New York – Il Pakistan e l’India sono ai ferri corti da quando le due potenze nucleari si sono separate. L’ultimo caso riguarda gli attentati di Mumbai, che hanno fatto 21 morti e 141 feriti nel 2008. Islamabad ha ammesso che gli attacchi con armi da fuoco furono in parte pianificati all’interno dei propri confini.
Inoltre stampa indiana e ministro degli Interni da tempo sospettano che i servizi segreti pakistani mantengano volutamente alta la tensione in Kashmir, con l’aiuto addirittura dei servizi statunitensi, con l’obiettivo di indebolire l’India. Secondo le ipotesi, trarrebbero vantaggio dall’utilizzo di gruppi indiani di estrema destra ostili a un’India laica.
Perche’ le potenze mondiali occidentali riescano a uscire vincitrici dall’Afghanistan, e’ evidente che conseguire una certa stabilita’ in un Pakistan pacifico risultera’ fondamentale. Ma le ossessioni di Islamabad per il suo vicino piu’ grande e attrezzato rischiano seriamente di rendere l’obiettivo irraggiungibile.
Dalla loro divisione nel 1947, Pakistan e India hanno gia’ disputato quattro conflitti armati, nel 1947, 1965, 1971 (che ha portato alla creazione del Bangladesh, prima Est Pakistan) e durante gli scontri del 1999 di Kargil, quando centinaia di militanti di matrice islamica sostenuti dal Pakistan si inflitrarono nell’altopiano assumendo il controllo della via strategica Srinagar-Leh. Consapevole della minaccia, l’India ha reagito mandando l’esercito e lanciando una vasta offensiva per riprendere in mano l controllo dell’area.
Con l’eccezione del conflitto del 1971, che ha visto al centro della rivalita’ la regione orientale del Pakistan, gli altri scontri hanno sempre riguardato il controllo del Kashmir. Ora c’e’ un nuovo elemento di discordia che minaccia di precipitare in nuovo conflitto armato tra le due potenze nucleari: l’acqua.
Domenica scorsa il quotidiano di Lahore “The Nation” ha pubblicato un
editoriale intitolato: “Guerra in India inevitabile: Nizami”. Majid Nizami, che oltre a essere il direttore del giornale e’ anche il presidente del Nazaria-i-Pakistan Trust, un’istituto nazionalista indipendente, ha chiesto ai suoi concittadini di prepararsi a una guerra con l’India. Non sulle questione nucleare o sulla sicurezza, bensi’ sull’acqua.
Nizami ha detto al pubblico presente al convegno che presiedeva sui rapporti tra Pakistan e India “Nuovi governatori e speranze”, che le “ostilita’ indiane e le azioni cospiratorie contro il paese non finiranno mai finche’ ‘Lei’ non insegnera’ una lezione” al paese confinante.
Se da un lato e’ indubbio che ‘The Nation’ e’ un quotidiano nazionale di stampo conservativo, rimane il fatto che una parte importante del gruppo editoriale Nawa-i-Waqt, circa 200 mila copie in circolazione, ha anche un sito Internet e legami molto stretti con i circoli piu’ alti dell’esercito pakistano, pertanto le parole di Nizami non dovrebbero essere prese alla leggera.
Tra il pubblico erano presenti funzionari veterani molto influenti del paese, tra cui il vice presidente di Nazaria-i-Pakistan, Rafique Ahmed; il presidente del movimento dei lavoratori del Pakistan, il colonnello in pensione Jamshed Ahmed Tareen; l’ex segretario degli Esteri Shamshad Ahmed Khan; il segretario generale di Jamiat Ulema-e-Pakistan, Qari Zawar Bahadur; il veterano dell’Air Marshall Khurished Anwar Mirza; il brigadiere in pensione Hamid Saeed Akhtar e Ameer-ul-Azeem, il numero uno del partito islamico di Lahore, Jamaat-e-Islami.
Al centro delle preoccupazione dell’elite conservatrice del Pakistan e’ la costruzione di due dighe idroelettriche in India sul fiume Indu. Il timore e’ che la diga da 45 megawatt, alta 58 metri Nimoo-Bazgo e il relativo progetto Chutak per la produzione di energia elettrica da 44 megawatt riducano i flussi d’acqua verso il Pakistan.
La costruzione potrebbe consentire all’India lo stoccaggio di 4 miliardi 230 milioni di metri cubici della risorsa, violando cosi’ i termini stabiliti nel trattato bilaterale firmato nel 1960 e che regolava la distribuzione delle risorse dell’Indu.
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Il fiume, che sorge guarda caso nel Kashmir, e’ cruciale per entrambe le potenze nucleari ma negli ultimi tempi ha accusato un calo del livello dell’acqua del 30% rispetto alla quota standard. Per capire l’importanza del corso d’acqua per il Pakistan, basti considerare che essa rappresenta la risorsa idrica principale del paese: da esso dipende infatti il 90% della sua industria agricola.
Secondo gli analisti, la nazione rischia di trovarsi a dover fare i conti con una carenza d’acqua impressionante nei prossimi anni, a causa delle pratiche di gestione infelici e della capacita’ di stoccaggio che sara’ limitata dal progetto gemello del paese confinante.
E se si dovesse scendere alle armi, Islamabad potrebbe contare sul sostegno della Cina.