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(WSI) – Tommaso Padoa Schioppa al ministero dell´Economia. Il Grande Tecnico, fino all´anno scorso rappresentante italiano nel board della Banca centrale europea, ha detto sì. Entrerà nel governo di Romano Prodi. Una presenza di peso per un compito di enorme impegno. Sarà lui il principale manovratore del tentativo di far scendere il rapporto deficit/pil entro il 3%. Proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha lanciato un nuovo allarme, con una previsione del 4% per quest´anno, un 4,7 per il 2007 e una crescita del debito pubblico al 106,9% e al 107,6 nel biennio. La presenza di Padoa Schioppa diventa centrale per la volontà dichiarata di Prodi di «fare un bel governo, un governo forte, con un programma che attueremo sul serio». Nel binomio Padoa Schioppa-Prodi si ripropone quello Ciampi-Prodi del ‘96-98. La sfida allora era l´euro, ora un risanamento che scacci i nuovi dubbi sull´Italia, la sua compattezza politica e le sue capacità.
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Scommessa che il presidente del Consiglio in pectore conta di attuare con un mix di tecnici e di politici. «Una grande squadra». Per questo, negli incontri di questi giorni, si sta definendo una compagine con i segretari dei partiti. Bertinotti escluso, per sua scelta. Da Francesco Rutelli a Piero Fassino, da Oliviero Diliberto ad Antonio Di Pietro, ad Alfonso Pecoraro Scanio. Qualche problema potrebbe esserci per Clemente Mastella: il leader dell´Udeur è eletto al Senato e, vista la maggioranza ultra-risicata, il centrosinistra non si può permettere in nessuna votazione delle assenze.
Mastella si dimetterà per lasciare il posto al primo dei non eletti? L´interessato finora è ben poco propenso. Ma il problema viene considerato risolvibile: potrebbe indicare un altro nome. Come Enrico Boselli deciso a non lasciare la guida della Rosa nel pugno, da ridefinire dopo il deludente risultato elettorale. Al governo dovrebbe andare il suo braccio destro, Ugo Intini, non rieletto. Posto sicuro anche per Emma Bonino, dovrebbe tornare in Europa come responsabile delle Politiche comunitarie. Anche quella dell´ex commissaria Ue – come per Padoa Schioppa – è una presenza che vuole mostrare la scelta del nuovo governo di utilizzare esperienze, competenze e legami internazionali. «Per rilanciare il ruolo del nostro Paese» dice Prodi.
In questo intreccio al Professore piacerebbe avere Massimo D´Alema agli Esteri. Per la visione internazionale che lo lega al presidente Ds. Prodi però contemporaneamente riconosce le richieste di D´Alema sulla presidenza della Camera. E insieme quelle identiche di Fausto Bertinotti. E´ il gioco di diplomazie, equilibrismi, incastri al centro degli incontri di questi giorni. Con sullo sfondo il Quirinale e due nomi che per ora solo circolano nel caso Ciampi mantenga la rinuncia a candidarsi. D´Alema e Giuliano Amato. Di nuovo Prodi a cercare di non scontentare nessuno.
Per i segretari la discussione ruota sulla loro permanenza o no al vertice dei rispettivi partiti. Differenza fondamentale per il peso dei ministeri che a loro andranno. Prodi punta su ruoli-chiave. In ballo anche il ruolo degli eventuali sostituti nei partiti. Fassino e Rutelli saranno vicepremier. Avranno anche ministeri? E di che importanza? Il patto è che la scelta sia dello stesso calibro. Se il leader della Margherita non andrà all´Interno il posto di ministro potrebbe essere di Dario Franceschini. Se Fassino non accetterà un ministero economico, toccherebbe a Pierluigi Bersani. Fra le donne, Rosy Bindi, Livia Turco, Giovanna Melandri, Linda Lanzilotta e l´imprenditrice neodeputata Paola Maria Merloni. «Almeno sette» per Prodi. «Almeno».
Politici di esperienza da affiancare a Padoa Schioppa nella gestione dell´economia sono portanti nel ragionamento prodiano per cui il risanamento dei conti deve avvenire insieme al rilancio economico, con diminuzione del costo del lavoro, crescita dei salari reali, investimenti e innovazione. Padoa Schioppa, con la sua storia internazionale, in Banca Italia e Consob, è un nome che tutta Europa conosce. A Bruxelles lui e Prodi devono convincere di poter riportare entro parametri di sicurezza i nostri conti pubblici.
Sapendo che se la Germania riparte, il nuovo governo di Angela Merkel si gioca la chances ottenuta dalla Commissione Ue di dilazionare in due anni il rientro del suo deficit entro il 3% del pil. Precedente che conta per la difficile marcia dell´Italia di Prodi. Il quale potrebbe utilizzare un altro «amico» europeo, Mario Monti, già suo commissario a Bruxelles. Potrebbe guidare quell´Authority sui conti pubblici di cui il prossimo premier ha più volte parlato. «Dopo i disastri di questi cinque anni». Da vedere come la nuova struttura potrebbe essere conciliabile con le competenze della Corte dei Conti.
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