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Panico a Milano, Ftse Mib sprofonda -6,7% sotto 15000

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Milano – Ieri era toccato a Bank of America finire nell’occhio del ciclone oggi e’ stata la volta di Societe Generale. I rumor di un eventuale default o comunque di problemi di bilancio molto gravi, hanno gettato nel panico non solo il settore bancario ma tutti i mercati finanziari.

E’ una cartina tinta di rosso quella raffigurante le piazze finanziarie europee. Alla chiusura dei mercati Milano sprofonda insieme alle altre borse del continente. L’indice Ftse Mib archivia la seduta con un tonfo del 6,65% ai minimi di giornata a 14.676,04 punti, mentre l’All Share perde il 6,07%. In picchiata le banche con Intesa San Paolo che perde piu’ del 12% (dopo essere stata sospesa a un teorico -10,75%), Ubi il 10,17% e Unicredit oltre l’8% di perdita. Interrotti anche gli scambi su Fiat, dopo che i ribassi si sono estesi oltre il -7%. A pesare sono le voci secondo cui una banca francese, probabilmente Societe Generale, sarebbe sull’orlo della bancarotta. Il gruppo transalpino ha smentito i rumor.

Il fatto che le borse siano scosse dalle voci di una crisi del sistema finanziario ricorda molto da vicino quanto il mondo ha assistito nell’estate 2007. Gli investitori prima vendono a piene mani, poi incominciano a farsi domande. E’ il panico. Sia SocGen, che Intesa, Dexia o Bank of America sono istituti abbastanza grandi da offrire sul piatto ai mercati un altro “caso Lehman”.

La differenza con allora e’ che oggi la crisi riguarda il mondo intero e non piu’ solo gli Stati Uniti. Ora viene da chiedersi se il contagio non fosse in realta’ mai stato a livello di debito sovrano, come si credeva fino alla settimana scorsa, ma sia piuttosto a livello di sistema finanziario. Ogni problema sul fronte del debito sovrano riguarda piu’ di ogni altra cosa la singola nazione interessata. Le banche, invece, sono tutte interconnesse tra loro. E pagano i tanti bond ad alto rischio (leggi i titoli di stato dei paesi piu’ indebitati della periferia dell’area euro) presenti in portafoglio.

A innescare l’ondata di Sell erano state le speculazioni circa un downgrade del debito sovrano francese, con Parigi che e’ quello piu’ a rischio fra i paesi degni di una tripla A. I Cds, ovvero il costo per assicurarsi contro un default del debito, francesi sono saliti dall’11,1 di un anno fa a 112. A nulla e’ servita la smentita di Moody’e Fitch, che hanno confermato la tripla A, e del ministro delle finanze francese. Francois Baroin ha dichiarato che “Tali rumors sono totalmente infondati”. Ma i timori hanno spinto il governo ad annunciare che verra’ varato al piu’ presto un piano anti-deficit.

Va segnalato, tuttavia, che non sarebbe la prima volta che le speculazioni sull’eventuale declassamento del debito sovrano di una delle principali economie al mondo finiscono per rivelarsi fondate. Vedi il caso piu’ recente degli Stati Uniti, che hanno perso il bollino della tripla di A di S&P lo scorso venerdi’. E intanto lo spread tra rendimenti del benchmark francese e tedesco e’ pari a tre volte il livello in cui si trovava l’anno scorso.

Non aiuta nemmeno la conferma che la Germania non ha alcuna intenzione di aumentare le risorse del fondo di emergenza salva stati della zona euro (EFSF). Un portavoce del governo tedesco ha detto stamane di non ritenere necessario un rafforzamento del fondo da 750 miliardi poiche’ “il fondo e’ lontano dall’essere esaurito”. In un contesto di panico e incertezza come quello attuale il fatto che Berlino non faccia un passo indietro pesa come un macigno.

Oggi gli economisti di Citigroup hanno emesso una nota in cui si chiedono se il downgrade del debito degli Stati Uniti metta a rischio anche la tripla A del Regno Unito. La conclusione e’ che per il momento Londra e’ al sicuro (“Non ci sono ragioni per temere un declassamento sul medio termine”) mentre a rischiare e’ la Francia, con il suo debito alto e i piani di budget fiscali piu’ traballanti.

