Società

Orsi e tori mai cosi’ divisi: fate la vostra scelta

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Solo fino a qualche settimana fa si parlava di come la disintegrazione della zona euro avrebbe consumato Wall Street. Ora gli orsi sembrano in ritirata e molti money manager sono saliti in groppa ai tori. La revisione al rialzo dell’outlook di FedEx non ha fatto altro che accentuare tale tendenza.

La scelta per gli investitori singoli – che non possono concedersi il lusso di spendere i soldi degli altri – tra essere ribassisti o rialzisti non e’ mai stata tanto dura come lo e’ in questo momento. Legioni di analisti stanno urlando a gran voce che i titoli sono economici, ma le ferite provocate dallla crisi finanziarie sono ancora fresche. E siccome l’incertezza la fa da padrone sui mercati, la migliore decisione per i piccoli scommettori potrebbe essere quella di tenere a riposo sia orsi che tori.

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Tuttavia il raggio di azione dei tori si sta ampliando nell’ultimo periodo. Gli investitori istituzionali hanno aumentato le loro quote di azionario in portafoglio al 68%, ai massimi di 15 mesi, secondo i dati di Bloomberg.

Ma tra gli investitori piccoli il rapporto tra rialzisti e ribassisti e’ ancora ai minimi di luglio 2009, l’estate in cui la maggior parte degli economisti ha sancito la fine della recessione.

Alcuni gestori di fondi hedge ad altro profilo, come Barton Biggs, hanno ripreso a fare acquisti. E se si guarda al record invidiabile che Biggs puo’ vantare, diventa difficile non tenerne conto.

Le azioni hanno scambiato anche a 15 volte gli utili societari, arrivando a toccare persino quota 20 in un periodo di tassi di interesse bassi. Valutazioni storiche di questo tipo suggeriscono che l’S&P a 1500 o a 2000 non sarebbe fuori dalle sue possibilita’.

Tuttavia i ribassisti non mancano all’appello. John Hussman e’ uno di questi. L’analista parla di una Borsa sopravvalutata forse persino del 40%.

Il concetto in sintesi e’ che gli investitori che permettono a Wall Street di convincerli che i titoli sono nel complesso economici si stanno solo facendo illudere.

Il mercato e’ da sempre stato un campo di scontro tra orsi e tori, ma una differenza cosi’ netta da tempo non si vedeva. Si passa dalle previsioni di una crescita senza freni ad uno scenario di sofferenze in un contesto di deflazione.

I professsionisti possono passare ore e giorni interi a studiare quali forze avranno la meglio, un po’ come fa Biggs. Per gli investitori piu’ modesti, il dibattito dovrebbe ridursi semplicemente a quanto vogliono rischiare in un mercato che potrebbe essere conquistato dai tori con la stessa facilita’ con cui potrebbe imboccare la strada dei ribassi?