La psicosi per la scoperta di possibili nuovi casi Parmalat, sta colpendo duramente a Piazza Affari fra quelle società dove voci di conti non chiari, lancio di nuovi bond o obbligazioni in scadenza, possano far sospettare agli investitori analogie con il gruppo di Collecchio.
L’ultima vittima di questo stato animo di investitori professionali e azionisti (ma nelle sale operative c’é chi assicura che la speculazione in questi casi la fa da padrone, sfruttando ad arte i rumor) è stato il prestito obbligazionario convertibile da 55 milioni di euro lanciato da Finmatica, l’azienda di software del Nuovo Mercato guidata da Pierluigi Crudele che ha dovuto cancellare sabato sera l’operazione dopo il crollo dei titoli in Borsa.
Ma nei giorni precedenti improvvisi picchi di vendite avevano colpito diverse aziende quotate come ad esempio Benetton, Impregilo, Merloni o Tiscali a seguito di improvvisi ‘allarmi’, poi rientrati, sui conti delle società in questione o del loro indebitamento verso il mercato obbligazionario. Un fenomeno a cui si aggiungono le ‘montagne russe’ delle quotazioni dei titoli del comparto bancario sin dall’inizio della vicenda Parmalat, prima per via delle esposizioni degli istituti di credito verso l’azienda, poi per lo stillicidio di voci sul loro coinvolgimento e le responsabilità nel crak stesso.
Tornando a Finmatica la vicenda è scoppiata appunto lo scorso 7 gennaio dopo il lancio da parte della società di un’emissione obbligazionaria da 55 milioni di euro che ha avuto una pessima accoglienza dalla Borsa. Da un lato, infatti, l’azienda aveva dichiarato di possedere una buona liquidità, e il ricorso ai bond aveva spinto inevitabilmente a fare analogie con la situazione di Parmalat prima del crac, analogia rafforzata dalla condivisione con Collecchio della stessa società di revisione, quella Grant Thornton finita sotto inchiesta.
Finmatica aveva inoltre già emesso in precedenza un bond da 100 milioni di euro (con scadenza 2005) che avrebbe dovuto finanziare delle acquisizioni attese a lungo e invano da analisti e operatori. Le informazioni fornite nel corso dell’ultima settimana dalla società avevano poi avuto un effetto boomerang perché giudicate dal mercato incompleti o obsoleti, e il titolo non aveva arrestato la sua discesa arrivando a cedere il 28% dalla data dell’annuncio del bond. Le azioni erano rimaste così sospese nella seduta di venerdì in attesa del comunicato di chiarificazione finale che però, anche a causa delle precisazioni e dei rilievi richiesti da Consob e Borsa, è arrivato solo ieri in serata.
In esso Finmatica oltre a rinunciare al lancio dell’obbligazione per via della pressione del mercato, ha fornito i dati aggiornati sulla situazione dell’indebitamento, dell’attivo e della posizione finanziaria netta, oltre a preannunciare un nuovo piano industriale che verrà presentato alla comunità finanziaria entro 15 giorni. Un’iniziativa quindi dettata dal desiderio di andare incontro al mercato e alla stampa, con i vertici della società che hanno accettato di sottoporsi a un incontro con i giornalisti martedì prossimo per ‘un’operazione trasparenzà che dissipi dubbi e incertezze, peraltro legittimi dopo le incredibili vicende della Parmalat.
“Nonostante l’emissione obbligazionaria fosse stata interamente sottoscritta – ha spiegato il numero uno di Finmatica Pierluigi Crudele nel motivare la scelta di ritirare il bond, che pur sempre sottrae alla società risorse per 55 milioni di euro – l’attuale sentiment del mercato azionario nei confronti della nostra operazione ci ha indotto ad annullarla”.
Cambio di rotta inoltre per le future operazioni con una limitazione “della crescita esterna a quelle operazioni di acquisizione che potranno essere effettuate esclusivamente con scambio azionario (carta su carta) e senza ricorso alla cassa, la quale sarà prioritariamente destinata alla copertura dell’indebitamento esistente”. Una scelta quella di Crudele che, secondo analisti e operatori finanziari, potrebbe da ora in poi ‘funzionare come da precedente’ per altre situazioni analoghe.
Tralasciando le obbligazioni delle grandi società come Telecom, Fiat o Enel, che il mercato ha dimostrato di apprezzare e che anzi si avvantaggiano della situazione di incertezza generale, secondo alcuni calcoli nel 2004 in Italia andranno in scadenza circa 2 miliardi di euro di obbligazioni senza rating. Una grossa possibile minaccia ma, in questo caso, si tratterebbero per lo più di società non quotate e i riflessi sulla Borsa sarebbero così limitati.
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