P4, carcere per Milanese: paga la casa di Tremonti. Il ministro: “Lascio immediatamente”
NAPOLI – (TMNews) – Tra Giulio Tremonti e Marco Mario Milanese permane “uno stretto e attuale rapporto fiduciario che prescinde dal ruolo istituzionale rivestito da Milanese” al ministero dell’Economia fino al 28 giugno scorso. Lo scrivono i pm nella richiesta di arresto in carcere trasmessa oggi alla Camera nei confronti del deputato del Pdl accusato di corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e associazione a delinquere. A sostegno di questa tesi anche le prove del pagamento di un immobile a Roma da parte di Milanese in cui vive, però, Tremonti.
Dal capitolo dell’ordinanza in cui si motivano le esigenze cautelari nei confronti di Milanese emerge che il ministro dell’Economia è stato sentito “come persona informata sui fatti” il 17 giugno scorso. I magistrati di Napoli spiegano che “le dimissioni presentate il 28 giugno del 2011 da Milanese” dall’incarico di consigliere politico di Tremonti “non facciano venir meno il pericolo, tuttora concerto ed attuale, di inquinamento probatorio” perché “nonostante la cessazione dell’incarico, permane una situazione di oggettiva vicinanza tra l’odierno indagato e il ministro Tremonti” al quale Milanese “è legato da un rapporto di stretta fiducia che prescinde dall’incarico formale rivestito dal parlamentare e sopravvive alle dimissioni rassegnate”.
Secondo i pm, “emblematica dell’attualità del rapporto fiduciario tra i due” è la vicenda relativa a un immobile di via Campo Marzio a Roma di proprietà del Pio sodalizio dei Piceni. Questo immobile, si legge nell’ordinanza, “è stato concesso in locazione a Milanese per un canone mensile di 8.500 euro ma viene di fatto utilizzato dal ministro Tremonti”.
A conferma di quanto sia ancora “poco chiaro” il contesto dei rapporti con i vertici della Guardia di Finanza, i pm segnalano le dichiarazioni rese “come persona informata sui fatti” da Tremonti che, sentito il 17 giugno scorso, ha parlato della “esistenza di cordate all’interno della GdF costituitesi in vista della prossima nomina del Comandante Generale precisando come alcuni rappresentanti di quel corpo siano in stretto contatto con il Presidente del Consiglio” Silvio Berlusconi. Il ministro dell’Economia ha riferito anche che Milanese è “tuttora in stretto contatto con quei vertici, avendo appreso dagli stessi quanto riferito poi al ministro ed oggetto del colloquio tra lo stesso ed il presidente del Consiglio”
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“Solo ospite in quell’alloggio. Ma lo lascio immediatamente”
di Monica Guerzoni – Corriere della Sera
La reazione del titolare dell’Economia sul caso Milanese La mia unica abitazione è a Pavia, non ho mai avuto case a Roma, dove dormo tre sere alla settimana «Soluzioni temporanee» II ministro: per ovvi motivi di opportunità ho deciso di cambiare sistemazione.
ROMA — Giulio Tremonti rompe il silenzio alle dieci della sera, al termine di una giornata aperta dalla polemica con Renato Brunetta e poi scandita dalle accuse dei magistrati che indagano sulla cosiddetta P4. Sull’onorevole Marco Mario Milanese, Pdl, pende una richiesta di arresto e sul plenipotenziario dell’Economia il sospetto di abitare nel centro di Roma, a un passo dalla Camera e da Palazzo Chigi, in un appartamento pagato (8500 euro al mese) dal suo ex consigliere politico. Ma Tremonti, con una nota diffusa dall’ufficio stampa, smentisce e spiega.
«La mia unica abitazione è a Pavia» scrive il responsabile dei conti pubblici e assicura di non aver «mai avuto casa a Roma». Da quindici anni Tremonti dorme nella capitale tre sere alla settimana e ha sempre scelto «soluzioni temporanee». Il più delle volte soggiornava in albergo, altre si fermava in caserma. «Poi — racconta — ho accettato l’offerta fattami dall’onorevole Milanese, per l’utilizzo temporaneo di parte dell’immobile nella sua piena disponibilità e utilizzo».
L’appartamento a cui il ministro si riferisce è quello di via di campo Marzio, per il quale secondo il gip «Milanese paga mensilmente un canone molto alto, il cui complessivo ammontare, rispetto alle rate già pagate, risulta di oltre centomila euro». Tremonti non entra nel merito, ma fa sapere che ieri sera, «apprese le notizie giudiziarie relative all’immobile» e «per ovvi motivi di opportunità», ha deciso di cambiare sistemazione. Poche ore prima, nell’Aula di Montecitorio, l’inchiesta della Procura di Napoli aveva investito in pieno l’onorevole Milanese, che due settimane fa si era dimesso dal suo incarico di collaboratore del ministro. E il presidente Gianfranco Fini a dargli la notizia, durante l’esame della legge sul testamento biologico.
