 di 515 milioni di euro (tre emissioni di Parmalat Finance). Si passa poi al 2010 con 350 milioni di euro, al 2019 con 51,65 milioni, al 2021 con 350 milioni di obbligazioni convertibili, al 2022 con 246,4 sempre di obbligazioni convertibili. L’orizzonte si allunga infine fino al 2028 con 516,46 milioni e al 2032 con 306,8 milioni.

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