(9Colonne) – Padova, 4 mag – Utilizzando l’Hubble Space Telescope, un osservatorio orbitante dell’Agenzia Spaziale Europea e della Nasa, a disposizione della comunità astronomica internazionale, un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova ha rilevato per la prima volta, attraverso lo studio della luminosità e della temperatura delle stelle in un ammasso globulare, che al suo interno ci devono essere stati non uno, ma tre episodi di formazione stellare. E’ una scoperta di grande rilievo annunciata sul sito ufficiale di Hubble. Gli ammassi globulari sono tra gli oggetti più vecchi dell’Universo. Contengono tipicamente alcune centinaia di migliaia di stelle nate all’epoca in cui la nostra galassia si stava formando, circa 13 miliardi di anni fa. Gli astronomi considerano questi oggetti di particolare interesse proprio perché sono dei fossili che portano informazioni su come e quando la Via Lattea e le altre galassie si sono formate. Le proprietà delle loro stelle ci aiutano a studiare le sorgenti di luce di galassie molto lontane. Questi ammassi sono da sempre ritenuti oggetti semplici, in quanto si ritiene che tutte le loro stelle si siano formate allo stesso tempo e dallo stesso materiale, tutte alla stessa distanza da noi. A rovesciare questa teoria è stato il gruppo di ricercatori guidati dal professor Giampaolo Piotto del Dipartimento di Astronomia, che lavora da anni con il telescopio spaziale Hubble per studiare in dettaglio le stelle negli ammassi globulari. Dalle ricerche del team padovano risulta che ci sono tre generazioni diverse di stelle, quindi, con età diverse e non formate dallo stesso materiale. Si tratta di un notevole passo in avanti per lo studio delle stelle più vecchie che oggi possiamo osservare e per la datazione delle galassie, con importanti conseguenze cosmologiche, in quanto questi studi aprono nuove e interessanti frontiere per capire come sono fatte le galassie più lontane. “Noi dobbiamo ora fare del nostro meglio per risolvere l’enigma di queste generazioni multiple di stelle rilevate dalle osservazioni con Hubble, perché questo ci permetterà di capire come si sono formate le stelle nelle galassie più lontane del nostro Universo – spiega il professor Piotto -. Questo è solo un primo passo. Nei prossimi mesi useremo Hubble per osservare altri ammassi globulari al fine di capire cosa ha determinato queste distinte fasi di formazione stellare e quanto il fenomeno sia diffuso tra gli ammassi globulari”.
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