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Papa Francesco al Congresso Usa per denunciare mali capitalismo

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NEW YORK (WSI) – Papa Francesco si appresta a denunciare i mali del capitalismo in occasione della sua visita al Congresso degli Stati Uniti, una delle tappe del viaggio che il Pontefice farà in America a settembre.

Il tutto dopo che la Chiesa Cattolica ha riconosciuto la Palestina, facendo infuriare Israele. Il riconoscimento è diplomatico e precede la visita di Abu Mazen in Vaticano. Francesco non è nuovo alle prese di posizione in vicende di politica estera, dal momento che aveva parlato apertamente del genocidio degli armeni per mano turca, un argomento assolutamente tabù a Istanbul.

Il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, un collega latino-americano che il papa argentino ha nominato come suo consigliere per il governo della Chiesa, ha detto in un’intervista a Roma che Papa Francesco parlerà “non come un nemico del sistema o della cultura”, ma “come un pastore che vuole rendere il mondo migliore, soprattutto per coloro che non hanno voce in capitolo”.

In occasione della sua elezione come capo di 1,2 miliardi di cattolici, Francesco ha chiesto “una Chiesa povera per i poveri” e l’impostazione del suo tono umile del suo pontificato ne è una conferma, per la decisione di vivere in una residenza modesta. Allo stesso tempo, ha fissato un ambizioso programma politico, a cominciare da quello di lobbying, cioè di pressione, per un accordo globale sul clima, per arrivare al crescente divario tra ricchi e poveri.

Francesco si presenterà ai legislatori Usa con “lo stesso modo di pensare che ha espresso” in Evangelii Gaudium, la sua prima enciclica 2013.

Nell’enciclica, Francesco ha attaccato “l’idolatria del denaro” e di un sistema finanziario “di esclusione e di disuguaglianze”, aggiungendo: “una tale economia uccide”.

“Le leggi del libero mercato mirano a produrre più grandi entrate possibili al più basso più basso costo possibile”, ha detto Mariadaga.

“Il cambiamento è necessario, rendendo il capitalismo più umano, altrimenti le disuguaglianze continuano a crescere e le disuguaglianze producono violenza, frustrazione, dolore e soprattutto insicurezza, in tutti i sensi”.

(DaC)