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ORSO VS TORO: ANALISTI DIVISI

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(WSI) – Il rallentamento dell’economia globale, unito al rialzo record del prezzo del petrolio, potrebbero avere un impatto negativo sugli utili aziendali. Questo è senza dubbio un freno per le Borse, che infatti hanno un po’ arrestato la corsa nel secondo trimestre che sta per concludersi. Il bilancio da inizio anno resta però positivo in l’Europa (+10% l’Eurostoxx 50) e in deciso milgioramento negli Usa (-1% l’S&P 500, il cui andamento nell’ultimo anno è riportato nel grafico), mentre le prospettive per i prossimi mesi risultano solo leggermente appannate.

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Il motivo di questo ottimismo a oltranza va ricercato, secondo gli analisti, nel fatto che le Borse, anche se non quotano su livelli storicamente bassi, continuano ad essere – dal punto di vista delle valutazioni – più attraenti rispetto al mercato obbligazionario e anche a quello immobiliare.
In questo scenario diventa però obbligatorio usare molta prudenza e molta selettività.

Secondo Merrill Lynch il rallentamento degli utili aziendali atteso per il secondo trimestre sarebbe già incorporato nelle attuali quotazioni. Altri invece, come per esempio gli esperti di Morgan Stanley, pensano che il consensus sia troppo ottimistico e temono che il mercato non abbia ancora tenuto conto dell’elevato debito al consumo che sta sostenendo la domanda interna e che soprattutto non abbia ancora incorporato la possibilità di un forte ribasso dei prezzi degli immobili, che potrebbe portare a un’ulteriore frenata dell’economia. Il consiglio che arriva da Morgan Stanley è di preferire i difensivi (pharma e telecom) ai ciclici (banche) e i titoli con elevanti rendimenti del dividendo a quelli a rapida crescita. Gli analisti Ben Funnell e Teun Draaisma ritengono inoltre ingiustificato il rally del 7% visto sulle Borse dopo i minimi toccati lo scorso 28 aprile e innescato dalle attese di una imminente fine dei rialzi dei tassi da parte della Fed. “Crediamo, tuttavia, che l’ultimo rialzo dei tassi Usa non sarà affatto il punto di svolta per le Borse, dal momento che il tema dominante continuerà ad essere quello del rallentamento dell’economia”.

Una nota di cautela sui mercati azionari arriva anche da Credit Suisse First Boston, secondo cui gli utili aziendali della Corporate America potrebbero deludere le attese. Inoltre, osserva Garthwaite, la liquidità in eccesso si sta riducendo ed è già sotto la media, mentre ad ogni aumento del petrolio di 10 dollari al barile bisogna mettere in conto una frenata del Pil mondiale dello 0,3%. Per Csfb, il target di fine anno dell’S&P 500, l’indice più rappresentativo del mercato americano, è a 1.250 punti, stesso livello indicato anche dai colleghi di Merrill Lynch, circa il 4% in più rispetto ai 1.200 punti raggiunti ieri.

Decisamente più ottimista è la visione di Ed Keon, strategist della banca d’affari Prudential e uno dei più apprezzati guru di Wall Street (è stato eletto miglior analisti nel 2004), secondo cui entro la fine del 2006 l’indice S&P 500 toccherà il livello massimo assoluto a 1.560 punti, mettendo a segno un guadagno di circa il 30% sorpassando il picco di 1.527,46 punti raggiungo nel marzo 2000. E anche questa volta, a guidare il rally sarà la tecnologia.

La previsione di Keon parte dal presupposto che “ci sono tre posti dove mettere i soldi: azioni, obbligazioni e mercato immobiliare. In base alla media storica di lungo termine, le azioni appaiono molto meno care rispetto alle altre due classi di investimento”. Lo S&P tratta 16 volte gli utili attesi per i prossimi 12 mesi, a fronte di un rapporto prezzo/utili che Keon calcola in 24 per i bond e in 19 per gli immobili. Keon – che è in assoluto uno degli strategist più positivi sull’azionario – ha anche alzato da 1.250 a 1.300 il target dell’S&P 500 per fine 2005. Il consiglio è di puntare su tecnologia, finanziari e tlc, uscendo dal settore delle utilities e dall’alimentare & bevande.

Una positività sulle Borse condivisa anche da Elaine Garzarelli, presidente della Garzarelli Research Inc. (società che fornisce consulenza finanziaria a 111 investitori istituzionali), da oltre venti anni attenta studiosa dei movimenti dei mercati, passata alla storia per aver predetto il crack azionario del 1987. La Garzarelli prevede un aumento del 25% dell’S&P 500 nei prossimi 12 mesi, grazie a un’iniezione di ottimismo che arriverà dalla fine della politica restrittiva della Fed. Passando da un’estremo all’altro, l’ottimismo di Keon e della Garzarelli fa a pungi con la prudenza di Abhijit Chakrabortti, global equity strategist per Jp Morgan, anche in questo caso uno dei più valenti analisti del mercato. Secondo Chakrabortti, a fine anno l’S&P 500 scenderà fino a 1.125 punti a causa di un deterioramento degli utili e dei nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed.

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