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PARMACRACK,
I POLITICI CORROTTI SECONDO TONNA

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PARMA – Calisto Tanzi continua a parlare. E continua a battere lo stesso tasto: i rapporti intessuti con banchieri, imprenditori e politici, alcuni anche con incarichi istituzionali. E poi ancora, sebbene in modo generico, dei rapporti avuti in passato con esponenti della Guardia di finanza. La “collaborazione” con i magistrati milanesi che oggi lo hanno interrogato per la quinta volta in una settimana ruota tutta attorno a questi intrecci. Tanzi fa i nomi dei politici che negli anni a cavallo tra la prima e seconda Repubblica avrebbero ricevuto finanziamenti o aiuti da Parmalat. Una lista secretata insieme all’interrogatorio dell’ex patron della Parmalat. Alcuni di questi nomi eccellenti sono probabilmente gli stessi che l’ex direttore finanziario di Parmalat, Fausto Tonna tirò fuori durante gli interrogatori del 13 gennaio a Parma. Persone che compaiono a verbale senza che peraltro sia stato finora riscontrato alcun reato. A indicarglieli, ha dichiarato Fausto Tonna fu lo stesso Calisto Tanzi.

Sono una trentina, e alcuni sono venuti fuori: Ciricao De Mita, Francesco Cossiga, Calogero Mannino, la moglie di Lamberto Dini, Donatella Zingone, Franco Bonferroni, un ex deputato emiliano.

Cossiga. Francesco Cossiga, secondo quanto dichiarato da Tonna, suggerì a Calisto Tanzi l’acquisto di una società, la “Margherita yoghurt”, costituita con fondi per l’imprenditoria giovanile. Era il ’95 o il ’96, secondo quanto ha riferito Tonna e la Parmalat procedette all’acquisto su segnalazione di Cossiga.

Il senatore a vita ha subito commentato e con ironia le indiscrezioni. “Sinceramente non ricordo il nome di questa ditta pur essendo stato per molti anni un accanito consumatore di yoghurt e naturalmente, in quanto compagno di partito e della corrente della sinistra di Base, amico di Calisto. Può darsi anche che abbia raccomandato questa azienda, dato che ho fatto decine di raccomandazioni a industriali di destra, pochi, e poi di centro e di centrosinistra, come Calisto Tanzi”.

Calogero Mannino. Fu lui, secondo quanto riferito da Tonna, a sponsorizzare l’acquisto di un’altra società, la Cipro Sicilia. Immediata la risposta dell’ex ministro Dc all’Agricoltura: “Il mio interessamento per la soluzione della crisi dello stabilimento agrumario di Termini Imerese – ha dichiarato – fu esclusivamente istituzionale. Evitare che in Sicilia si chiudesse un impianto di trasformazione agrumaria proprio nel momento in cui a livello comunitario si chiudeva la vicenda dei treni per l’abbattimento, cioè la distruzione delle arance”.

Donatella Zingone. Per avere buoni uffici con Donatella Zingone, moglie di Lamberto Dini, Tanzi, sempre secondo quanto il patron riferì in seguito al suo direttore finanziario, assoldò un consulente di affari di nome Ottone, vicino all’imprenditrice, che fece acquistare alla Parmalat uno stabilimento in CostaRica, a un prezzo molto più elevato del suo valore reale.

Franco Bonferroni. Infine Tonna chiama in causa l’ex deputato emiliano, Franco Bonferroni, che a suo dire avrebbe caldeggiato diverse operazioni Parmalat in Vietnam e Cambogia che sarebbero state concluse da Alberto Ferraris, uno dei direttori finanziari.

Il giudizio del Tribunale di Bologna su Tanzi. L’ex re del latte oggi ha dovuto incassare il durissimo giudizio espresso nei suoi confronti dai giudici del Tribunale del Riesame di Bologna per negargli gli arresti domiciliari. Per anni Calisto Tanzi, è scritto nella motivazione, è andato “a caccia di arricchimenti sempre più sfrenati” con espedienti truffaldini che hanno avuto “un effetto devastante sull’economia nazionale e sulla credibilità del nostro sistema d’impresa”.

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