Dalle banche sono in partenza circa 100 mila lettere indirizzate agli obbligazionisti Parmalat e Giacomelli. Per ricordare una scadenza importante, quella dell’insinuazione al passivo delle due società in amministrazione straordinaria, un passaggio fondamentale per poter ottenere i rimborsi parziali alla fine della procedura. Il Tribunale fallimentare di Parma, per l’azienda di Collecchio, e quello di Rimini, per Giacomelli, dovranno infatti accertare quanti sono i creditori delle due società che hanno diritto a ottenere una quota degli incassi che i commissari riusciranno a ottenere vendendo i rami aziendali e le partecipazioni che non fanno parte del core business. Anche se i riparti seguiranno una gerarchia ben precisa: prima i creditori privilegiati, come il fisco e le stesse banche, e a seguire gli obbligazionisti (che sono creditori chirografari).
Le scadenze si avvicinano: la prima è quella del 20 aprile per i titoli della Parmalat Spa. A seguire ci sono i bond emessi direttamente o garantiti dal gruppo alimentare: Parmalat Finanziaria, Eurolat, Lactis, Parmatour, Coloniale e tutte le holding olandesi. Per permettere a tutti i clienti che hanno dei bond nel proprio conto titoli di non perdere questa possibilità, l’Abi ha diramato una circolare agli istituti per organizzare e facilitare la raccolta dei documenti. Saranno le stesse banche a spedire ai possessori dei titoli Parmalat e Giacomelli, insieme alla lettera di spiegazione, il modulo per conferire il mandato al proprio istituto.
Con due possibilità. Utilizzare il canale postale o recarsi in banca direttamente per firmare i documenti. L’ iter dovrebbe anche accelerare il lavoro di raccolta visto che le banche potranno presentare una domanda di ammissione al passivo «cumulata», cioè sommando tutti i propri clienti. Per l’associazione bancaria guidata da Maurizio Sella il presupposto è che il servizio di sostegno per i clienti venga fornito dalle stesse banche a titolo gratuito.
Anche se resta il dubbio per i 2 milioni di euro di bolli richiesti dalla procedura: la tassa di 10,33 euro dovrà infatti essere pagata due volte, la prima per conferire il mandato al proprio istituto e la seconda per la regolare domanda di insinuazione al passivo (anche con la richiesta cumulata la burocrazia richiede il pagamento dell’imposta per ogni singolo creditore). Se la spesa dovesse alla fine gravare sui clienti questi si troverebbero infatti a pagare due volte rispetto all’invio della richiesta direttamente al Tribunale, come ammesso dalla legge.