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PARMACRACK, SOTTO INDAGINE SETTE BANCHE ESTERE

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Sono sette le banche estere sotto indagine della Guardia di finanza di Bologna che ha avviato nuovi accertamenti sull’operato degli istituti che hanno avuto a che fare con Parmalat. Si tratta di Santander, Bank of America, Ubs, Citigroup, Jp Morgan, Deutsche Bank e Abn Amro.

Gli inquirenti comunque confermano che a oggi “non risulta indagato nessun banchiere”. Finora si è lavorato prevalentemente sulle dichiarazione rese. E aggiungono che ora “si faranno accertamenti sui rappresentanti di quelle istituzioni bancarie che hanno avuto rapporti molto stretti con il gruppo”.

Da ambienti investigativi di Parma si apprende inoltre che nel 2002, in seguito a un controllo mirato su Parmalat, da Brescia fu inviato un avviso di garanzia a Calisto Tanzi, nell’ambito di indagini sulla vicenda delle quote latte. Così come si apprende, da fonti del tribunale di Milano, che già lo scorso anno la Guardia di Finanza aveva aperto un’inchiesta su Tanzi e sull’operato della Parmalat: le Fiamme gialle si erano occupate in particolare di Hit, diventata poi Parmatour, arrivando a “un buon risultato di riscontro sia fiscale sia penale” e “producendo un dossier in base al quale la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo”.

Le complicazioni nell’indagine della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, evidenzia successivamente la fonte, sono derivate dal fatto che la sede legale di Parmalat Finanziaria era a Milano e questo “ha creato problemi di competenze”.

L’unico input che gli inquirenti hanno avuto in questi anni su Parmalat è stato il crac Cirio. Questo in quanto in entrambi i casi ci sono gli stessi revisori, le stesse banche e “la stessa tipologia di rapporti tra le azienda così come le stesse procedure finanziarie”.

Tornando a Parma, uno degli inquirenti che lavorano al caso Parmalat sottolinea che “l’intento è salvare il salvabile” ritrovando “più denaro possibile” e specifica che “per ora non ci sono tracce di tesoroni ma di tesorucci sì”. Per poi aggiungere che in questa fase “non è il caso di creare aspettative”.

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