Si e’ cosi’ interrota la breve corsa delle borse europee alimentata in avvio dal rimbalzo di Wall Street di ieri, successivo alla decisione della Fed di mantenere a livello zero i tassi Usa fino a meta’ del 2013 che e’ gia’ dimenticato. Il benchmark europeo Eurostoxx 50 registra una contrazione del 6,12% con Parigi in calo del 5,45% e Francoforte del 5,13%. In netto calo anche gli indici di Wall Street con ribassi intorno al 3,5%.

Si registra una rotazione di portafogli dalle banche europee verso i bond piu’ sicuri come i Bund tedeschi. Societe Generale crolla del 20% ai minimi di due anni e mezzo, sottoperformando il settore europeo. La banca ha smentito i rimor circa un suo eventuale default. Ma anche le altre rivali pagano caro l’intensificarsi dei timori sulla solidita’ del settore: in ribasso del 13% BNP Paribas e del 14% Credit Agricole.

Essendo molto condizionata dal settore bancario, Piazza Affari si conferma maglia nera tra i mercati della Ue. Secondo alcuni trader Piazza Affari paga tra le altre cose le prospettive di una patrimoniale in manovra.

Da stamattina la borsa di Milano e’ in balia di forti oscillazioni, con l’esito positivo dell’asta dei Bot a 12 mesi che non e’ riuscito a stabilizzare la situazione e calmare le acque. L’emissione di titoli a un anno ha permesso all’indice Ftse Mib di tirare un sospiro di sollievo, ma solo per qualche istante. Il saliscendi si e’ trasformato in caduta libera nel primo pomeriggio, una discesa alimentata dall’incertezza su quelle che saranno le prossime mosse del governo.

Ieri Bernanke e soci hanno fatto ricorso all’artiglieria poesante, rendendo noto che i tassi sui fed funds americani rimarranno invariati fino al 2013. Un numero record di tre membri del comitato di politica monetaria della banca centrale Usa si e’ opposto alla decisione di estendere e rendere noti i tempi.

SELL OFF SUI BANCARI SUL FTSE MIB – Tornano i sell sui bancari, che registrano un trend opposto a quello dei bond italiani. “Contando sul sostegno della Bce sui titoli di Stato italiani si comprano i Btp e si vendono le banche”, afferma un trader commentando le flessioni dei finanziari, che hanno fatto scattare anche sospensioni di ribasso per Intesa SanPaolo, Fonsai, Banco Popolare e Ubi Banca, poi rientrati negli scambi.

Sulle piazze finanziarie europee – spiegano i broker – stiamo assistendo a una rotazione di portafogli dalle banche europei ai bond sicuri come i Bund tedeschi.

Intesa Sanpaolo cede il 12,35% dopo essere stata sospesa per eccesso di ribasso con un calo teorico del 10,75%, mentre Unicredit lascia sul campo l’8% circa, bucando quota 1 euro. Mps perde il 9%, Banco Popolare l’8% e Ubi Banca il 10,17%. Fiat e’ stata sospesa al ribasso a un teorico -7,57%, la lettera si abbatte con intensita’ anche su Prysmian. La compagnia di assicurazione Fonsai lascia sul campo il 9% circa: in un anno ha perso un incredibile 70%. Oggi sui titoli pesa la tegola da 60 milioni di minusvalenze per la controllata Milano Assicurazioni.

Resistono in positivo solo un paio di titoli di vendite al dettaglio come Tod’S (+3,38%) e Parmalat (+2%).

NERVOSO IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO – Sul fronte dei Btp, cambia lo scenario dopo che si e’ aperta una vera e propria caccia ai Bund, considerati i titoli di stato piu’ sicuri dell’area euro. Lo spread Italia-Germania si e’ allargato a 288 punti base, dopo aver raggiunto i minimi di seduta di 271,2. Ieri in chiusura il livello era pari a 281 punti. Rispetto ai Treasuries Usa, il differenziale e’ ora pari a 294.

Il rendimento del decennale si e’ attestato al 5,087% (dopo aver toccato punte al 5,12%), ben lontano dal 6,4% sfiorato nella mattina di venerdì scorso, quando la spread sulla Germania era volato a 416 punti base, picco massimo dall’introduzione dell’euro. Tuttavia i rendimenti a 10 anni sono ancora superiori a quelli spagnoli, che sono al 5,023% e la stessa cosa vale anche per i titoli a due anni.