Il mandato di arresto, il deputato proprio non se lo aspettava. I colleghi lo hanno visto barcollare, serrarsi la testa tra le mani e piangere, anche. E stato quando al telefonino lo ha chiamato la figlia, che sembra lo abbia appreso dalla tv. Per Milanese, 52 anni, nato nel capoluogo lombardo ma di origini irpine, è stato un forte choc. E dire che alle nove di ieri mattina era già alla Camera e nulla sembrava turbarlo, non più di tanto. Se aveva un pensiero era riguardo alla sua salute, a causa di un intervento per l’asportazione di un’ernia che aveva in programma proprio in queste ore.
I colleghi hanno provato a consolarlo, abbracci affettuosi e pacche sulle spalle: «Vedrai che andrà tutto bene… Stai tranquillo Marco, siamo con te». Qualcuno gli Giulio Tremonti, ministro dell’Economia ha domandato se Tremonti lo abbia chiamato, e l’ex braccio destro del ministro non ha trovato parole gentili: «Non lo sento da quindici giorni, è sparito. Del resto, se non fosse andata così non si chiamerebbe Tremonti». Amareggiato, preoccupato, a tratti disperato. «Spaventato e stupito — lo descrive Giorgio Stracquadanio —. Nel Pdl si respira un senso di angoscia, non c’è giorno che non succeda qualcosa di pesante».
Nicola Cosentino ha preso Milanese sotto braccio e lo ha accompagnato fuori dall’Aula. Hanno parlato a lungo, poi si è seduto accanto all’onorevole Maurizio Paniz, fama di garantista, avvocato di grande esperienza, nonché capogruppo pdl nella Giunta per le autorizzazioni a procedere, l’organismo che dovrà decidere il destino dell’avvocato e tributarista. «Per me è stato un fulmine a ciel sereno» ha confidato Milanese al collega. Paniz lo ha rassicurato, si è detto «molto dispiaciuto» e gli ha promesso che il Pdl farà di tutto per evitargli il carcere: «Se pericolo di fuga e inquinamento delle prove non sussistono in contemporanea, la misura cautelare non è giustificata. Ci batteremo, perché la libertà è un bene troppo prezioso». Paniz è ottimista, convinto com’è che da parte dei magistrati ci sia un «evidente fumus persecutionis» nei confronti di Milanese: «Perché sei un deputato Marco, e perché sei del Pdl…».
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Una ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa nei confronti del deputato del Pdl, Marco Mario Milanese. Il provvedimento, emesso su richiesta del pm Vincenzo Piscitelli della sezione Criminalità economica della Procura di Napoli, è stato trasmesso oggi alla Camera dei Deputati per l’autorizzazione all’arresto.
Le accuse contestate sono di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere.
Le indagini rappresentano lo sviluppo dell’inchiesta in cui è coinvolto, tra gli altri, Paolo Viscione in relazione alle attività della società assicurativa Eig. Secondo l’accusa, Milanese avrebbe ricevuto da Viscione e dalla società somme di denaro nonché orologi di valore, gioielli e auto di lusso come una Ferrari e una Bentley, viaggi e soggiorni all’estero.
Tali ‘regali’, secondo le affermazioni fatte da Viscione costituivano il corrispettivo della rivelazione di notizie riservate e interventi per rallentare le indagini della Guardia di Finanza sulla società assicurativa. Nell’ambito dell’inchiesta, gli agenti della Digos di Napoli hanno eseguito anche altre due ordinanze agli arresti domiciliari nei confronti del sindaco di Voghera, Carlo Barbieri, e del commercialista Guido Marchesi, anch’egli di Voghera.
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ROMA – Si allarga l’inchiesta sul deputato del Pdl Marco Milanese, fino a pochi giorni fa il consigliere politico del ministro delle Finanze Giulio Tremonti, nonchè suo strettissimo collaboratore da anni ed ex ufficiale della Guardia di Finanza.
La Digos ha bussato alle prime ore del mattino alle porte di alcuni prestigiosi immobili nel cuore di Roma di proprietà del Pio sodalizio dei Piceni. Immobili che risultano presi in fitto dallo stesso Milanese.
I nuovi accertamenti giudiziari sono scattati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, titolare del fascicolo, sul deputato del Pdl: una istruttoria del pm Vincenzo Piscitelli, inquirente del pool guidato dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli.
Perquisizioni sono dunque in corso da qualche ora nel centro di Roma: in appartamenti e nelle sedi di societa private, una delle quali, secondo l’indagine, in stretto contatto con società del ministero dell’Economia.
L’ipotesi di reato, ancora una volta per Milanese (cinquantenne deputato di origine irpine che risulta essere stato già in contatto anche con alcuni faccendieri implicati nell’indagine sulla P3), è di corruzione.
Si tratta almeno del quarto episodio che la Procura di Napoli avrebbe individuato a carico dell’ex plenipotenziario del ministero delle Finanze. Proprio quel Milanese che, invece, appena qualche settimana fa è stato prezioso testimone nell’inchiesta sulla P4 durante un faccia a faccia con il generale della Guadia di Finanza, capo di Stato maggiore, Michele Adinolfi.
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