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Panic selling su borse e materie prime, oro perde quota $1.400 l’oncia

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New York – Si fugge dall’azionario ma anche dalle commodities. Quanto vogliono gli investitori oggi non sono né le materie prime, né i metalli, né tanto meno i titoli azionari. Il metallo giallo perde così momentamente il suo status di bene rifugio per eccellenza, scalzato dalla valuta americana, a cui gli operatori tornano a guardare con interesse.

Sul Comex, l’oro con consegna ad aprile arriva a bruciare $34.80, scivolando sotto quota $1.390,10, dopo aver toccato il minimo intraday a $1.380,70. L’oro con scadenza a marzo, che è invece il meno scambiato, perde il 2,6%, ovvero $36.80, a $1.387,80 l’oncia.

“Stiamo assistendo a una liquidazione che investe tutto il complesso delle commodities. Si tratta di quasi di un money game, non deve avere necessariamente una logica economica”, ha commentato Stephen Platt, analista presso Archer Financial Services, in una intervista al Wall Street Journal. Simile il commento di Walter de Wet, responsabile della strategia di commodity presso Standard Bank. “Non abbiamo assistito soltanto a smobilizzi sugli azionari, ma il panic selling ha colpito anche l’oro, l’argento, il platino e il palladio in Giappone, nella giornata di oggi”.

I contratti sul mais con scadenza maggio hanno chiuso in calo di 30 centesimi (ovvero il 4,5%) a quota $6,36, quelli sul frumento hanno perso il 7,5% a $6,665, quelli sulla soia il 5,2% a $12,70, quelli sull’etanolo hanno invece guadagnato 0,122 centesimi in area $2,34, mentre il futures analogo sullo zucchero ha ceduto il 7,7% a 25,65 centesimi.