Secondo alcune indiscrezioni, la Bce sta continuando a comprare bond italiani e spagnoli a 2 e 10 anni per il terzo giorno consecutivo. Un analista fa notare comunque come determinante che la politica faccia la sua parte per allontare dall’Italia l’attacco speculativo.

CRISI ITALIA: INCUBO PATRIMONIALE, IL COMMENTO DI GOTTI TEDESCHI – Il piano del governo sul un pacchetto di misure possibili per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 è pronto.

Per la prima volta, sul tavolo ci sarebbe anche l’imposta patrimoniale. Indicativo il commento del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, che si dice ” assolutamente contrario all’idea di tagliare il debito tassando i patrimoni. Una mossa del genere significherebbe privatizzare il debito pubblico senza nessun effetto positivo sul Pil, e permetterebbe un ulteriore aumento della spesa. Sprecare i risparmi degli italiani sarebbe un suicidio economico”.

CRITICHE ALLA DECISIONE DELLA FED – Le critiche contro la decisione di Ben Bernanke di lasciare i tassi invariati ai minimi storici fino al 2013 non mancano: scatta infatti l’alert della sindrome giapponese giapponese, ergo del fenomeno della “trappola della liquidità”. Continuare a – secondo molti – “drogare” l’economia americana riuscirà davvero a sostenere l’economia del paese?

I mercati azionari europei, a parte il caso di Piazza Affari, che fa i conti con i problemi propri, non sembrano al momento porsi il problema e in Europa si mettono in evidenza gli acquisti (anche se nelle ultime ore l’entusiasmo sembra smorzarsi). Quanto gli operatori attendevano, era un chiaro segnale da parte della Fed, un impegno a intervenire per far fronte al crollo continuo di Wall Street. E così è accaduto. Anche in Asia sono scattati i buy dopo l’euforia di Wall Street.

BRUTTO COLPO AL POTENZIAMENTO FONDO SALVA STATI – Era questo l’altro fattore a cui si sapeva gli operatori avrebbero prestato attenzione. Si riducono di molto le speranze che il Parlamento europeo riesamini i fondi a disposizione dell’EFSF, dopo che la Germania ha fatto capire chiaramente che le risorse sono “lontane dall’esaurimento” e che pertanto non c’e’ necessita’ di aumentare i fondi. In tema di politica interna italiana, è il giorno dell’incontro tra il governo e le parti sociali, ovvero sindacati e industriali.

Sul fronte valutario l’euro e’ sotto pressione, per via delle voci di un declassamento del debito francese. La moneta unica ha testato il supporto chiave di $1,45, prima di chiudere le contrattazioni europee in forte calo a 1,4185 dollari, vicino ai minimi di una seduta in cui aveva registrato un massimo sopra quota $1,44. La moneta comune ha toccato inoltre il minimo di cinque mesi sullo yen a e 108,29 per poi risalire a 108,51. Biglietto verde sempre in ribasso sullo yen a quota 76,48.

Dal punto di vista tecnico e’ interessante vedere quali saranno le evoluzioni della moneta unica nel post-Fed. In ambito di materie prime l’oro scambia in netto rialzo a quota $1.772 l’oncia, dopo aver toccato il record assoluto a $1.782.9. I contratti sul petrolio scambiati sul Nymex guadagnano oltre l’1% a $80,14 il barile.

ANALISI TECNICA: PERSO 36% DAI MASSIMI 2011 – A livello di grafici, il trend rimane negativo e il panico e’ ancora presente. Le candele giapponesi sono formate da ombre piu’ che da effettivi corpi, segnale chiaro di incertezza e mancanza di fiducia.

Dopo i picchi di febbraio l’indice Ftse Mib ha visto andare in fumo il 36% del suo valore. Dopo i massimi di 23.741 punti, sempre a febbraio, la borsa (indice All Share) ha perso piu’ del 25% (ora scambia sotto l’area 15.400). In sole tre settimane il valore dei titoli di mercato si e’ ridotto di quasi un quinto: dai 20.154 toccati il 22 luglio, il mercato e’ arrivato a scendere fino ai minimi intraday di giornata di 16.151.

RICAPITOLANDO, L’ANDAMENTO DEI CDS:

ITRAXX FIN SR +15, A UN NUOVO RECORD DI 232
ITALIA +51
SPAGNA +47
PORTOGALLO +39
IRLANDA +31
GRECIA +.5
WAFFLES +37
FRANCIA +15
AUSTRIA +14
INGHILITERRA +3
GERMANIA +2.5