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Padre cellulari quota sua Google in Borsa: storia di un successo tutto italiano

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MILANO (WSI) – Una storia di successo tutta italiana quella di Luca Tomassini, un giovane ingegnere a cui si deve l’ingresso in Italia dei telefoni portatili. Tra i papà dell’e-tacs e delle reti Gsm in Italia, nonché di CuboVision, l’ingegnere di Orvieto ha avuto il coraggio di ripartire da zero dopo aver mollato Telecom Italia per ben due volte, tutto per inseguire il suo sogno personale. Oggi ha più di un motivo per festeggiare, con l’Ipo alla Borsa di Milano della startup di sua creazione, la Vetrya.

Era il 1987 quando l’ingegnere Luca Tomassini a soli 22 ani entrò in Sip alla divisione “Mercato Rete”, ed è da lui che passano i progetti per lo sviluppo della rete Rtms 45 e della più nota E-tacs 900.

“In Italia la telefonia mobile non si conosce, esistevano solo sistemi radiomobili di prima generazione, 160 e 45 mhz, e si poteva chiamare solo dalla macchina, perché i terminali mobili erano solamente veicolari di prima generazione. Non erano cellulari: si potevano fare chiamate ma non riceverle”.

Nel 1990  Tomassini e la Sip decidono di realizzare il primo sistema di comunicazione mobile paneuropeo, l’E-Tacs.

“Per la prima volta, entrava in funzione in tutta Italia una rete che consentiva di connettere tra loro centinaia, migliaia di nuovi telefoni «portatili e trasportabili». Anche se, come ricorda Tomassini, all’epoca «un microtac costava un milione e ottocento mila lire, ma nonostante ciò ci fu un boom, e da penultimi nella classifica europea diventammo i primi».

Per poi arrivare al 1995 con la rete Gsm che diventa La Rete per eccellenza. E’ di quegli anni la trasformazione della Sip in telecom Italia e la nascita di Tim, Telecom Italia Mobile a che capo di tutto c’è Franco Bernabè che nomina l’ingegnere Tomassini responsabile di un progetto su internet e intranet di Telecom. Poi quando Bernabè andò via da Telecom, Tomassini lo seguì.

“Creammo il Gruppo Franco Bernabé, e tante nuove aziende, come Kelyan, Xaltia, Tidysoft, Green Media. Siamo stati anche i primi, nel 2003, a portare la tv sui telefonini. Al tempo i camera phone erano pochi. Ricordo il Nokia 6650, tecnologia 2.5G, meglio nota come Gprs». Erano tutte startup, solo che ancora non le chiamavamo così”. E nel 2007 Franco Bernabé ritorna a vestire i panni di amministratore delegato del Gruppo Telecom e con lui rientra anche Tomassini, a capo dell’innovazione di Tim e Telecom nonché, tra le tante deleghe anche quella che diverrà il terzo pilastro della sua carriera: lo sviluppo dei prodotti video broadban da qui la passione dell’ingegnere italiano che decide di lasciare Telecom e fondare una start up tutta sia”.

Ha in mente una realtà modello Google, un campus immerso nel verde, come una grande casa trasparente, popolata di giovani che non dovranno timbrare un cartellino ma solo essere felici di lavorare in quel posto. E per farlo ritorna a casa, a Orvieto. Ci vuole grande coraggio per compiere scelte del genere.

Oggi quel posto, al civico uno di via dell’Innovazione si chiama Vetrya S.p.A, un campus di 20 mila metri quadri alimentato a energia solare, con al suo interno una palestra, campetti da calcio e tennis, centro estetico, asilo per i figli dei dipendenti. E addirittura un museo dedicato alle telecomunicazioni, da Guglielmo Marconi allo smartphone.

Nasce una media digital company, che sviluppa software e piattaforme multimediali e in 5 anni passa dagli iniziali 300 mila euro di fatturato ai quasi 40 milioni del 2015 (con un utile netto schizzato del 78% rispetto al 2014), e dà lavoro a più di 100 persone. L’azienda è il secondo “Great place to work”, il miglior posto dove lavorare, del 2016. Sola dietro Cisco. Il 29 luglio 2016 arriva l’Ipo e Vetrya entra in Borsa, diventando una public company. Il sogno è realizzato. E potrebbe dare lavoro a molti italiani.

Fonte: Startupitalia